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Umiltà

«Fratelli, la sacra Scrittura afferma categoricamente: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). Queste parole ci dimostrano che ogni esaltazione denota una specie di superbia, da cui il Profeta ci tiene in guardia dicendo: «Signore, il mio cuore non si inorgoglisce e il mio sguardo non si leva in superbia, non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130,1). Ecco, «se non nutro pensieri di umiltà, se il mio cuore s’inorgoglisce, mi tratterai come un bambino allontanato dal seno di sua madre» (Sal 130,2).
Fratelli, se vogliamo raggiungere la più alta vetta dell’umiltà e arrivare velocemente a quella gloria celeste, che si ottiene con l’umiltà della vita presente, dobbiamo innalzare con le nostre azioni la scala che apparve in sogno a Giacobbe e sulla quale gli angeli salivano e scendevano. Senza dubbio, il loro salire e scendere significa solo questo: con la superbia si scende, con l’umiltà si sale. Questa scala rappresenta la nostra vita quaggiù, che Dio, man mano che il nostro cuore si umilia, innalza verso il cielo. I lati di questa scala sono il nostro corpo e la nostra anima: tra di essi il Signore ha collocato diversi gradini di umiltà e di condotta spirituale, affinché possiamo salirli».

(San Benedetto Da Norcia, Regola, capitolo 7, Edizioni La Scala – Noci)

Democrazia formale e protestantesimo


Il momento attuale è di massima confusione per il popolo. In genere i due pilastri su cui reggersi, in tempo di crisi sono o lo Stato o la Chiesa, e in certi periodi, anche ambedue. Il brutto che entrambi i pilastri si stanno sgretolando. Mi spiego subito perché non vorrei essere frainteso. Parliamo dello Stato. Noi tutti siamo certi di vivere in una Repubblica democratica. Ed è vero. L’Italia è proprio una Repubblica democratica. Formalmente. Nella sostanza? Noi eleggiamo persone che ci rappresentano, è vero. Ma noi scegliamo le persone che ci impongono i partiti (spesso senza avere alcuna voce in capitolo). Ma questi però non li ha nominati nessuno, la cui origine è talvolta una scissione di un partito, talaltra una lite fra due politici, qualche volta la smania di potere di un altro politico,… Da quando ho iniziato a votare il nome e il numero dei partiti è cambiato centinaia di volte. Nessuno sa poi come i partiti fanno le liste da imporre agli elettori e con quali criteri vi vengono messe le persone: se le più brave, le più intelligenti, quelle che vogliono servire davvero la Nazione e il popolo, o semplicemente le più “convenienti”, (a guardare dai risultati…). Oltre a questo, nelle ultime elezioni nemmeno potevamo scrivere sulla scheda il nome di chi volevamo eleggere! A voler tacere del fatto che spesso abbiamo mandato in Parlamento un soggetto, ancorchè a noi del tutto sconosciuto, perché era nel partito “lilla” di cui condividevamo il programma (o anche solo qualche idea) e dopo poco tempo questo si è venduto al migliore offerente e lo abbiamo ritrovato nel partito “indaco” di cui disprezziamo sia il programma che ogni sua singola e minima idea. E’ democrazia? Sì, certo, formalmente è democrazia e dunque non si può dire nulla. Ma si può pensare…

