Etichette

Indignazione ideologica e indignazione popolare.


Esistono due tipi di indignazione, quella ideologica(o politica) e quella popolare (o reale). Se sei di sinistra ti indigni solo se un migrante viene malmenato da un italiano; se se di destra ti indigni solo se un migrante picchia un italiano. E sarei anche sicuro di poter affermare che sia a quello di destra che a quello di sinistra non importi minimamente né del migrante nè del bianco entrambi malmenati, né di fare il possibile per risolvere il problema dei pestaggi, perchè l’importante è indignarsi innanzi all'opinione pubblica, poi si torna nella propria casa blindata e allarmata, con la scorta sotto, perché non vi entrino né i migranti, né gli italiani. Questa è dunque l’indignazione ideologica (o politica) e si capisce chi siano i soggetti che ce l’hanno (e che valore essa abbia davvero). L’indignazione popolare (o reale) è quella che non va sui giornali o sulle televisioni. In televisione ad esempio ci va sempre quella che urla come una matta o ci vanno solo quelli che litigano, e sui giornali scrivono solo le firme importanti che hanno peso (anche se spesso non si sa che dicono). Non so dire se ci si può fidare sia della matta che urla che della bella firma. Con le dovute riserve e i dovuti filtri, l’indignazione popolare (o reale) la trovi facilmente sui cosiddetti social dove uno scrive liberamente e nessuno lo deve vagliare, oppure in giro per la strada, davanti alla macchia del caffè in ufficio... E si può notare da questa indignazione, come tantissima gente non ce la fa più di questo Stato inesistente, indifferente, divenuto ormai terra di conquista, dove chiunque può entrare e fare il comodo proprio, dove terroristi spietati con sei ergastoli sul proprio capo, sono già liberi dopo poco più di un decennio in carcere e dove dopo due mesi dalle elezioni non si riesce a avere un Governo. Questa indignazione ha raggiunto livelli altissimi, ma non fa notizia perché quella che si conosce è quella ideologica (o politica). Parlando di queste cose molti mi hanno detto: «bisogna andare in Piazza!»; il fatto è che in Piazza ci siamo andati diverse volte, a esempio, contro la così detta legge Cirinnà ed eravamo pure tanti. La legge è passata: ed eravamo moltissimi a chiedere che non passasse. Negli anni ’70 pure ci andavano in Piazza, prima a piedi, poi con le pistole e le bombe. Pistole e bombe che per molti giovanotti di “buon” cuore, possono essere stati i frutti dell’indignazione ideologica. Comunque non è servito a niente, nè la Piazza nè le pistole. Anzi, a pensarci bene, forse quelli che prima governavano erano meglio di quelli di oggi. Non serve a nulla andare in Piazza. Non serve a nulla una politica di tal fatta. E questo perché l’uomo ha il Peccato originale, tende a fare il male per la sua natura corrotta. Solo la fede in Dio e i sacramenti possono limitare gli effetti di questo nostro “vizio” di fabbrica. Oppure un grandissimo amore per la propria terra e per il popolo, un rigorismo per le regole e per l’onore, come il capitano che affonda con la propria nave con un gesto da statua del Risorgimento, ma che, come tutti i sentimenti che non sono fondati su Qualcosa di solido, a mio avviso, non può durare alla lunga e alla fine prevarrà sul nostro buonismo da statua del Risorgimento, etc. l’avarizia, il potere, la lussuria… i tre lacci, cioè con cui il Demonio ci lega a sé: peraltro sempre gli stessi dall’inizio del mondo. Si metta sempre a bilancio che c’è ininterrottamente la presenza del porco di Satana che fa di tutto per corrompere gli animi e farci stare più male. Concludo: né la politica, né il buonismo, né le bombe e le pistole, né l’andare in Piazza o mettersi in politica potranno mai cambiare sostanzialmente le cose e renderle più umane. Ciò che può cambiare tutto è Chi ha fatto tutto (anima, carne e terra). Nostro Signore Gesù Cristo. E’ bene rivolgerle a Lui le nostre preghiere per l’Italia e—soprattutto—per la nostra anima.

