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E’ se Gesù non fosse nato?


Periodo di Natale. Che bello! La più bella festa dell’anno. Lo spirito del Natale. Ma pensiamo un attimo a come sarebbe il mondo se Gesù non fosse nato. Come d’altra parte molti credono, sperano, pensano e vogliono che tutti lo credano. Tanto per iniziare nessuno ci avrebbe mai detto che Dio ci ama e ci vuole tutti santi e in Paradiso. Nessuno ci avrebbe detto che bisogna perdonare, anche e soprattutto il proprio nemico. Nessuno ci avrebbe detto che bisogna volerci bene tutti. Nessuno ci avrebbe detto che c’è un’altra vita dopo questa e che tutto non finisce dentro la cassa da morto e che dunque la vita non è una sfiga, ma ha un senso buono. Nessuno ci avrebbe invitato a compiere opere buone (piccole e grandi che siano). Nessuno ci avrebbe detto che anche la sofferenza ha un senso buono e che Gesù ha sofferto tanto. Nessuno ci avrebbe dato il coraggio e la forza che solo la fede ci può dare. Nessuno ci avrebbe detto che dobbiamo affidarci a Lui, come un bambino nelle braccia della mamma. Nessuno ci avrebbe permesso il perdono dei peccati e di liberarci dal loro peso nefasto. Nessuno ci avrebbe dato la Santa Chiesa Cattolica per conservare il depositum fidei da Gesù fino alla fine del mondo. E poi se non fosse nato non ci sarebbe mai stata la miriade di santi che tanto bene hanno fatto. E poi non ci sarebbero state opere d’arte straordinarie. Pensate come sarebbe così l’Italia e l’Europa se non ci fosse stato Gesù e il cristianesimo. Quelli che dicono che Gesù non esiste (e dunque non è nato) sono quelli che beneficiano della bellezza di un mondo cristiano senza voler ammettere che Dio esiste,  godendo di una morale anarchica. Sarebbe da spedirli tutti in certe zone del mondo dove ci sono altre religioni e altre morali. Ecco. Se siete d’accordo con me, in questo periodo di nebbia, occorre rinforzare la nostra fede e se i purosangue non corrono, dobbiamo correre noi brocchi. Dobbiamo seguire solo i maestri buoni e allontanarci da quelli cattivi. Stare attenti a non cadere nella trappola del buonismo disincarnato dalla fede, dal politicamente corretto e del cristianesimo adulto. Aiutarci gli uni gli altri nella battaglia della fede. Il rischio è altissimo: è in gioco la salvezza delle anime e la saldezza della Fede.

Il Pio

Siamo proprio fatti così



Vi ripropongo il passo della Genesi quando i nostri progenitori mangiano il frutto, l’unica cosa cioè che non dovevano fare. E così, quando il peccato entra nel cuore dell’uomo, lui diventa proprio come siamo oggi. E da allora non esiste mai la responsabilità personale: è sempre colpa di un altro. 
(Il Pio) 

«...Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».»  (Genesi 2, 25; 3 1-13)

Padre Pio. L’Angelo custode, la confessione e il demonio.


Un tizio disse a Padre Pio: - Io non posso venire sempre da voi. Il mio stipendio non mi permette spese per viaggi così lunghi - Padre Pio rispose: "E chi ti ha detto di venire qui? Non hai il tuo Angelo Custode? Gli dici cosa vuoi, lo mandi qua, ed avrai subito la risposta". 

È inutile che mi scrivi, perché non posso rispondere. Mandami l'Angelo, sempre. Penserò a tutto.

Invoca il tuo Angelo Custode, che ti illuminerà e ti guiderà. Il Signore te lo ha messo vicino appunto per questo. Perciò serviti di lui.

Un avvocato di Fano stava tornando a casa da Bologna. Era al volante della sua 1100 nella quale si trovavano anche sua moglie e i suoi due figli. Ad un certo punto, sentendosi stanco, avrebbe voluto chiedere di essere sostituito alla guida, ma il figlio maggiore, Guido, stava dormendo. Dopo qualche chilometro, nei pressi di San Lazzaro, si addormentò anche lui. Quando si svegliò si accorse di trovarsi ad un paio di chilometri da Imola. Fuori da sé dallo spavento urlò: "chi ha guidato la macchina? È successo niente?"... - No - gli risposero in coro. Il figlio maggiore, che era al suo fianco si svegliò e disse di aver dormito saporitamente. La moglie e il figlio minore, increduli e meravigliati, dissero di aver constatato un modo di guidare diverso dal solito: a volte l'auto era per finire contro altri veicoli ma all'ultimo momento, li evitava con delle manovre perfette. Anche la maniera di prendere le curve era diversa. "Soprattutto" diceva la moglie "ci ha colpito il fatto che tu sei rimasto immobile per molto tempo e non hai più risposto alle nostre domande..."; "Io - la interruppe il marito - non potevo rispondere perché dormivo. Io ho dormito per quindici chilometri. Non ho veduto e non ho sentito niente perché dormivo... . Ma chi ha guidato l'auto? Chi ha impedito la catastrofe?... Dopo un paio di mesi l'avvocato si recò a San Giovanni Rotondo. Padre Pio, appena lo vide, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Tu dormivi e l'Angelo Custode ti guidava la macchina". Il mistero fu svelato.

Un signore, tra il 1954 e il 1955 andò a confessarsi da Padre Pio, a San Giovanni Rotondo. Quando terminò l’accusa dei peccati padre Pio chiese: “Hai altro?” ed egli rispose, “No padre”. Il padre ripeté la domanda: “Hai altro?” “No padre”. Per la terza volta padre Pio gli chiese: “Hai altro?”. Al reiterato diniego si scatenò l’uragano. Con la voce dello Spirito Santo padre Pio urlò: “Vattene! Vattene! Perché non sei pentito dei tuoi peccati!”. L’uomo rimase impietrito anche per la vergogna che provava di fronte a tanta gente. Quindi cercò di dire qualcosa…ma padre Pio continuò: “Stai zitto, chiacchierone, hai parlato abbastanza; ora voglio parlare io. E’ vero o non è vero che frequenti le sale da ballo?” – “ Si padre” – “E non sai che il ballo è un invito al peccato?”. Stupito non sapevo che dire: nel portafoglio avevo il tesserino di socio di una sala da ballo. Promisi di emendarmi e dopo tanto mi diede l’assoluzione.

Un giorno, un signore disse a Padre Pio. “Padre, dico bugie quando sono in compagnia, tanto per tenere in allegria gli amici.”. E Padre Pio rispose: “Eh, vuoi andare all’inferno scherzando?!” 


Un uomo era originario delle Marche ed insieme ad un suo amico era partito dal suo paese con un camion per trasportare dei mobili vicino a San Giovanni Rotondo. Mentre facevano l’ultima salita, prima di giungere a destinazione, il camion si ruppe e si fermò. Ogni tentativo di farlo ripartire risultò vano. A quel punto l’autista perse la calma e preso dall’ira bestemmiò. Il giorno dopo i due uomini andarono a San Giovanni Rotondo dove uno dei due aveva una sorella. Tramite lei riuscirono a confessarsi da Padre Pio. Entrò il primo ma padre Pio non lo fece neanche inginocchiare e lo cacciò via. Venne poi il turno dell’autista che cominciò il colloquio e disse a Padre Pio: “Mi sono adirato”. Ma Padre Pio gridò: “Sciagurato! Hai bestemmiato la Mamma nostra! Che ti ha fatto la Madonna?”. E lo cacciò via. Il demonio è molto vicino a coloro che bestemmiano.