Parliamo ora della chiesa (la scrivo con la “c” minuscola per farmi capire meglio e non confondere nessuno). Recentemente un cardinale ha detto che una parte considerevole della leadership cattolica sta creando un’altra chiesa: una chiesa di tipo relativistico e protestante. Cioè, in poche parole, stanno procedendo dal di dentro a protestantizzare la chiesa di cui facciamo parte. E questo genera nel popolo di Dio una tremenda confusione morale, dottrinale e liturgica. Quanto detto però dal  cardinale non è il classico fulmine a ciel sereno. Quelli che sono più attaccati alla Chiesa e alla Tradizione (purtroppo sono pochi e malvisti da tutti, cattolici e non) se ne erano accorti da anni. La Chiesa non morirà mai—sia chiaro—e le porte degli inferi non prevarranno mai contro di essa («non praevalebunt!»). La Chiesa cattolica è stata fondata da Gesù, da Dio stesso dunque, e le chiavi di Essa, Lui le ha date in mano a Pietro e ai suoi successori e sarà così fino alla fine dei tempi. Ma come i Parlamentari che cambiano casacca e si vendono al migliore offerente, così capita di venire a conoscenza di gente chiamata a guidare il “gregge” sulla strada di Dio, che è la dottrina e il catechismo, verso la salvezza, fare invece altro: cambiare la dottrina con interpretazioni pazzesche e pericolose, confondere il popolo con consigli salottieri, annacquare il catechismo, preferire gli onori del mondo… La Chiesa non crollerà mai, ripeto, perchè le fondamenta sono su Dio, ma quanta gente si perderà in questa tremenda confusione causata da chi deve invece fare chiarezza? La chiesa non deve andare col mondo, ma guidare il mondo, illuminare il mondo con il suo tesoro che deve conservare come la perla più preziosa che c'è, anche a costo della vita.

Per concludere. A dire il vero dello Stato mi interessa poco, come esso si interessa poco o niente di noi (e questo lo dico con tanto dolore). Continuerò certo a obbedire alla sue leggi e a fare tutto quello che mi impone. Ma col sentimento di uno che è governato da uno Stato invasore. Non è stato certo il popolo a creare l’enorme e insormontabile divario che ormai esiste fra politica e classe dirigente da un lato e gente comune dall’altro. Della Chiesa invece mi interessa e mi preoccupo di più. C’è un affresco del Signorelli, La Venuta dell’Anticristo, nel Duomo di Orvieto (lo vedete nella foto in alto) in cui si vede al centro, proprio dietro la figura dell’Anticristo che ha apparentemente il volto di Gesù (ma lo sguardo è cattivo), attorniato da numerosi fedeli, un gruppo 
isolato di sacerdoti e di gente comune che alla luce delle scritture, della Dottrina, del Catechismo e della Tradizione, capiscono l'inganno e il male che quello sta dicendo, se ne distacca e non lo segue. Dobbiamo andare dietro a questi. Dobbiamo creare comunità in cui la fede vera in Gesù può essere conservata e diffusa.
Il Pio

Tanto per intenderci…


Se una donna ammazza una donna è omicidio. Se una donna ammazza un uomo è omicidio. Se un uomo ammazza una donna è un “femminicidio”, fatto gravissimo, esecrabile, su tutti i giornali e TV, dall’inizio dell’anno ce ne sono stati…

Se un bianco dice a un uomo dalla pelle scura: “sporco negro” è un orribile atto di razzismo, fatto gravissimo, esecrabile, su tutti i giornali e TV… Se un uomo dalla pelle scura dice a un bianco: “sporco bianco” e lo pure prende a calci, è giusto! E’ stato comunque provocato. Dopo secoli di sfruttamento, colonialismo, e poi ricchi e poveri…

Sono solo piccoli e banali esempi. Ma significano una cosa: ci stanno imponendo un modo di ragionare così. Ci stanno imponendo una giustizia così. Cosa molto irragionevole. Cosa molto ingiusta... Cosa molto pericolosa.