Il Pio

I grulli

Se uno ne parla in questo tono è indubbiamente un razzista e comunque non è un cristiano. Anche se oggi solo il primo è un gravissimo atteggiamento, un disvalore, il secondo invece è un valore (anche per i cristiani stessi: pensate a come stiamo messi!). Però se ne deve parlare, perché prima o poi succederà. La vita e soprattutto la nostra religione ci richiamano a essere seri, uomini veri, a vivere eroicamente in ogni istante e in ogni occasione e non a passare tutto il giorno dentro al cellulare, a chattare, in palestra, per il fisico, per i soldi, per le vacanze, a ridere sguiatamente,a cercare locali serali energizzanti, dimentichi di tutti e di tutto. (Cosa diremo davanti al Tribunale di Dio se abbiamo passato una vita tutta così). Scusate me ne sono passato, riprendo il discorso. Dagli inizi degli anni ’90 l’Italia ha subìto tre imponenti invasioni: quella degli albanesi, quelli dei romeni, quella degli africani e poi se proprio vogliamo essere precisi sul tema, ancorché in misura minore, anche quella dei cinesi, indiani, pakistani, eccetera… Abbiamo cominciato a sentire parlare, negli ultimi anni, di mafia cinese e di quella nigeriana come ferocissime e non ho ancora capito se queste sono o meno peggiori delle mafie nostrane che sono ad altissimi livelli criminali. Con queste invasioni anche l’ordine pubblico sicuramente ne ha risentito. E fino a qui mi sono limitato a narrare la storia in maniera asettica, non sono miei giudizi personali, non è ideologia politica, sono solo fatti certi che stanno sotto gli occhi di tutti (per chi non li ha foderati di fette di prosciutto politico): non è razzismo e io allora posso definirmi tranquillamente un non razzista (cioè, potete continuare a leggermi). E’ poi certissimo: tra tutta la gente che è entrata nel nostro Paese ci sono tantissime ottime persone, affidabilissime, serissime, brave lavoratrici, moltissime anche migliori di noi… e pure questa è storia e non ideologia. La causa di quanto sopra viene indubbiamente da tutti i nostri governanti degli ultimi trent’anni che si sono comportati da esseri vili e senza onore, hanno pensato più ai fatti loro, disinteressandosi del popolo italiano, lasciato abbandonato a sé stesso (come un “si salvi chi può, noi tanto abbiamo sempre il mezzo per fuggire”): agli elettori costoro, strapieni di soldi, di cariche e di gloria, non hanno mai spiegato perché hanno permesso tutto questo (e, oltre a questo,  tanto altro!), ma ne dovranno rendere conto—anche loro—davanti al Tribunale di Dio a cui dovranno spiegare perché hanno abbandonato il popolo di cui erano divenuti ministri cioè servitori. Cavoli loro, mi verrebbe da dire, ma è bene invece pregare sempre per chi governa. Riprendo l'argomento. Un aspetto però va considerato (e cerco di rimanere sempre nella storia). E’ divenuto altissimo il numero degli islamici (e continua a aumentare) e molti di loro vogliono islamizzare l’Italia (lo dicono loro e non è un sentito dire); dopo ci sono quelli che dicono che non è vero e che loro vogliono solo la pace, ma gli attentati tremendi dietro al grido notissimo, i massacri (sconosciuti ai più) dei cristiani in molte parti del mondo, gli omicidi di chi non si vuole convertire,… non li fanno di certo i cristiani (anche qui è sempre storia, fatti, non giudizi personali: controllate pure). Forse—e sottolineo forse—tra qualche anno potremmo subire (Dio non voglia!) l’islamizzazione dell’Italia (la terra dei santi, degli eroi, delle bellezze, della Chiesa, che ha insegnato a tutto il mondo a…). E noi che faremo? Noi! Faremo i grulli e diremo che è giusto, noi abbiamo fatto le crociate, una religione è uguale all’altra? Una cosa è certa. Noi cristiani oggi siamo tanto  mosci, deboli, senza spina dorsale: abbiamo una fede fiacca, una fede non c’entra con la vita, non c’entra con la realtà, non la modifica, non la permea... (come invece è avvenuto per due mila anni fino al 1965) e questo è successo grazie anche a certi ministri della Chiesa (e anche loro qualcosina la dovranno pur spiegare al Tribunale di Dio). Che faremo quando ci verrà chiesto di non credere più a Gesù? Faremo i grulli? I moderni, i progressisti? Saremo pronti a dare la vita per Gesù? Cominciamoci a pensare, ancora un altro po’ di tempo forse lo abbiamo. Io dal canto mio sono tanto preoccupato, perché anche io finirò presto o tardi davanti al Tribunale di Dio e non so cosa mi dovrò inventare per ottenere almeno la condizionale.