Un giovane medico, agli inizi degli anni ’50, andò a confessarsi da Padre Pio. Fece l’accusa dei suoi peccati e rimase in silenzio. Padre Pio chiese se avesse altro da aggiungere ma il medico risposte negativamente. Allora Padre Pio disse al medico “Ricordati che nei giorni festivi non si può mancare neanche ad una sola Messa, perché è peccato mortale”. A quel punto il giovane ricordò di avere “saltato” un appuntamento domenicale con la Messa, qualche mese prima. 

Le lotte fra Padre Pio e Satana si inasprivano con la liberazione dei posseduti. Più di una volta - raccontava Padre Tarcisio da Cervinara - prima di andare via da un corpo di un posseduto, il Maligno ha gridato: "Padre Pio ci dai più fastidio tu che San Michele". Ed anche: "Padre Pio, non ci strappare le anime e noi non ti molesteremo".

Le tentazioni di satana miranti a far prevaricare il serafico padre si manifestavano in ogni modo. Il Padre Agostino ci confermava che satana appariva sotto le forme più svariate: "sotto forma di giovinette ignude che lascivamente ballavano; in forma di crocifisso; sotto forma di un giovane amico dei frati; sotto forma del Padre Spirituale, o del Padre Provinciale; di quella di Papa Pio X e dell'Angelo Custode; di San Francesco; di Maria Santissima, ma anche nelle sue fattezze orribili, con un esercito di spiriti infernali. A volte non c'era nessuna apparizione ma il povero Padre veniva battuto a sangue, straziato con rumori assordanti, riempito di sputi ecc. . Egli riusciva a liberarsi da queste aggressioni invocando il nome di Gesù.

Lettera a padre Agostino del 13 febbraio 1913
..."oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici. Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato"...

(dal sito internet https://www.padrepio.catholicwebservices.com)

Poveri e basta




«La Chiesa deve pensare ai poveri e basta» mi disse uno, anche con una certa rabbia. «Guarda che la priorità della Chiesa è la conservazione del depositum fidei che ci ha lasciato Gesù e quella di portare in Paradiso tutti gli uomini. E poi tutto il resto». Il mio collega assolutamente in disaccordo con questo concetto, arrabbiato come fosse un insulto personale, insisteva sul concetto dei poveri. Ho cercato di ricordargli che comunque è praticamente solo la Chiesa che pensa ai poveri: la Caritas, le Conferenze di San Vincenzo, e poi l’Unitalsi, le varie Associazioni, per non parlare delle Parrocchie e delle missioni e delle scuole in Africa, Asia… E anche che ai poveri ci dobbiamo pensare tutti, cattolici, ma anche protestanti, atei, agnostici, progressisti, radicali… Ovviamente la risposta è stata «La Chiesa deve pensare ai poveri e non lo fa». Quello che però mi ha rattristato di quel dialogo è la durezza del cuore suo e di quello di molti. Partono dal principio che la Chiesa ha sempre sbagliato e continua a sbagliare, pur di fronte a fatti chiari che testimoniano il contrario. Di cose buone Essa ne ha fatte tantissime in duemila anni. Nonostante ciò moltissimi vogliono seguire la tristissima vulgata (cioè di fatto, quello che dicono tutti), col principio però che si deve ragionare con la testa propria (e con l’assioma conseguente che se ragioni con la Chiesa, il catechismo e la dottrina, non sei libero). Il fatto poi che lo dicano tutti, non è segno di certezza e verità. E se chiedete a questa gente come si professano, loro senza esitazione dicono “cattolici”. Siamo sempre di meno... E sembra che oggi nella Chiesa ci sia gente che è convinta di avere come unica missione quella di distruggerLa completamente. Il fatto poi è anche che Gesù è morto per tutti, senza distinzioni, anche per i ricchi che pure loro devono avere la possibilità di essere evangelizzati e convertiti. Non a caso i santi vengono fuori da ricchi e da poveri. Andiamo avanti sulla strada che Gesù ha iniziato, anche se adesso c’è tanta nebbia, anche se vediamo tanti amici tradire e deviare, ma è quella giusta.


Il Pio

Il vero Dio


 Padre nostro.

§ 2. - Della prima petizione.
«Sia santificato il nome tuo».


290 D. Che cosa intendiamo chiedendo che Dio sia conosciuto, amato e servito da tutto il mondo?

R. Noi intendiamo di chiedere che gli infedeli giungano alla cognizione del vero Dio, gli eretici riconoscano i loro errori, gli scismatici ritornino all'unità della Chiesa, che i peccatori si ravvedano e che i giusti siano perseveranti nel bene.

(Catechismo Maggiore di San Pio X)

Industriali e bottegai.



Un industriale, per esempio, se non vende il prodotto che fa? O lo modifica o lo cambia, perchè sia più appetibile al mercato, altrimenti lo spettro del fallimento gli si avvicinerà con passi da gigante. Questa modalità però va bene sicuramente nel settore dell’industria o del commercio, del business insomma, in cui vigono certe regole e certi meccanismi consolidati ed è bravo l’imprenditore quando li conosce bene, oltre a avere l’intuito che gli è proprio. Questo criterio invece non può essere usato in settori che hanno altre origini e altre finalità. Normalmente infatti, se si applicano le regole di un settore ad un altro, il rischio del danno è dietro l’angolo. Come dire: ad ogni settore le sue regole. Dove l’obiettivo, la mission, è il guadagno quel modo di fare va bene. Dove la mission però è una missione, non può essere seguita la regola dell’industriale. Prendiamo ora, la nostra amata Chiesa e il problema della gravissima carenza di sacerdoti. Come lo risolviamo? Se ragioniamo come l’industriale dovremmo “modificare” il “prodotto” per renderlo più appetibile al mercato. O dobbiamo “cambiare” quello che per millenni è sempre stato. E si pensa così ai preti sposati, a una  chiesa in uscita, al pacifismo e all'ecologismo in quanto tali e non  come conseguenza dell'amore a Dio e poi un pauperismo senza amore e preti di frontiera, marxisti, oppure alle donne sacerdote. Molti poi pensano che col parlare di Gesù i giovani scappano. Dovremo dunque addolcire il messaggio di Gesù perché i tempi sono cambiati. (I tempi cambiano sempre!). Ma la Santa Chiesa non deve fare business. La Chiesa non è un’azienda e i sacerdoti non sono bottegai. Essa non ha come core business il dover piacere al mondo o il seguire le mode del mondo per avere più clienti. Ha invece come fine il custodire il deposito della fede fino alla fine del mondo e portare in paradiso tutti gli uomini. Anche a costo di restare un piccolo gregge o del martirio. Di fronte alle persecuzioni i cristiani non hanno mai addolcito il messaggio e non sono mai venuti a patti con il Potere aguzzino per essere da lui apprezzati e rimanere in vita. Non siamo noi a fare un favore a Gesù a seguirlo, ma noi che con Lui riceviamo in abbondanza. Di fronte alla mancanza di sacerdoti la domanda che ci dobbiamo porre per trovare il rimedio, non è quella dell’industriale: «come posso vendere di più il mio prodotto, come può esso essere apprezzato da tutti nel mondo moderno?», ma piuttosto «perché Dio ci ha mandato questa terribile prova? Una prova probabilmente che nessuno ha mai subito nei secoli scorsi. Se ci ha mandato questa prova un motivo ci sarà: Lui non le manda mai a caso. Come facciamo perché cessi il Suo sdegno contro di noi e l’Italia torni a essere cristiana e così ci possa mandare santi sacerdoti?». Ricordando Giona che rifiutò di obbedire al Signore e per questo fu ingoiato da un grande pesce, nel quale poi rivolge a Dio un'intensa preghiera, fu dunque fatto uscire dal pesce, ottempera alla sua missione e andò a predicare ai Niniviti i quali contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città; oppure Papa Pio V che per evitare un’invasione islamica in Europa con la Battaglia di Lepanto chiese a tutti i cristiani la recita del santo rosario. E a Lepanto vinsero i cristiani. Ebbene ricordando Giona e Papa Pio V (e tanti altri) penso che un rimedio a questa prova potrebbe essere un po’ di sacrificio e un po’ di rosari. E un po’ di ritorno alla tradizione che abbiamo abbandonato “recentemente”: secondo me questo è il momento in cui sono iniziati i problemi. 