Il Pio

Opzione Benedetto


«Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto (Alasdair MacIntyre)». Per la cronaca “Aspettando Godot” è il titolo di una delle più famose opere teatrali di Samuel Beckett, tutta costruita intorno all’attesa del personaggio Godot che però non verrà mai. Godot infatti non appare mai sulla scena e nulla si sa sul suo conto. Questa frase di MacIntyre ha stimolato il nostro Rod Dreher ed è propria grazie a essa che ha creato la Benedict Option. Il Benedetto dell’opzione è naturalmente San Benedetto Da Norcia, fondatore del monachesimo occidentale. Secondo Rod Dreher, infatti oggi noi viviamo proprio come in quei tempi in cui l’Impero Romano, per tutti punto fermo e stabile per secoli, implode e si sgretola. I cristiani allora hanno smesso di puntellare l’Impero, hanno smesso di vivere per l’Impero e hanno creato piccole comunità per meglio vivere le loro tradizioni e la loro fede. Anche oggi, in un mondo che si sta sgretolando sotto tutti i punti di vista, si vive senza radici e senza tradizione e il cristianesimo e la sua cultura stanno dissolvendosi velocemente. Rod sostiene invece che anche oggi, come ai tempi di Benedetto, c’è una possibilità di uscita e che tutto non è perduto per sempre. Se vogliamo sopravvivere al nuovo vento distruttivo, dobbiamo creare comunità di fedeli veri. Comunità che se fondate solo sulle idee sono però destinate a scomparire, se invece fondate sulla realtà, no. Rod dunque è andato alla ricerca di queste comunità, per lui speranza di un nuovo mondo cristiano. È dunque approdato dagli Stati Uniti d’America a Norcia, da quei monaci che sono i diretti successori di San Benedetto. Qui ha incontrato P. Cassian Folsom, fondatore del Monastero. Questi gli disse che a San Benedetto del Tronto c’era gente proprio come quella che lui cercava e erano i Tipi Loschi: «tutti i cristiani del mondo devono vivere come i Tipi Loschi» gli disse seriamente con quella sua voce baritonale. Venne allora nelle Marche e incontrò Marco Sermarini e i suoi amici, vide la scuola, la Contea, Santa Lucia, la Compagnia dei Tipi Loschi, …, solo quarantotto ore in tutto, ma cariche e intense: quello che vedeva era proprio quello che aveva sognato. Per Dreher i Monaci di Norcia e i Tipi Loschi sono un segno di speranza. E come i Monaci a Norcia dopo il terribile terremoto, così tutti noi cristiani dobbiamo ricostruire un mondo distrutto e triste. Dobbiamo soprattutto ricostruire un mondo cattolico. Tutti devono guardare a Norcia e a Santa Lucia per vedere il modo per ricostruire tutto. Rod conclude il suo intervento dicendo che il futuro della fede cristiana si sta costruendo a Norcia dai Monaci e a San Benedetto del Tronto dalla Compagnia dei Tipi Loschi. Il microfono passa poi a Padre Benedetto Nivakoff, dei Monaci di Norcia che inizia con una simpaticissima battuta: « Rod è una difficoltà per la virtù di umiltà dei monaci! ». Sotto alla bellezza che si vede c’è un grande lavoro e un grande sacrificio che spesso non si conoscono e non si vedono. Per arrivare a ciò che uno vede ci vogliono sacrifici, molto lavoro, ci vuole la croce di accettare le sofferenze. Cioè: la Bendict Option di Rod Dreher non arriverà a noi come la manna dal Cielo, per giungere a esercitarla ci vuole fatica. Secondo P. Benedetto la Compagnia dei Tipi Loschi riesce a esprimere l’Opzione Benedetto a San Benedetto del Tronto che è diversa da Norcia, tutta dentro le mura. Ha anche ricordato che i Tipi Loschi sono stati spesso per i monaci fonte di consolazione, ad esempio quando ancora non avevano chiaro se andare avanti con la messa tridentina e si sono visti catapultati, in massa, dentro la loro Chiesa, proprio la mandria dei Tipi Loschi. San Benedetto da Norcia ha detto che c’è differenza fra chi lascia per paura e chi lascia per amore di Dio. Nella vita del monaco questo però è un cammino che dura quaranta, cinquanta anche sessanta anni. Rod Dreher, infine sollecitato da una domanda ha concluso dicendo che oggi abbiamo una scelta da fare e la dobbiamo fare. O far finta che i problemi non ci sono e che tutto va bene, oppure andare controcorrente costi quel che costi; ecco dunque l’opzione: o far finta di niente e andare avanti o vivere da cristiani e prendere sul serio la Fede e la nostra Tradizione. Abbiamo bisogno di un nuovo S. Benedetto e creare minoranze creative, per ripartire e portare avanti la Chiesa.