Il Pio

Risposta non c’è!






Il cambio di rotta è più o meno avvenuto tra la fine degli anni sessanta e l’inizi degli anni settanta, silenziosamente, sommessamente, ma dopo poco, il piano è divenuto assai inclinato per cui moltissimi sono rotolati in modo sempre più veloce fino a un luogo in cui non volevano andare all’inizio della svolta e senza sapere di esserci andati; qualcuno però è riuscito a tenersi con molto sforzo e senza rotolare, al bivio di cui sopra. Ma il numero è talmente esiguo che non fa testo (per il momento). La storia degli ultimi anni io la riassumerei così. «Chi canta prega due volte» diceva Sant’Agostino e questo è vero, nel bene e nel male però, purtroppo. Quando ero ragazzo, erano proprio gli anni di cui vi ho detto sopra, si cantavano durante la messa queste canzoni che vi dirò adesso. Il ritornello di una di queste faceva così «Se qualcuno ha dei beni in questo mondo e chiudesse il cuore agli altri nel dolor, come potrebbe la carità di Dio rimanere in lui?». Un’altra sulle note di Blowin in the Wind di Bob Dylan faceva cantare tutti, preti e laici, con chitarra al seguito, davanti a Gesù crocifisso (!): «Risposta non c’è o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà» la risposta di cui si parla qui era quella per i cannoni che sparano, per i bimbi innocenti che muoiono, e anche per «quanto giovane sangue versato sarà finché un’alba nuova verrà?» (Era questa forse “il sol dell’avvenir”?). «Risposta non c’è o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà». Sono sempre quelle le frasi che si ripetono da decenni, senza noia. Cioè: davanti a Gesù crocifisso, che è la risposta chiara a tutte le domande,  tutti cantavano con trasporto quel ritornello. Si diceva più volte per anni e anni che la risposta non c’era o forse sì, boh, chissà, nel vento caduta sarà: il relativismo più spietato e malposto! E poco prima si era cantato un canto socialisteggiante (sempre in chiesa, lo ricordo) per cui se il ricco chiude il proprio cuore agli altri nel dolor, la Carità di Dio non rimane in lui. Ma se invece fosse il povero—mi chiedo—a chiudere il cuore agli altri nel dolor (può succedere, anzi succede) cosa succede: la carità di Dio rimane o non rimane in lui? Questa domanda però nessuno si pose (anche questa caduta nel vento sarà!). L’assioma è sempre il solito, il ricco è sempre cattivo, il povero è sempre buono: ma questo però è Marxismo puro, non è il cristianesimo che ci ha spiegato Gesù. Gesù ci ha detto ben  altro e di più profondo e questo ha a che fare con la vita di tutti i giorni. Ci ha detto poi che tutti possiamo diventare santi, pur coi nostri limiti e difetti… Tito, il ladrone crocifisso assieme a Lui, dopo una sincera confessione, finì in Paradiso, prima ancora della Madonna e di tutti gli altri santi del passato. E il beato Pier Giorgio Frassati di famiglia ricchissima e potentissima è in Paradiso come beato. Senza distinzione di volume del conto corrente bancario. Gesù ci ha detto di passare attraverso la porta stretta, ci ha detto di amare il prossimo come noi stessi, ha fondato la Chiesa… L’errore è pericolosissimo perché fa deviare tanta gente in perfetta buona fede che poi si perde. Io e la mia generazione siamo stati allevati con quelle canzoni e con me tutti gli adulti e anziani che seguivano la Chiesa, sperando—allora—tutti in grandissime novità (umane). Che però non sono avvenute. Anzi le cose sono peggiorate. Piccolo gregge, è vero siamo quasi tutti dei brocchi, ma se non corono i cavalli di razza abbiamo, l’onere di correre noi.