Il Pio 






Fare il meglio sempre, nel resto c'è la Provvidenza.



«Ascoltando le parole dell'acclamazione al Vangelo: "Signore, guidaci sul retto cammino", il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell'adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: "Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell'uomo". 
Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l'armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell'Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell'esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte».

(Tratto dall'omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II, domenica 3/9/2000, per la beatificazione di Papa Pio IX, Papa Giovanni XXIII, l'Arcivescovo di Genova Tommaso Reggio, il sacerdote diocesano Guillaume-Joseph Chaminade, il monaco benedettino Columba Marmion).
 

Ci fosse qualcuno a istruirli!






«Abbiamo percorso i villaggi dei neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani. Questa zona non è abitata dai Portoghesi, perché estremamente sterile e povera, e i cristiani indigeni, privi di sacerdoti, non sanno nient’altro se non che sono cristiani. Non c’è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno che insegni loro il Credo, il Padre nostro, l’Ave ed i Comandamenti della legge divina. Da quando dunque arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l’hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l’Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli. Perciò, non potendo senza empietà respingere una domanda così giusta, a cominciare dalla confessione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo apostolico, il Padre nostro e l’Ave Maria. Mi sono accorto che sono molto intelligenti e, se ci fosse qualcuno a istruirli nella legge cristiana, non dubito che diventerebbero ottimi cristiani. Moltissimi, in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d’Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all’inferno! Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti! In verità moltissimi di costoro, turbati a questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del loro cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?». Mandami dove vuoi, magari anche in India».


Dalle «Lettere» a sant’Ignazio di san Francesco Saverio, sacerdote
(Lett. 20 ott. 1542, 15 gennaio 1544; Epist. S. Francisci Xaverii aliaque eius scripta, ed. G. Schurhammer I Wicki, t. I, Mon. Hist. Soc. Iesu, vol. 67, Romae, 1944, pp. 147-148; 166-167 - tratto da www.papaboys.org)

Cambiamento e irrealtà


Leggendo i giornali di oggi, sembrerebbe che la vicenda dell’attuale Governo Conte sia a un passo dalla sua conclusione, dopo poco più di un anno. Si sono “ammazzati” tra di loro, mi è sembrato. Eppure all’indomani dalla sua elezione gran parte del popolo italiano gli aveva dato una straordinaria fiducia e con essa era nata anche una insolita speranza. Speranza e fiducia che forse non si erano mai viste prima. E invece prima del previsto cade tutta la prosopopea di un Governo che si è voluto subito chiamare del “cambiamento”. Un cambiamento che però non è riuscito a cambiare se stesso. Dico questo con rammarico e tanto dispiacere e non perché tifi per altre coalizioni. Quando mi chiedono da che parte sto, dico sempre irrealisticamente che sono monarchico (è vero), figuratevi. Io vorrei invece che l’Italia diventi un Paese sano, normale, libero e—perché no?—cattolico. Ma questo mio grande desiderio, per come stiamo messi e alla luce della recente storia, sembra circoscritto dentro la categoria delle utopie più assolute anche se non ci vorrebbe nulla a far divenire l’Italia uno Stato così. Noi italiani abbiamo ricevuto tremende delusioni da destra e da sinistra, da centro, da sopra e da sotto. Ora che faremo? Di sicuro non ci dobbiamo fidare più dei politici: di danni ce ne hanno fatti molti. Votiamoli, se vogliamo, ma non speriamo che il cambiamento possa derivare da loro. L’uomo non potrà mai cambiare niente e nessuno, se non mette la sua vita nelle mani di Gesù. (Anche se i primi traditori sono spesso proprio i cattolici in politica). Il potere è una brutta bestia e spesso ti domina e ti guida dove vuole lui, se non abbiamo punti fermi e certi. Preghiamo per l’Italia, preghiamo per i nostri governanti, preghiamo per noi. Forse il Signore cesserà il suo sdegno contro di noi e ci manderà la sua grazia.

Il Pio


Tiepidezza



«Ma poichè sei tiepido, e non sei nè freddo nè caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca».

(Apocalisse 3,16)

Lavorare anche per il Cielo



Molti sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché sono al mondo… “Mio Dio, perché mi hai messo al mondo?”. “Per salvarti”. “E perché vuoi salvarmi?”. “Perché ti amo”.

Com’è bello conoscere, amare e servire Dio! Non abbiamo nient’altro da fare in questa vita. Tutto ciò che facciamo al di fuori di questo, è tempo perso. Bisogna agire soltanto per Dio, mettere le nostre opere nelle sue mani… Svegliandosi al mattino bisogna dire: “Oggi voglio lavorare per te, mio Dio! Accetterò tutto quello che vorrai inviarmi in quanto tuo dono. Offro me stesso in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla senza di te: aiutami!”.

Oh! Come rimpiangeremo, in punto di morte, tutto il tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al riposo anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle buone opere, a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri peccati! Allora ci renderemo conto di non aver fatto nulla per il cielo.

Che triste, figli miei! La maggior parte dei cristiani non fa altro che lavorare per soddisfare questo “cadavere” che presto marcirà sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è destinata ad essere felice o infelice per l’eternità. La loro mancanza di spirito e di buon senso fa accapponare la pelle!

Vedete, figli miei, non bisogna dimenticare che abbiamo un’anima da salvare ed un’eternità che ci aspetta. Il mondo, le ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno; il cielo e l’inferno non passeranno mai. Stiamo quindi attenti!

I santi non hanno cominciato tutti bene, ma hanno finito tutti bene. Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene, e potremo un giorno congiungerci a loro in cielo.

(Dalle omelie di San Giovanni Maria Vianney)

Avvelenamento politico… Ma chi ce lo fa fare?