(Sintesi della Conferenza di Rod Dreher e Padre Benedetto Nivakoff, The Benedict Option – A strategy for Christian in a post – Christian Nation, 28 giugno 2017, 
in occasione della Festa del beato Pier Giorgio Frassati, San Benedetto del Tronto, Santa Lucia, La Contea)

Qualcosa possiamo fare. Inadimplenti non est adimplendum.


Non è un’idea mia, ma la riprendo volentieri e la propongo per la nostra situazione. Ormai tutti abbiamo chiaro in che mani stiamo. In particolare che razza di tipi siano i proprietari di quelle mani. Dal più piccolo comune fino al Governo, passando trasversalmente negli ultimi quaranta anni, chi ci governa è stato sempre uguale, anche se la sua bandiera era diversa e passava dalla tonalità del bianco al nero, transitando per il verde, il rosso, l’indaco e il violetto. Quarant’anni e oltre di sfruttamento e di bugie. Quarant’anni di cose non fatte o fatte male (non faccio esempi: li conosciamo bene). Quarant’anni di prese in giro. Quarant’anni di gente incongrua che malgoverna e si arricchisce alle nostre spalle (certo non tutti—questo va detto—ma viste le conseguenze, si può stabilire che sono stati e sono tanti). Con così tante prove, con così tanta esperienza accumulata in tanti anni, dobbiamo sicuramente concludere che la politica non ci salva e non ci salverà e che i partiti politici sono tutti uguali e saranno sempre tali: hanno tutti gli stessi identici fini (al di là di come si chiamano e di che cosa si vantano o si riempono la bocca) e i suoi componenti ragionano sempre storto e tutti nello stesso modo, un modo comunque privo di ideali veri e con scarsissima considerazione per il popolo (le persone esistono solo perché votano e pagano le tasse, questo pensano di noi). Qualcosa noi cattolici possiamo fare, però. «Inadimplenti non est adimplendum», è un cardine del diritto romano per cui è sempre  giusto e legittimo che all'inadempiente non sia dovuto l'adempimento. Dunque se chi sta al potere è scorretto e non adempie a quello che deve per legge fare, a questo è giusto non adempiere. Ovviamente non violando la legge, questo mai! Ma si può fare non puntellando più il sistema dei partiti e della politica che "sostiene" la nostra cara Nazione. Prima o poi il sistema imploderà e si sfascerà su se stesso e naturalmente i danni li pagheremo tutti noi, povero popolo, e non quelli che hanno distrutto e causato tutto. Quello che possiamo intanto fare è costruire, in alternativa ai partiti, nuove comunità in cui la fede in Gesù e nella Chiesa possa essere mantenuta e diffusa. In cui possano nascere quelle opere che i cristiani hanno sempre fatto dall’inizio della storia. In cui la gente si possa aiutare e sostenere reciprocamente. E forse questo ci potrà salvare e ci permetterà di vivere in Italia come esseri umani. E la preghiera ci può aiutare.

Il Pio

Nella sua luridissima tana


Ho ritrovato un articolo del 2014 che tanto mi fece impressione e per questo l'avevo messo da parte. Era Domenica. Dalla finestra col Papa, due bambini fanno volare le colombe della pace. Le quali appena fuori dalla finestra, sono state immediatamente artigliate da un uccellaccio tutto nero. A quel corvaccio puzzolente non interessava infatti se le colombe fossero per noi il Simbolo della Pace. Lui fa da sempre il suo mestiere: cattura la preda più debole e se la mangia senza alcun pentimento. In precedenza, però, anni prima, le colombe erano subito rientrate dentro la casa del Papa e si erano salvate. Ho pensato ha una leggerissima allegoria. 