Il Pio


Il santo delle cause senza soluzione




Se avete bisogno di Grazie, aiuti, sostegni… vi consiglio di pregare un grande santo. Un santo sconosciuto a molti, ma uno dei santi più prolifici nella concessione di miracoli anche se parliamo di cause perse e di casi impossibili. Parlo del “Patrono dei casi disperati, degli affari senza rimedio, del Santo degli impossibili”. E’ sempre bene ricorrere a Gesù, alla Madonna, ai santi, quando abbiamo delle pene, dei problemi, delle difficoltà: è quello che dovrebbe fare sempre un buon cattolico. Mai confidare solamente nelle proprie forze o in quelle dell’uomo. E assolutamente mai confidare nella magia o nei maghi che se non sono truffatori, possono facilmente farci attaccare dal Demonio (che esiste e ci vuole tutti all’Inferno dove si sta malissimo, checché ne dicano i grandi pensatori con la croce addosso). E' bene avere anche un Santo "amico" e "custode". Tutti sanno sicuramente che tra gli Apostoli c’era Giuda Iscariota, il traditore che poi si suicidò. E quando sentiamo parlare di Giuda pensiamo sempre e solo al traditore. Invece tra i Dodici c’era un altro Giuda, Giuda Taddeo, morto martire in Mesopotamia (o forse in Libia) per diffondere il Vangelo. Fu l’estensore anche di una Lettera del nuovo Testamento. Una tradizione un po’ sgarbata dice che siccome tutti pensano a Giuda come al traditore e nessuno vuole pregare un traditore come lui, nessuno pregherebbe Giuda Taddeo per non fare confusione il quale avrebbe molto più tempo libero degli altri santi e può fare così tantissimi miracoli. Non so se è vera, ma è una diceria interessante. Comunque sia da lui le grazie scendono copiose. Dio ha concesso a San Giuda Taddeo poteri straordinari ed è specialmente in casi difficili che il suo mirabile aiuto viene esperimentato. Migliaia di persone invocano quotidianamente il suo intervento e molte loro preghiere sono state esaudite in modo miracoloso, anche quando la domanda sembrava senza speranza. Qualunque sia la malattia, la povertà e la miseria, l'angustia del cuore e dell'anima, perfino la disperazione, la depressione, si può ricorrere a questo grande Santo e chiedere la sua potente intercessione. Per i suoi enormi meriti e forse per riscattare il suo nome così gravemente macchiato è invocato come il santo dei disperati e degli afflitti, il santo delle cause senza soluzione, delle cause perse. In vita fu un uomo appassionato e preoccupato per la purezza della fede e la buona reputazione del popolo cristiano.


Il Pio

Il nemico con la stessa divisa



Rilancio un post di alcuni anni fa. Ma ancora attuale.