Pensate a quanto ci avveleniamo quando parliamo (o pensiamo) di politica, a quanto sangue cattivo ci facciamo e quanti rancori nascono e perdurano per colpa sua. Tante litigate, tanti insulti. E questo avviene in TV (in cui litigano tutti contro tutti e non si conclude mai niente), in ufficio, dentro casa, tra amici, al bar… Appena si entra nell’argomento politica, all’improvviso non esistono più amici, figli, mogli… ma alleati o nemici, cioè due fazioni rivali dalla notte dei tempi. Per la politica e in nome dell’ideale politico nel recente passato si sono fatte stragi, buttato bombe, ammazzato, accoltellato, spaccato teste, picchiato, incendiato, rotto amicizie di una vita... La politica genera, per sua natura, tanta rabbia in ciascuno di noi, quando va bene, se non un vero e proprio odio verso quello che, pensando diversamente, automaticamente diviene il nostro nemico (anche se non ci ha fatto nulla). Sarebbe curioso capire perché avviene così, cosa spinge un uomo a fare così; in un film di tanti anni fa si metteva in risalto come una persona che normalmente era affabile, gentile e educato, nel momento in cui si mette alla guida della propria autovettura, diventava un “animale” aggressivo e maleducato. Come il “demone” della guida, così fa in noi il “demone” della politica, ma in misura molto molto più ampia. (Dico “demone” perché è risaputo che il Demonio fa di tutto per dividere). E’ bene tenere a mente che quel “veleno” potremmo anche non farlo circolare nel nostro sangue e non dare udienza a quel “demone”, solo rispondendo alla domanda «ma che vantaggi hai mai tratto dalla politica, cosa te ne viene a avvelenarti per essa?». Basterebbe considerare che la politica, di tutti i colori, fino a oggi ci ha fatto solo danni: ci sono passati tutti i partiti nei posti del potere, ma nessuno ha mai risolto o fatto nulla di buono e l’Italia, la nostra amata Nazione, è andata sempre peggio. Che senso ha allora avvelenarsi e fare tutto il resto, se in alto nessuno pensa a noi e invece tutti, in alto, pensano solo ai propri interessi o a quelli di partito? Se non fossimo divisi dalla politica, ma obiettivi e uniti per il bene della nostra Italia, allora la politica—forse—avrebbe meno possibilità di non considerarci e di litigare solamente. Se ci fosse un popolo sano, se i valori fossero condivisi non saremo considerati come uno zerbino e utili solo a votare e a pagare tasse (per i politici noi esistiamo solo perché votiamo e perché paghiamo tasse su tasse). Ma la politica ci divide e vuole proprio che ci avveleniamo e ci dividiamo sempre di più tra di noi. I gruppuscoli sono facili da manovrare. Ma il punto fondamentale è sempre quello: se al centro della nostra vita e del nostro cuore ci fosse Gesù, quell’avvelenamento diminuirebbe se non sparirebbe del tutto, per far prendere il posto alla passione cristiana, alla carità e al desiderio di costruire opere nella realtà. E se anche il cuore impermeabile e di pietra dei politici facesse ugualmente, il nostro sarebbe uno Stato bellissimo e ci si vivrebbe benissimo. Ma questo purtroppo non accade.

Il Pio

Ottenere il Paradiso



336 D. Per qual motivo la Vergine santissima è così potente? R. La santissima Vergine è così potente perché è Madre di Dio, ed è impossibile che non sia da Lui esaudita.

337 D. Che c'insegnano i Santi sulla devozione a Maria?
R. Sulla devozione a Maria i Santi c'insegnano che i veri suoi devoti sono da Lei amati e protetti con amore di tenerissima Madre e per mezzo di Lei sono certi di trovare Gesù e di ottenere il paradiso.

338 D. Qual divozione a Maria la Chiesa ci raccomanda in modo speciale?
R. La divozione che la Chiesa ci raccomanda in modo speciale verso Maria santissima è la recita del santo Rosario. 


(Dal Catechismo Maggiore di San Pio X)

Pier Giorgio. Le conversioni moderne.


Se uno pensasse al fatto che moltissimi santi hanno portato a Gesù migliaia di persone ciascuna. San Francesco Saverio. Padre Pio. Pietro e Paolo… E fino a pochi decenni fa persone spesso semplicissime, hanno fatto convertire a Gesù tantissima gente, anche con una parola, con un gesto… Perché tutto questo—a parte qualche straordinaria eccezione—oggi non avviene più? La maggior parte di noi ritiene non dovuto convertire le persone. Peggio lo vede come un disvalore. Infatti la morale "moderna" deve essere rispettosa, necessariamente multicolore, zuccherosa, “mano nella mano”,... ma così non cambia la vita a nessuno e soprattutto non cambia il mondo che dovrebbe essere, come minimo, il nostro orizzonte. Convertire poi, alla fin fine, significherebbe solo portare, con la parola, con l’esempio, con l’umanità, una persona a non porre più se stessa al centro della propria vita e misura di tutte le cose, ma a mettere Gesù Cristo al centro di se stessi e misura di tute le cose. Oggi però molti non hanno la minima intenzione né di pensare alla propria conversione, tanto meno a quella degli altri, perchè conversione puzza di vecchio e di limiti alla libertà per molti e anche per il principio che si deve rispettare ogni altra idea e religione e sarebbe un arbitrio imporre le nostre (i cristiani però, dall’anno trentatré d.C. fino a gran parte del XX secolo, non hanno mai ragionato così). Nessuno gli ha mai detto che il cristiano naturalmente deve portare a Gesù quanta più gente possibile. Sarebbe invece opportuno (e fonte di salvezza) porsi la domanda «quanta gente io ho conquistato a Gesù?». Io personalmente non sono un leone: sono timido, impacciato, lento a capire,... ma da quando ho conosciuto la vita di Pier Giorgio, quella domanda, me la pongo ogni giorno e cerco, quando posso, quando la testa non mi fa pensare solo a me, con tutti i miei limiti, di mettere una parola buona o evitare le parole cattive. Pier Giorgio Frassati aveva capito tutto. Lui era più che certo che la Fede Cattolica è l’unica Verità al mondo e se questa è la Verità, deve essere comunicata a tutti “senza rispetto umano”, senza seguire le morali zuccherose. Per questo quando andava a trovare i “suoi” poveri, oltre a portare loro i beni di prima necessità o aiutarli in ogni altro modo, faceva di tutto per convincerli a andare a messa, a mettere le loro pene nelle mani di Dio e affidarsi a Gesù. Così infatti disse alla “famosa” Tabaccaia di Corso Vercelli quando si propose di andare lei al posto suo, a portare i pacchi ai poveri, ricevendo però come risposta che a lui interessava soprattutto poter dire loro quelle cose buone. Dobbiamo ripartire da Pier Giorgio, dalla sua fede chiara e limpida, forte e stabile, semplice, se vogliamo che il cattolicesimo rifiorisca in Italia e nel mondo. Tantissime persone infatti sono state attratte dalla fede che lui metteva su tutte le cose della vita. Possiamo sicuramente imitarlo, anche coi limiti che abbiamo: dobbiamo sempre chiederci «come posso, oggi, collaborare con Dio per costruire il Suo Regno?». Stiamo vivendo una crisi religiosa spaventosa, profondissima, scriteriata: il rischio (serio) è che l’Italia cessi di essere una terra cristiana; e per di più, al contempo, di lontano all’orizzonte, si intravedono nuvole nere cariche di tempesta. Tra qualche anno probabilmente anche in Italia avverrà lo scontro con l’Islam e visto come stiamo messi, se non accade un miracolo (che però si può sempre chiedere a Chi di solito li manda) l’Italia diverrà islamica. In altri Stati già si parla di genocidio di cristiani (nel silenzio irresponsabile dei mass media occidentali). Dobbiamo allora sapere bene da che parte stare, chi siamo e di chi siamo e trarre le conseguenze. Se Pier Giorgio fosse ancora tra noi, sicuramente non smetterebbe di fare la vita da santo che ha sempre fatto e continuerebbe a convertire le persone a Gesù anche a costo della vita.