Non solo quelle colombe, ma tutti noi dobbiamo scontrarci quotidianamente col male, con la cattiveria e i suoi agguati terribili e improvvisi e non c’è verso per eliminarli, né per ridurre la loro potenza malvagia, anche se alziamo le bandiere della pace e facciamo i minuti di silenzio. E non si tratta di un male generico, ma di angeli maledetti che "girano per il mondo a perdizione delle anime" e che non avendo più alcuna speranza di salvarsi,  scatenano su di noi la loro rabbia e il loro odio per togliere a Dio quante più anime possibile. C’è una lotta che non è mai terminata e terminerà solo con la fine dei tempi, una lotta con il potere delle tenebre, col demonio, pronto a aggredire chiunque è debole e isolato per portarlo nella sua luridissima tana, per sempre. Rientrare dentro le mura della Chiesa, invece ci può salvare. Come quelle colombe.

Il demonio, di cui nessuno oggi più parla e a cui non crede più nessuno (nemmeno inspiegabilmente numerosi teologi, sacerdoti e vescovi e lo dicono ai fedeli ovviamente); proprio per questo è ancora più forte e terribile di prima. E’ addirittura scatenato! E trova un numero impressionante di persone completamente disarmate e inconsapevoli di avere un nemico del genere che li vuole portare all’inferno, nella sua luridissima tana e che gli aprono la porta di casa, quando proprio non trova suoi adepti a lui votati. Proprio come quelle colombe che si reputavano forti e invincibili perché erano state dichiarate dagli uomini "della pace". (Sarebbe anche da capire come fa un uccellino indifeso a portare la pace, però una preghiera per essa non si può dire perché sarebbe discriminatoria). 


«Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare, resistetegli saldi nella fede (1 Pietro)». La fede ci salva e fuori dalla Chiesa non c’è salvezza. Bisogna stare attaccati a essa e—tramite Essa—a Gesù. Bisogna che tutti sappiano che siamo in guerra col peggiore dei nemici. E poi Gesù diceva che dobbiamo, sì, essere puri come le colombe, ma anche scaltri come i serpenti. Essere solo colombe comporta che prima o poi il corvaccio maledetto ci porti nella sua luridissima tana. Per sempre.


Il Pio

Il fumo di Satana / 2





«...Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio» (dall’Omelia di Paolo VI, nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Giovedì, 29 giugno 1972)


Lei col demonio ci combatte quotidianamente. Qual è il più grande successo di Satana? 

AMORTH: Riuscire a far credere di non esistere. E ci è quasi riuscito. Anche all’interno della Chiesa. Abbiamo un clero e un episcopato che non credono più nel demonio, negli esorcismi, nei mali straordinari che il diavolo può dare, e nemmeno nel potere che Gesù ha concesso di scacciare i demoni. Da tre secoli la Chiesa latina – al contrario della Chiesa ortodossa e di varie confessioni protestanti – ha quasi del tutto abbandonato il ministero esorcistico. Non praticando più esorcismi, non studiandoli più e non avendoli mai visti, il clero non ci crede più. E non crede più nemmeno al diavolo. Abbiamo interi episcopati contrari agli esorcismi. Ci sono nazioni completamente prive di esorcisti, come la Germania, l’Austria, la Svizzera, la Spagna e il Portogallo. Una carenza spaventosa.

(30 Giorni tratto dal n. 6 – 2001, «... E liberaci dal maligno». Intervista con padre Gabriele Amorth, esorcista, di Stefano Maria Paci)

A un prete ribelle che popolo corrisponde?

Il santo Curato D'Ars










"Cos’hai comprato di bello?”. Un mio collega usciva da una libreria con un pacchetto in mano e per scambiare due parole umane, avevo pensato che quello del libro poteva essere un buon pretesto. “E’ un libro di don x”. “Don x? Ma lo sai che quello è contro il Papa, la Chiesa, vuole le donne sacerdote, i matrimoni gay, eccetera e insieme a don y, don z dice che è da rivedere parte della dottrina della Chiesa?”. Il mio collega, guardandomi come fossi un extraterrestre, mi disse che lo comprava proprio per quel motivo e che per fortuna ci sono questi preti ribelli che parlano chiaro, che sono aperti al mondo di oggi e che vanno avanti nonostante… Cioè, il modo di ragionare preimpostato e blindato di molti con cui è impossibile aprire un dialogo. (Sì, lo so, il dialogo col mondo. Oggi ci viene dato come il non plus ultra del cristianesimo. Ma se uno parla e l’altro non vuole proprio ascoltare e ti vedrebbe volentieri messo in carcere con la chiave buttata, diviene difficile dialogare, inutile in somma,... solo con la preghiera si può avere la speranza di far entrare un po’ di luce in certi cuori). E così, prima di salutarlo, mentre in fretta mi si defilava un po’ infastidito, gli dissi: “guarda che non è proprio così,un prete non può essere ribelle”.