Oggi la regola è che bisogna essere pacifisti per essere civili. E, in particolare, il cattolico deve essere strapacifista. Sul pacifismo poi ci si scontra sempre, è un dogma! Ma in effetti, non sta scritto da nessuna parte che Gesù era un pacifista alla Peace and Love. Ma se ci si pensa un attimo, uno può essere pacifista, solo se lo sono tutti gli altri abitanti del mondo. Se ci fossero ad esempio, Stati farabutti che volessero invadere l’Italia per prendersi tutte le nostre risorse, le case, le imprese e volessero anche schiavizzare gli uomini e violentare le donne (cioè le mamme, figlie, madri), a cosa ci avrebbe aiutato essere ferventi pacifisti? A cosa sarebbe servito? Ha giovato e servito proprio a quegli Stati farabutti. Non abbiamo forse il diritto naturale di difenderci o dobbiamo soccombere per forza? I Siriani bombardati da tutte le parti vorrebbero anche loro essere e restare pacifisti, in pace nelle loro case... Ma restano purtroppo bombardati da tutte le parti. Questa è la realtà e noi a questa ci dobbiamo attenere. Per me il pacifismo è—purtroppo—un’ideologia (peraltro oscure sono le sue origini e poco chiare le ragioni della sua massiccia diffusione), dunque esso è lontano dalla realtà (come tutte le ideologie) e come tale potenzialmente pericoloso. Ma restiamo in tema di guerra (nella speranza e con la preghiera che Nostro Signore non ce ne faccia mai subire una). Fino a che il nemico sta davanti, possiamo dire che restiamo nella normalità di una guerra (per quanto una guerra possa essere dichiarata normale). Ma quando il nemico ha la stessa tua divisa, sta vicino a te da tanto tempo, tu ti fidi di lui perché hai marciato insieme a lui e lui ha sofferto insieme a te, entrambi avete combattuto sotto la stessa bandiera, però appena gli è possibile, senza un motivo chiaro, quello ti spara alla schiena e dà indicazioni al nemico per insinuarsi nella tua posizione e conquistare il luogo che dovevi difendere: questo non è più normale, ma diventa un tradimento, una viltà, una carognata. L’immagine che vedete sopra è il nuovo Catechismo per ragazzi delle edizioni Salesiane: mostra in copertina una coppia di uomini (inequivocabilmente maschi con tanto di barba e baffi) con due bambini (inequivocabilmente una famiglia). E il Gesù raffigurato è assomiglia un po’ a Conchita Wurst (quello che si maschera da donna, con una bella barba e che disse pubblicamente "siamo inarrestabili"). L'edizione è dei Salesiani. I Salesiani, per intenderci, sono stati fondati da san Giovanni Bosco, come i Gesuiti peraltro da sant'Ignazio di Loyola (e San Francesco Saverio): tutti quanti questi santi straordinari e cattolicissimi. Il numero uno di questi ultimi, sostiene che il diavolo è solo una figura simbolica (dunque non esiste) e che e quello che c’è scritto nel Vangelo non è certo, perché i registratori ai tempi di Gesù, non c’erano. A chi gioveranno mai queste affermazioni? Sant’Ignazio di Loyola che ne penserebbe di questo suo successore? E san Giovanni Bosco lassù dal Paradiso che ha allevato migliaia di ragazzi proprio alla luce di una educazione cattolica e del catechismo, con letture che non uscivano mai dal seminato cristiano, sarà contento di vedere a chi sono oggi affidati i “suoi” ragazzi?
Il Pio 