Il Pio 

Nuvole nere all'orizzonte



Non ci so
no solo i guai che la politica e i politici combinano. E’ in arrivo una tempesta, lo scontro—forse inevitabile—che avremo tra qualche anno con l’Islam. Sembra che negli ultimi tempi ci sia stato un piano deliberato per ottenere questo e troppa gente non ha fatto quello che doveva fare. Le statistiche che in quanto tali sono “asettiche”, "apolitche" dicono che in molti Stati in cui l'Islam è la maggioranza, si compie se non proprio un genocidio, quantomeno una strage cristiani. Nel silenzio di tutti  laici e consacrati. Infatti qui, in Italia, dove sembra essere di straordinaria importanza il fatto della giornalista e dei peti, non si dice (o non si può o non si vuole dire) nulla su questo argomento. Preghiamo il Signore che tolga il suo giusto sdegno verso di noi, figli scristianizzati e secolarizzati e ci aiuti e ci protegga, come ha fatto in tantissimi altri momenti della Storia. Quando arriveranno in Italia la tremenda tempesta e le terrificanti nuvole nere non si può sapere, dicono nel 2050, però tante speranze a nostro favore, oggi, non ce ne sono; sicuramente se restiamo scristianizzati, secolarizzati, modaioli, peace and love, pagani... e dunque non ce lo meriteremo, è difficile che Nostro Signore possa intervenire in nostro aiuto: nemmeno Glielo chiediamo! Allora in quei tempi sarà probabile che le croci sopra le chiese e nelle case non le vedremo più. E al posto delle campane ascolteremo la voce del muezzin. Naturalmente questo potrà essere visto e ascoltato solo da chi avrà fatto apostasia,  perché gli altri non ci saranno più. 

Il Pio

Padre Nostro / 4




§ 8. - Della settima petizione. 

317 D. Che cosa chiediamo nella settima domanda: ma liberaci dal male? 

R. Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena.

318 D. Perché diciamo: liberaci dal male e non dai mali? 

R. Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti all'anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.

319 D. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia? 

R. Si, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra.

320 D. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda?
R. Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.


(Catechismo Maggiore di San Pio X)

Padre Nostro / 3


§ 7. - Della sesta petizione.


312 D. Che cosa chiediamo nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione? R. Nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione, chiediamo a Dio che ci liberi dalle tentazioni, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.

313 D. Che cosa sono le tentazioni? R. Le tentazioni sono un incitamento al peccato che ci viene dal demonio, o dai cattivi, o dalle nostre passioni.

314 D. È peccato aver tentazioni? R. No, non è peccato aver tentazioni, ma è peccato acconsentirvi, o esporsi volontariamente al pericolo di acconsentirvi.

315 D. Perché Iddio permette che siamo tentati? R. Iddio permette che siamo tentati per provare la nostra fedeltà, per far aumentare le nostre virtù e per accrescere i nostri meriti.

316 D. Che cosa dobbiamo fare per evitare le tentazioni?
R. Per evitare le tentazioni dobbiamo fuggire le occasioni pericolose, custodire i nostri sensi, ricevere spesso i santi sacramenti, e far uso della preghiera.


(Dal Catechismo Maggiore di San Pio X)

Padre nostro / 2



§ 5.- Della quarta petizione.



301 D. Che cosa chiediamo nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano? R. Nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio ciò che ci è necessario ciascun giorno e per l'anima e pel corpo.
302 D. Che cosa domandiamo a Dio per l'anima nostra? R. Per l'anima nostra domandiamo a Dio il sostentamento della vita spirituale: cioè preghiamo il Signore che ci doni la sua grazia, di cui abbiamo continuamente bisogno.

303 D. Come si nutrisce la vita dell'anima nostra? R. La vita dell'anima si nutrisce specialmente col cibo della divina parola e col Santissimo Sacramento dell'altare.

304 D. Che cosa domandiamo a Dio pel nostro corpo?
R. Pel nostro corpo domandiamo ciò che è necessario al sostentamento della vita temporale.

305 D. Perché diciamo: dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane?
R. Diciamo dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane, per escludere ogni desiderio della roba d'altri; perciò preghiamo il Signore che ci aiuti nei guadagni giusti e leciti, affinché ci procuriamo il vitto con le nostre fatiche, senza furti ed inganni.

306 D. Perché diciamo: dacci il pane, e non dammi? R. Diciamo: dacci invece di dammi per rammentarci che, siccome le sostanze ci vengono da Dio, così se Egli ce ne dà in abbondanza, lo fa a questo fine che ne dispensiamo il superfluo ai poveri.

307 D. Perché aggiungiamo quotidiano? R. Aggiungiamo quotidiano, perché dobbiamo desiderare quello che ci è necessario alla vita, e non l'abbondanza dei cibi e dei beni della terra.

308 D. Che cosa significa di più la parola oggi nella quarta domanda? R. La parola oggi significa che non dobbiamo essere troppo solleciti dell'avvenire, ma domandare quello che ci è necessario al presente.

(Dal Catechismo Maggiore di San Pio X)

Padre nostro



286 D. Perché possiamo noi dire che siamo figliuoli di Dio? R. Noi siamo fìgliuoli di Dio: 1.° Perché Egli ci ha creato a imagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza; 2.° Perché ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell'eterna gloria.

287 D. Perché chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio? R. Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perché tutti siamo suoi figliuoli e però dobbiamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri.

288 D. Essendo Dio in ogni luogo, perché gli diciamo: che sei ne' cieli? R. Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei ne' cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria a' suoi figliuoli. 


(Catechismo Maggiore di San Pio X)

