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Guerra e miseria? Veramente?


Uscendo dal bar, c’era fermo un giovane di colore. Io cerco di dare loro sempre qualcosa: a volte 5 euro, oppure 2 euro, a volte 1 euro, altre volte 50, 20, 10 centesimi e ciò sulla base di quanto dispongo in quel momento, non in base all’umore o al grado di razzismo (i soldi io li do solo a quelli di colore, dunque il grado di razzismo è con me al valore di zero virgola zero). Stamattina avevo solo 10 centesimi da dare e con tutto il cuore quelli gli ho dato (se ne avevo di più gliene forse ne avrei dati di più, ma potevo anche tirare avanti senza guardarlo sulla faccia, come avevano fatto quelli prima di me, ovviamente). «Ciao, come stai?» gli dissi con lo sguardo cordiale. Quello mi guarda truce e mi ridà i soldi. Ho sùbito pensato di averlo umiliato e mi dispiaceva tanto aver commesso questa porcheria. «Poverino, ma che ho fatto?». Ma poi mi sono detto, «ma se quello è povero veramente si dovrebbe accontentare di tutto quello che gli arriva». Forse non conosce la Provvidenza o la sua religione non La prevede. Ma ancora di più, facendo bene mente locale, qui chi davvero è stato umiliato, sono stato io. Lui mi ha voluto umiliare, volutamente, coscientemente, non io a lui. Capite la differenza? Non bisogna generalizzare, è vero. Però mettendo questo singolo e marginalissimo episodio, unitamente agli altri numerosi che ti raccontano gente del mestiere e cioè di uomini africani che buttano il cibo per terra perché è da bambini o non gli piace, e bisogna correre a farne subito un altro, oppure ti tira addosso il sacchetto del Banco Alimentare perché è troppo poco,… uno capisce allora che non siamo proprio uguali, innanzitutto. E che c’è qualcosa che non va, ma non in noi (come dicono tutti, anche i saggi e i sapienti pure con la croce sul petto), ma in loro soprattutto. E che questa non può essere davvero gente “sfuggita dalla guerra e dalla miseria”. Mia nonna Dora spesso me lo raccontava cos’era la miseria e soprattutto quell’episodio del giovane soldatino inglese che era entrato a casa sua e vedendo per terra il piatto del gatto a cui era avanzato qualche rigatone al sugo, lo prese e si mangiò tutto con gusto. Questa è la guerra. Questa è la miseria. Questa è pure la povertà. Queste sono silenziose, umili, per lo meno per chi è stato educato in una certa maniera. E poi se uno a quei dieci centesimi “umilianti” aggiungesse altri 10 monete da 10 centesimi che altri nella giornata gli danno, un piccolo pezzo di pizza può uscire fuori. Per sfamarsi. 

Il Pio

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te. In realtà dietro queste persone col piattini c'è un "racket" delle elemosine, cioè c'è qualche "caporale" che gestisce queste persone e che dice:” Oggi vai davanti alla chiesa, domani su quel marciapiede", intascando i "proventi" delle elemosine. Queste povere persone farebbero meglio a trovare aiuto presso i parroci, ed oltre a cibo ed un tetto, ove possibile, potrebbero trovare la dignità di un lavoro, anche piccolo es. curare un giardino, intermediato dal prete stesso. Questo per evitare che il povero, straniero o italiano, cada nelle mani della criminalità. Sbaglio di molto?

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    1. Secondo me no. Il problema è più vasto di quanto appaia, in effetti. Grazie del ruo commento.

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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