Una favola, forse, ma vera




Spesse volte ci chiediamo perché mai nel mondo comandano i cattivi, la violenza è esagerata, il male vince sempre sul bene, le ingiustizie sono all’ordine del giorno. Le malattie, le guerre, la morte… Sofferenza, lavoro, disuguaglianza… tutti hanno la ricetta per risolvere i problemi del mondo, ma all’atto pratico queste soluzioni si rivelano sempre inadeguate o limitate. Alla fine tutti sfociano nel vittimismo autolesionistico e stabiliscono con certezza morale: «non può esistere un Dio in un mondo come questo (Lui non avrebbe permesso che..., non avrebbe potuto accettare che...)» e il discorso finisce qui. Invece è proprio la Chiesa a dare la risposta e la spiegazione è vero più semplici, quasi una favola, ma al tempo stesso è proprio quella favola (che comunque non è tale) che fa comprendere la ragione dei disastri sopra elencati e degli altri peggiori che arriveranno (se non ci convertiamo e crediamo al Vangelo). La “favola” del Peccato Originale. Noi tutti, sin dall’inizio della storia, nasciamo con questo Peccato che riceviamo incorporato alla nostra natura umana, dunque come un vizio di fabbrica che ci terremo per tutta la vita; il Battesimo ce lo cancella è vero, ma gli effetti sono per tutti una tendenza costante al male. Questa tendenza al male, al peccato, se non corretta e sostenuta dai sacramenti e da una vita cristiana non fa che peggiorare questo vizio e il risultato lo vediamo oggi come l’hanno visto ieri i nostri nonni. Vi ripropongo il passo della Genesi che cita questo momento. Perché potrebbe far pensare “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero (della conoscenza del bene e del male, ndr) che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male»”. Eh già, diventare come Dio, poter decidere ciò che è bene e ciò che è male (avere una morale che stabilisco io) , non aver bisogno di niente e nessuno, soprattutto nemmeno di Dio è un desiderio tipicamente umano (di uomini appunto, col peccato originale. “Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò”. Dio a Adamo e Eva a cui aveva dato tutto il mondo, una cosa solo gli aveva chiesto di non fare e quella hanno fatto: non siamo così; gli piaceva e l’hanno fatta. “Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino” . Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato»” altro particolare dell’uomo è che la colpa è sempre di un altro mai la sua, qui la cosa è davvero straordinaria è colpa della donna che Tu mi hai dato, come dire io non c’entro nulla: Dio ed Eva mi hanno fatto sbagliare. “Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»” Anche Eva non scherza in questo senso: ma che vuoi da me? Non ho fatto nulla: mica è colpa mia, il serpente mi ha ingannata, Siamo proprio così. E ora seguono tutte le conseguenze causate dal peccato dell’origine “Allora il Signore Dio disse al serpente: sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Alla donna disse: i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita (da Genesi 3, 1-24)». 

Il Pio



Una favola, forse, ma vera



Spesse volte ci chiediamo perché mai nel mondo comandano i cattivi, la violenza è esagerata, il male vince sempre sul bene, le ingiustizie sono all’ordine del giorno. Le malattie, le guerre, la morte… Sofferenza, lavoro, disuguaglianza… tutti hanno la ricetta per risolvere i problemi del mondo, ma all’atto pratico queste soluzioni si rivelano sempre inadeguate. Chiacchiere di legionario. Alla fine tutti sfociano nel vittimismo autolesionistico e stabiliscono con certezza morale: «non può esistere un Dio in un mondo come questo (Lui non avrebbe permesso che..., Lui come fa ad accettare che...)» e il discorso finisce qui con l'assioma finale e liberatorio che di un dio così, se mai esistesse, che ci facciamo? Invece è proprio Dio a dare la risposta, una risposta che abbiamo sotto il naso dall'inizio del mondo. Lo so oggi quella risposta a molti appare piuttosto una favola e come tale incredibile. La "favola" del Peccato originale: l'unica però che spiega tutto. Noi nasciamo con questo Peccato che riceviamo incorporato alla nostra natura umana, come un vizio di fabbrica; il Battesimo ce lo cancella è vero, ma gli effetti devastanti restano e sono per tutti noi la tendenza costante al male e al peccato. Questa tendenza, se non viene  imbrigliata dalla Grazia, dai sacramenti, dalle preghiere, dalla volontà e da una vita cristiana (situazioni tutte che ne  attenuano la portata)  peggiora progressivamente e il risultato lo vediamo oggi come l’hanno visto ieri i nostri nonni. Vi ripropongo il passo della Genesi che racconta questo momento che rappresenta molto bene la nostra umanità all'inizio fino a oggi. “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero (per la conoscenza del bene e del male, ndr) che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangi. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino” . Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato»”; “Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»". Alla fine nessuno di loro aveva colpa, proprio come facciamo noi: per Adamo la colpa era della donna che Dio gli aveva dato, per Eva la colpa era del serpente (potremmo aggiungere che Dio aveva creato, anche se non sta scritto sulla Bibbia). La nostra religione ci insegna che le colpe si pagano sempre o in terra o nell'aldilà. Alla giustizia umana possiamo scappare, a quella divina mai. "Allora il Signore Dio disse al serpente: sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Alla donna disse: i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. ...
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita (da Genesi 3, 1-24)».
Il Pio