Pier Giorgio. Un cattolico normale



Spesso mi chiedo come reagirebbe Pier Giorgio se vivesse ai nostri giorni. Lui è un santo contemporaneo, non tanto lontano da noi come periodo: mia nonna era più o meno sua coetanea. Eppure tra noi e lui sembrano passati no novant’anni, ma novecento. Novemila, tanto sono cambiati i tempi e le persone. Come i nostri, pure gli anni suoi erano difficili (guerra, fascismo, la fame, la povertà…) ma un minimo c’era. Recentemente si è concluso il convegno delle famiglie a Verona. Gliene hanno detto di tutti i colori! “Ultra della famiglia”, “gente che vuole far tornare indietro tutti, di 400 anni”, “la 194 non si tocca”, “il Congresso è agghiacciante”,… Eppure hanno solo detto che una famiglia è composta da un padre e una madre. Quello che ha fatto più male è che tra i detrattori c’erano cattolici praticanti. Anche importanti. “Famiglia naturale va bene, ma dobbiamo aprirci” più o meno era questo il concetto e nel linguaggio clericalese la parte dopo il “ma” è sempre più importante di quella prima. E laddove “apertura” significa seguire cosa vuole e fa il mondo. Pier Giorgio era attaccatissimo alla famiglia. Amava tantissimo la madre e il padre anche se loro non erano il massimo dell’affettuosità. Pare che poco prima di morire qualcuno lo sentì, vicino alla Consolata, offrire la sua vita affinchè i genitori non si separassero. Stravedeva poi per la sorella e quando si sposò e andò all’estero, ne soffrì tantissimo. Amava la nonna tant’è che ormai in preda alla poliomielite, soffrendo e faticando disperatamente andò a assisterla negli ultimi momenti. Pier Giorgio non si concepiva solo, ma in una famiglia e in una compagnia di amici. Come avrebbe reagito Pier Giorgio in questo periodo? Lui era un cattolico serio, normale sarebbe da dire, certamente poco avvezzo a seguire le vie del compromesso col mondo e del politicamente corretto. Quando il suo Circolo, il “Cesare Balbo”, nell’occasione della venuta di Mussolini a Torino, espose la bandiera in suo onore, Pier Giorgio uscì dal Circolo. Anche noi—come lui—dobbiamo prendere il coraggio che ci dà la fede e dire no a tutto ciò che è contro la fede, anche a costo di rimetterci del nostro, a costo di essere ridicolizzati e allontanati. Molti che ci hanno preceduto ci hanno rimesso addirittura la vita (e ora stanno in Paradiso). Stando così le cose, i cattolici normali saranno sempre di meno, dunque aspettiamoci di vivere in un mondo vieppiù triste e senza speranza, dove i modi di pensare sono dettati dall’alto e accettati inspiegabilmente quasi all’unanimità. Solo la fede in Gesù può essere per noi il criterio per giudicare il confine tra il bene e il male. Se Pier Giorgio avesse dovuto vivere nel mondo di oggi non si sarebbe minimamente scoraggiato, non sarebbe rimasto da parte imbronciato come l’eroe sconfitto, e forte della sua fede che lo distingueva, sarebbe uscito da tutti i circoli che si volevano aprire a un mondo senza Gesù e non avrebbe perso occasione, opportuna e inopportuna, per testimoniare la bellezza di essere cristiano. Non avrebbe perso l’occasione, anche questa volta, per amare la famiglia. Non avrebbe perso l’occasione, anche questa volta, di formare attorno a sé un compagnia di amici per fare belle gite in montagna, per pregare vicendevolmente e per dare un giudizio alle cose della vita alla luce della fede cristiana.

Il Pio

Son cose che si leggono…


Per scrivere esattamente una citazione, essendo fuori casa, mi sono messo alla sua ricerca su internet. La frase che volevo riportare era quella di Pier Giorgio Frassati (tratta da una delle sue ultime lettere) che diceva che dobbiamo «vivere e non vivacchiare» e che al di là di ogni disillusione, dobbiamo sempre ricordarci, noi cattolici che siamo «gli unici che possediamo la Verità». Ho dovuto constatare che in alcuni siti (cattolici), la seconda parte (quella sulla Verità) era omessa e era lasciata solo la prima. Eppure Pier Giorgio si capisce più per la seconda che per la prima, o meglio entrambe erano in lui un tutt’uno inscindibile. E poi Gesù diceva che Lui era Via, Verità (appunto) e Vita. E di Verità, in quanto tale, ce n’è una sola, se ce ne fossero di più non sarebbe la Verità, ma mezze verità, verità infinitesimali, e così tutto diverrebbe relativo e soggettivo, cioè proprio come funziona oggi il mondo. Vivere e non vivacchiare è un’esortazione straordinaria, che va bene a tutti, quella invece sulla Verità dà fastidio a molti. Ma si può vivere (senza vivacchiare) tutta la vita, solo se uno ha nel proprio cuore la Verità che è Gesù. Spesso ho sentito definire Pier Giorgio come un “bravo ragazzo”. Ma un bravo ragazzo non diventa beato innanzitutto, e poi di un bravo ragazzo non si continua a parlare ottant’anni oltre la sua morte, con una schiera di persone sempre più numerosa che lo segue e lo ama, che gli vuole bene, anche a migliaia di kilometri da Torino. Un bravo ragazzo è uno che segue regole morali e di educazione: tutti possono essere bravi ragazzi, anche i non cattolici, anzi questi probabilmente meglio di quelli. Pier Giorgio è quello che un giorno al suo Circolo, lanciò una sedia contro il muro, sfasciandola. Pier Giorgio è quello che, finito in Questura insieme a altri, non abbandona gli amici pur potendolo fare, essendo figlio dell’ambasciatore, resta con loro e recita il rosario per i carcerieri e il giorno dopo gira per le strade di Roma con un mozzicone di bandiera e la scritta “tricolore sfregiato per ordine del Governo". Pier Giorgio era così, impetuoso e di cuore. L’impeto era forse una dote di famiglia, ma il cuore era così per la grande fede che aveva. Pier Giorgio era cristiano in tutte le situazioni, senza rispetto umano, in ogni occasione opportuna e inopportuna: non ne faceva cadere una per avvicinare una persona a Gesù. E così un giorno scappando con un gruppo di amici dai comunisti, riesce a trovare il tempo di esortare un ragazzo che li stava aiutando, a tornare a essere cristiano come lo era un tempo. Chi segue solo le regole non vive come lui: è servo e non figlio. Noi dobbiamo essere sempre figli, perché lo siamo veramente. Si può capire meglio Pier Giorgio attraverso una lapidaria frase che su di lui scrisse Ciryl Martindale: «Forse basta dire che egli riceveva Cristo ogni mattina nella santa comunione, e che non era separato da Lui neppure un momento per tutta la giornata». Pier Giorgio non era mai separato da Gesù. Che vuol dire che metteva Gesù sopra tutte le cose, la fede illuminava ogni singolo e minimo particolare della sua giornata, le montagne, lo studio, le letture, le veglie notturne, la carità, la politica, la famiglia, le amicizie, i casi della vita, la morte…

Il Pio

Divisioni e ripudi



Si parla spesso del fatto che sia ingiusto non potersi risposare, se il precedente matrimonio sia andato male e che non sia nemmeno giusto che i divorziati risposati non possono prendere la comunione… e si punta il dito contro la Chiesa che è rimasta al Medio Evo e non è al passo coi tempi (sarebbe da dire: «belli questi tempi! Te li raccomando» ed anche «non sarebbe meglio se il mondo di oggi si adeguasse a quello del Medio Evo?». Lo dico per dire ovviamente, scherzando). Il fatto è anche che le regole della Chiesa sono tutte dettate per la Salvezza degli uomini e non per farli soffrire inutilmente. Però non sono pochi autorevoli membri della Chiesa che vorrebbero cancellare (o più elegantemente “adattare”) quella regola, poco moderna. Però Gesù, sul punto, è stato chiarissimo. Vi faccio leggere un brano del Vangelo: “Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc. 10,1-12)”.  Il "non commettere adulterio", lo ricordo, è previsto nei dieci Comandamenti, il sesto, dunque commetterlo, a certe condizioni, é un peccato mortale, ci si può ritrovare all'inferno; nel matrimonio cristiano (quello confortato dal sacramento, per intenderci) l’uomo non può dividere ciò che Dio ha congiunto (non può offendere il Sacramento che ha ricevuto). Se uno convive dunque, è come se fosse costantemente in adulterio, sta con un uomo (o con una donna) che non è quello con cui si è consacrato davanti a Dio. Mi sembra di dire cose lontane miliardi di anni luce che provengono quasi da un altro millennio, ma per il cristiano così deve essere, lo ha detto Gesù. Comunque sia, la nostra libertà è sempre superiore e Dio, di fronte ad essa, si ferma, cioè non siamo obbligati a fare nulla e possiamo fare quello che vogliamo, persino i capricci e le violenze gratuite, ma dobbiamo sempre valutare attentamente ogni volta quello che facciamo e cosa ci convenga di più fare, alla luce, ovviamente, del nostro Destino ultimo.