Tornando a casa pensai, non senza dolore, ai don x, don y, don z di oggi, spesso famosi e chiamati da tutte le parti. E mi chiesi come può essere ribelle un prete. La cultura sessantottina (che in tanti di noi fa ancora da substrato ai ragionamenti) ci fa esaltare a priori i ribelli e denigrare gli obbedienti. (Ma dove ci hanno portato i ribelli? E non solo quelli). Ragioniamo allora un attimo: immaginiamo uno che vuole fare l’ufficiale di carriera, studia, si prepara, supera concorsi e finalmente ci diviene, ma non tollera le divise, odia l’obbedienza e la gerarchia e già sa che comunque farà tutto di testa sua. Quell’ufficiale così fatto farà bene il suo dovere? Un prete non può andare contro il Papa e contro i vescovi (in comunione con lui) non può dire in continuazione che devono essere “rivisti”, “adattati”, “aggiornati” certi principi fondamentali, perché dice in tal modo che essi non vanno bene così, cioè sono sbagliati, ma in base a quale criterio lo siano non si sa. Un prete non può essere un ribelle. Come può aver dato tutta la vita per Gesù e per la Chiesa e poi voler fare, dentro di essa, il “battitore libero” e diffondere le proprie opinioni personali e ingenerare così prima i dubbi e poi lo scetticismo nel popolo dei fedeli? E’ vero, uno così sarà seguito da molta gente che lo applaudirà e penderà dalla sua bocca, ma alla fine dove porterà quella gente?

La Chiesa è stata fondata da Gesù che ha voluto ci fosse un Capo e che fosse una. La Chiesa deve conservare il depositum fidei, il deposito della fede (che non è nostro) senza modificarlo anche se non piace al mondo o alla maggioranza delle persone. L’opinione personale e la mentalità del momento non possono essere il criterio di giudizio per cassare o modificare verità che sono da sempre tali e che rappresentano comunque punti fermi all’orizzonte. Soprattutto ci si deve sempre ricordare che fuori dalla Chiesa non c’è salvezza. E la volontà di essa non si decide sulla base di referendum. Funziona da sempre così, con due parole che oggi fanno venire il mal di pancia a molti: “Autorità” e “ubbidienza”.

Un sacerdote, pur con tutti i suoi limiti umani, è per sua natura lo strumento principale per l’edificazione del popolo di Dio. E’ veicolo di santità e fonte della saggezza cristiana. E’ elemento necessario e insostituibile alla nostra salvezza e senza non si può stare. Per questo deve essere sempre fedele al Papa e alla Chiesa e non può mettersi, anche solo parzialmente, in contrasto. Il popolo di Dio ha diritto a avere preti santi e innamorati della Chiesa. Mons. Chautard sosteneva che “a sacerdote santo corrisponde un popolo fervente; a sacerdote fervente un popolo pio; a sacerdote pio un popolo onesto; a sacerdote onesto un popolo empio”. Pensiamo quale popolo potrebbe corrispondere a un sacerdote ribelle. Allora quando possiamo, dobbiamo avere il coraggio di dire, a chi non ci dice le cose rette e giuste: “no, questo non è vero”.

il Pio

Come fotocopie

"TUTTI NASCIAMO COME DEGLI ORIGINALI, MA MOLTI MUOIONO COME FOTOCOPIE"

(Carlo Acutis, Servo di Dio, morto a 15 anni di leucemia fulminante)

Idiozia.

  C’è un Potere immondo che mette tutti noi sotto una cappa tenebrosa, triste e cattiva. Ci dice come dobbiamo parlare, cosa dobbiamo deside...