L'anima appesantita


«Occorre dunque premettere per quali cause il Signore ha dichiarato che l’anima si appesantisce. Egli infatti non ha indicato gli adulteri, non le fornicazioni, non gli omicidi, non le bestemmie, non le rapine, di cui nessuno ignora la colpevolezza mortale e la conseguente dannazione; Egli indicò invece la crapula, l’ubriachezza e le preoccupazioni, ossia le sollecitudini del mondo. Tali eccessi nessun uomo di questo mondo li evita e li giudica dannabili al punto che alcuni, mi vergogno a dirlo, che pur si reputano monaci, si lasciano implicare dagli stessi abusi, come se si trattasse di elementi innocui e perfino utili. E benché questi tre abusi, ora richiamati secondo il loro senso letterale, appesantiscano l’anima, la separino da Dio e l’abbassino fino a terra, tuttavia riesce facile evitarli specialmente da parte nostra, di noi, intendo, che ci siamo distaccati con una lunga distanza da ogni contatto con questo mondo e ci guardiamo bene, in ogni possibile occasione, dall’immischiarci con le preoccupazioni delle cose visibili, con le ebrietà e con le crapule. Esiste tuttavia una crapula d’altro genere e non meno nociva, e un’ebrietà spirituale assai difficilmente evitabile, come pure una preoccupazione e una sollecitudine mondana che assale frequentemente anche noi, nonostante la nostra rinuncia a tutti i nostri beni e l’astinenza dal vino e da tutti i banchetti, e la vita da noi condotta nella solitudine: è di noi che così dice il profeta: “Svegliatevi, voi che siete ubriachi, ma non per effetto del vino” (Gl 1,5: LXX). Ed ecco come parla un altro profeta: “Stupite e meravigliatevi; barcollate e vacillate; ubriacatevi, ma non di vino; barcollate, ma non per effetto di vivande inebrianti” (Is 29, 9). Ora il vino che produce quell’ubriachezza è necessariamente, secondo il profeta, “il furore dei dragoni» (Dt 32, 33: LXX), e allora osserva da quale radice esso proceda: “La loro vite è dal ceppo di Sodoma e i loro grappoli da Gomorra” (Dt 32, 32). Vuoi tu, per di più, conoscere il frutto di quella vite e il germe di quel tralcio? “La loro uva è uva di fiele, e i loro grappoli sono pieni di amarezza” (Dt 32, 32). E questo perché, se noi non saremo purificati e liberati dalle crapule di tutte le passioni, anche senza l’ebbrezza e l’abbondanza di tutte le mense, il nostro cuore continuerà ad essere aggravato da un’ebrezza e da una crapula ancora più dannosa. Infatti, che le preoccupazioni mondane possano talvolta sorprendere anche noi, che pur non ci immischiamo con la condotta del mondo, viene comprovato con ogni evidenza dalla regola degli anziani: essi hanno affermato che quanto eccede la necessità del vitto quotidiano appartiene alle preoccupazioni e alle sollecitudini secolari. Così, per esempio, nel caso che il lavoro compensato con un soldo, possa servire a coprire le necessità del nostro corpo, sarebbe male pretendere di occuparci in un lavoro e in una fatica più lunga allo scopo di assicurarci il guadagno di due o tre soldi. Così pure, se ci è sufficiente essere coperti con due tuniche, rispettivamente per il giorno e per la notte, noi faremo male a disporne di tre o di quattro; e ancora, se è sufficiente avere una o due celle, sarà male procurarne, indotti da ambizione e larghezza secolare, procurarne quattro o cinque e, in più, renderle tutte adorne e più larghe di quanto comporti l’uso comune. In tutti questi casi noi dimostriamo di nutrire, nei limiti del possibile, delle preferenze per la passione tutta propria delle voglie mondane».