Il Pio

Il matrimonio è un sacramento




Bella la battuta di Don Camillo quando disse che il matrimonio non è una burletta: si fa in cinque minuti, ma dura tutta la vita. Infatti. Perché il matrimonio deve nascere proprio per durare tutta la vita! Il matrimonio cristiano deve durare tutta la vita e proprio per questo abbiamo bisogno di un sacramento. Queste cose non ce lo dicono più, ma è così. Ben vengano allora un po’ di nozioni semplici semplici sul matrimonio, perché partire con le idee chiare è buona cosa. Ma anche continuare (dopo anni) con le idee chiare è buona cosa. Mi faccio aiutare dal Catechismo di San Pio X per la sua semplicità e immediatezza, perché io non saprei proprio essere così chiaro.

830 D. Che cosa é il sacramento del Matrimonio?
R. Il Matrimonio e un sacramento, istituito da nostro Signore Gesù Cristo, che stabilisce una santa ed indissolubile unione tra l'uomo e la donna, e dà loro la grazia di amarsi l'un l'altro santamente e di allevare cristianamente i figliuoli.

831 D. Da chi fu istituito il Matrimonio?
R. Il Matrimonio fu istituito da Dio stesso nel paradiso terrestre, e nel nuovo Testamento fu elevato da Gesù Cristo alla dignità di sacramento.

833 D. Perché si dice che il vincolo del matrimonio é indissolubile?
R. Si dice che il vincolo del matrimonio è indissolubile ossia che non si può sciogliere se non per la morte di uno dei coniugi, perché così ha stabilito Dio fin da principio, e così ha solennemente proclamato  Gesù Cristo Signor nostro.

835 D. Fra i cristiani dunque non vi può essere vero matrimonio che non sia sacramento?
R. Fra i cristiani non vi può essere vero matrimonio che non sia sacramento.

836 D. Quali effetti produce il sacramento del Matrimonio?
R. Il sacramento del Matrimonio:
   1. dà l'aumento della grazia santificante;
   2. conferisce la grazia speciale per adempiere fedelmente tutti doveri matrimoniali.

840 D. Che intenzione deve avere chi contrae matrimonio?
R. Chi contrae matrimonio deve avere l'intenzione:
   1. di fare la volontà di Dio, che lo chiama a tale stato;
   2. di operare in esso la salute dell'anima propria:
   3. di allevare cristianamente i figliuoli, se Dio concede di averne.

841 D. In qual maniera gli sposi devono disporsi per ricevere con frutto il sacramento del Matrimonio?
R. Gli sposi, per ricevere con frutto il sacramento del Matrimonio devono:
1. raccomandarsi di cuore a Dio per conoscere la sua volontà, e per ottenere da lui quelle grazie,  che sono necessarie in tale stato;
2. consultarsi coi propri genitori prima di farne la promessa, come lo esige l'ubbidienza e il rispetto dovuto ai medesimi;
3. prepararsi con una buona confessione, anche generale, se fa bisogno, di tutta la vita;
4. schivare ogni pericolosa familiarità di tratto e di parola nel conversare insieme.
  
842 D. Quali sono le principali obbligazioni delle persone congiunte in matrimonio?
R. Le persone congiunte in matrimonio devono:
1. custodire inviolata la fedeltà coniugale e diportarsi sempre cristianamente in tutto;
2. amarsi scambievolmente sopportandosi a vicenda con pazienza, e vivere in pace e concordia;
3. se hanno dei figliuoli, pensare seriamente a provvederli secondo il bisogno; dar loro una
cristiana educazione; e lasciare ad essi la libertà di scegliere quello stato a cui da Dio sono chiamati.

(dal Catechismo Maggiore di San Pio X, Parte IV Dei Sacramenti, Capo IX. Del Matrimonio).


Giorno dopo giorno...


Molto spesso mi capita di vivere la giornata con il massimo del disinteresse, con la stessa partecipazione cioè con cui si attende un autobus. Oppure di rotolare dentro di essa senza accorgermi delle persone intorno o di quello che mi capita. Altre volte col dubbio se sono stato presente tanto che le persone mi hanno potuto vedere. Altre volte ancora di viverla come se ce ne fossero ancora altre mille miliardi da venire…; e il brutto che mi capita di vivere più volte così che da persona normale. E dico persona normale perché una persona normale si ricorda di essere una creatura, cioè creata da un Creatore e che dunque la vita—che non c’è per caso—è una faccenda molto seria e non può essere lasciata a sé stessa, come fosse in balia del vento. Il mondo poi è fatto in un certo modo, perché così deve funzionare (quel Creatore così l’ha fatto). Nessuno innanzitutto ci garantisce quanti giorni avremo ancora da passare qui (pensate che quelli del ponte Morandi, o dell’Hotel di Rigopiano, o i terremotati dell’Umbria sapevano cosa sarebbe avvenuto quel giorno?). Ogni singola giornata va cioè vissuta pienamente, perché essa è un dono di Dio e potrebbe essere anche l'ultima. Ma soprattutto se siamo creature allora abbiamo un destino (una mèta finale) da raggiungere: la nostra santità e la nostra salvezza. Dobbiamo camminare, giorno dopo giorno, sapendo quale direzione dobbiamo tenere. Meglio se questa sia quella giusta. E’ vero che la nostra umanità ci dice di comportarsi in quel modo, e non ci viene naturale ricordarsi di essere creature. Se l’istinto però ci ordina così, la ragione (che deve sempre dominare sia l’istinto che l’emozione) ci deve rammentare qual è la cosa più importante.
Il Pio


Vita e fede



Paolo VI sosteneva che «La dissociazione che si constata in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo...» (Gaudium et Spes, n 43). Cioè in molti la vita concreta di tutti i giorni va da una parte e la fede dall’altra. La fede non illumina e comprende il lavoro, la famiglia, lo sport... Come dire anche che la fede spesso non c’entra nulla con il lavoro, la famiglia, lo sport… e tutti gli altri particolari della vita quotidiana: sono mondi paralleli pur facendo parte della stesa unica persona. Invece la fede è sincera se ci fa mettere costantemente Gesù al centro della vita, al centro di tutte le cose. Paolo VI promulgò la Costituzione apostolica Gaudium et Spes da dove ho tratto quella frase dell’inizio, nel dicembre del 1965. Oggi purtroppo constaterebbe che in moltissimi manca proprio quella fede che allora vedeva dissociata, infatti le uniche preoccupazioni e gli ideali oggi sono solo quelli materiali delle vita quotidiana. Nella vita di tutti i giorni, è completamente assente la fede. Non per una dissociazione tra vita e fede (per assurdo andrebbe detto "magari fosse!" almeno un rimedio ci sarebbe), ma perché proprio non c’è la seconda, non è stata trasmessa (dopo il 1965 c’è stato il 1968…). La fede si acquisisce con l’ascolto o con la testimonianza di buoni cristiani, segno questo che questi non sono poi molti. Che fare? i buoni cristiani che ancora ci sono mettano sempre Gesù al centro della loro vita (evitino con tutto il cuore quella dissociazione di Paolo VI) e cerchino di non aver paura e di testimoniare in ogni occasione opportuna e inopportuna, la propria fede. E tutti insieme preghiamo il Buon Dio—non possiamo fare altro—che faccia tornare la Fede sulla terra.

Il Pio

Don Bosco / 12



«Fintantoché non andiate volentieri a confessarvi ed a comunicarvi, e finché non vi piacciono i libri divoti e i divoti compagni, non crediate di avere ancora una sincera devozione» (Ricordi ai giovani);

«Ti sei totalmente dedicato alle missioni, che è quanto dire: hai abbandonato tutto per consacrarti al Signore ed al guadagno delle anime» (MB XV,28);

«Il Signore moltiplica il tempo per coloro che lo servono» (MB IV,526);

«Un libro cattivo è una peste che ammorba molti giovani» (MB XVII,198);

«Tenetevi pur sicuri dell’eterna salute, purché corrispondiate alle grazie che Dio ci fa continuamente» (MB II,157);
«Qualora un direttore non potesse far altro e ottenesse che ciascuno eseguisca bene la parte che gli è assegnata, farebbe già molto» (MB XIV,44);

Certe concessioni con l’andare del tempo diventano un diritto, che può produrre spiacevoli conseguenze» (MB XIII,399);

«Ci sia il vero zelo, sì ... ma sempre pacatamente, con dolcezza, con pazienza» (MB III,456).

Vigilate!






1. Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete le vostre fiaccole e non sciogliete le cinture dai vostri fianchi, ma state preparati perché non sapete l'ora in cui il nostro Signore viene. 

2. Vi radunerete di frequente per ricercare ciò che si conviene alle anime vostre, perché non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede se non sarete perfetti nell'ultimo istante.
3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi, e la carità si muterà in odio.

(Da Didachè, capitolo 9, punti 1, 2, 3).

Il nostro libero arbitrio



Libertà e responsabilità


1731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.

1732 Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito.

1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato.
1734 La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l'ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti.

1735 L'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

(Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte terza la vita in Cristo. Sezione prima la vocazione dell'uomo: la vita nello spirito. Capitolo primo, la dignità della persona umana)

Progetto straordinario


Quando la fede tornò a essere interessante nella mia vita, mi colpivano le frasi del tipo: «Dio ha un progetto straordinario su di te» o simili, perché non le capivo. Alzando lo sguardo vedevo infatti criminali, gente assolutamente cattiva oppure che stava male dall’infanzia o legata alla propria carrozzella, situazioni tremende, tanta sofferenza, tanta malignità,… come poteva essere vero che su ognuno di noi ci fosse un progetto stupendo, mi chiedevo. E quella frase non la sentivo vera. Poi gli anni mi hanno suggerito che il “progetto straordinario” non significasse solo stare bene e senza preoccupazioni mondane; e che c’è il libero arbitrio e possiamo dunque aderire o meno al disegno di Dio; poi il Signore ti può sempre riprendere all’ultimo momento. E ancora, anche sopra una carrozzella o legato da qualche malattia, il progetto di Dio si può esplicitare comunque. E il progetto di Dio è quello di portarci in Paradiso, farci divenire santi, facendoci passare su qualsiasi tipo di strada o con qualunque situazione o attraverso quali e quante traversie. E per essere santi che dobbiamo dirigere ogni singolo atto della nostra vita. Cosa opportuna dunque è cercare di capire se stiamo seguendo quel progetto (ben sapendo che non tutti sono ripresi all’ultimo minuto) e in caso di dubbi non si deve buttare il carro all’aria, ma fare in modo che davanti al Tribunale di Dio abbiamo qualche argomento da portare a nostro favore: e sappiamo cosa gradisce Nostro Signore. Perché se non andiamo in Paradiso (anche passando prima per il Purgatorio) si va all’Inferno e qui non si sta bene sicuramente e ci si sta per l’eternità.

Il Pio

Anticristo: loro hanno scoperto l’inganno


Oggi sempre più spesso si sente parlare di venuta dell'Anticristo come fatto attuale. Il Catechismo così lo definisce «675. Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne». Alla luce di questo valutiamo la realtà intorno a noi. Siamo come quelli che restano fedeli alla fede Cattolica. Ben venga allora la descrizione dell’affresco del Signorelli che si può ammirare nel Duomo di Orvieto e che vedete in alto. L'Anticristo viene raffigurato dal Signorelli in primo piano mentre predica alla folla da sopra un piedistallo. Esso, nelle fattezze, è simile a Gesù Cristo ma (ha uno sguardo cattivo, e ndr) viene mosso dal demone che sta al suo fianco e che gli detta precisi ordini all’orecchio, guidandogli i gesti in modo assai disarticolato, come se fosse inanimato (si noti a tal proposito il braccio sinistro di Satana che si sostituisce completamente a quello dell’Anticristo). Esso è attorniato da molta gente, dislocata in vari gruppi, che ha offerto lussuosi doni e generose elargizioni, apparendo già irrimediabilmente corrotta dai suoi discorsi. Nella zona a sinistra appaiono scene di grande degrado: un uomo sta compiendo un’efferata strage, una giovane donna sta ricevendo soldi dopo essersi prostituita con un anziano mercante, mentre altre figure di basso rango sono in atteggiamenti di pura spavalderia. Dietro alla scena principale, in uno sfondo molto spazioso in cui spicca un enorme edificio in stile classicheggiante (secondo alcuni, una rappresentazione del tempio di Salomone a Gerusalemme), appaiono altri raggruppamenti di personaggi e soldati neri… Anche in secondo piano si consumano scene orrende ed altri eventi fenomenali, legati al messaggio dominante con la stessa vivace ed intensa forza narrativa. A destra, di fronte al tempio, l’Anticristo decide le esecuzioni capitali dei due “testimoni” Enoch ed Elia, mentre nella zona centrale sta compiendo un miracolo facendo risorgere un morto per rafforzare agli occhi del gruppo la sua falsa identità.Più sotto, verso destra, un gruppetto di religiosi che dopo aver consultato le Scritture scoprono l’inganno del falso personaggio e si stringono in preghiera, rendendosi anche conto, probabilmente, delle orrende vicende future. Infine, sulla sinistra, compare la narrazione che chiude delle vicende dell’Anticristo, dove l’Arcangelo Michele, scendendo dal cielo, lo trafigge in pieno con la spada, facendolo precipitare a testa in giù, mentre invia raggi infuocati uccidendo i suoi seguaci… I due personaggi all’estrema sinistra, con vesti scure, sono stati identificati in Luca Signorelli e il Beato Angelico (la spiegazione dell'opera è tratta da https://www.frammentiarte.it/).


Il Pio

Idiozia.

  C’è un Potere immondo che mette tutti noi sotto una cappa tenebrosa, triste e cattiva. Ci dice come dobbiamo parlare, cosa dobbiamo deside...