(Le Conferenze spirituali di Giovanni Cassiano.Conferenza IX: L'Orazione- Prima parte)

Silentium!

Io penso sempre che se devo andare a messa, devo arrivare puntuale, prima sarebbe meglio. Ma non per un malposto moralismo, un precisismo oltremisura, ma per il fatto che ho un appuntamento con Gesù e devo arrivare, almeno almeno, in orario: arrivare tardi per me è una maleducazione verso Gesù. Se fosse stato un colloquio di lavoro o il primo appuntamento con la bella fidanzata, quando sarei arrivato? Almeno almeno mezz’ora prima. Per questo un po’ mi intristisco quando vedo tanta confusione durante le messe, tanta distrazione, tanti ritardi, tanti cellulari in agitazione, cappelli in testa ai maschi, parlottii, quando poi la confusione non la crea proprio il sacerdote (quello che la dovrebbe evitare come la peste), e giù dunque applausi perché è il compleanno del nostro Gigetto, prendetevi tutti per mano, leviamole al cielo... Una volta ho ricevuto la Comunione da uno che si era travestito da Elfo. Un’altra volta ho visto, davanti l’altare secchi e sacchi dell’immondizia perché il sacerdote doveva parlare della raccolta differenziata (mica della salvezza dell’anima!). Non la faccio lunga. Vi metto qui sotto alcuni spunti che il monaco Giovanni Cassiano (360-435) dà proprio in questa materia. Il brano non è esaustivo, ma per il momento può (spero) essere utile ai tre lettori di questo Blog. «Quando dunque i monaci si riuniscono per le celebrazioni (…) si osserva da parte di tutti un tale silenzio che, pur essendosi radunato insieme un numero così grande di fratelli, a stento si crederebbe che fosse presente qualcuno all’infuori di colui che, levatosi in piedi in mezzo a tutti, comincia a intonare il Salmo. (…) durante l’orazione nessuno si permette di sputare, nessuno si raschia la gola, nessuno tossisce, nessuno sbadiglia per la sonnolenza, a bocca spalancata e con labbra allargate; non sono emessi né gemiti né sospiri che possano recar disturbo ai presenti. Non si ode altra voce, se non quella del sacerdote alla conclusione della preghiera. (…) Quanto poi a colui che per la tiepidezza del suo spirito prega con voce rumorosa o, comunque, emette dalla sua bocca qualcuno di quei suoni di cui in precedenza ho fatto cenno, oppure e più ancora, si fa sorprendere dagli sbadigli, essi lo condannano con doppio biasimo: anzitutto perché egli risulta colpevole, in quanto eleva con negligenza la propria preghiera; in secondo luogo perché con il suo comportamento inconsiderato e rumoroso disturba il raccoglimento di chi, forse ben più intensamente era dedito all’orazione (Giovanni Cassiano Le Istituzioni Cenobitiche – Abbazia di Praglia pagg.84-85». 


Il Pio

Idiozia.

  C’è un Potere immondo che mette tutti noi sotto una cappa tenebrosa, triste e cattiva. Ci dice come dobbiamo parlare, cosa dobbiamo deside...