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La spada è l’odio del mondo



«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa (Matteo 10,34-36)». Davanti al gran parlare che oggi si fa di pace, apertura, accoglienza e dialogo,… c’è questa parola di Gesù che non possiamo dunque, dimenticare o non considerare. Sentiamo continuamente parlare di pace, di dialogo, etc. come se questo, fosse il centro del cristianesimo; ma il centro del cristianesimo è Gesù Cristo, fatto carne, morto e risorto, e poi tutto il resto per quanto grande questo possa essere. Gesù ci apre gli occhi, ci dice di stare attenti all’odio del mondo che è connaturale al cristianesimo. Chi va dietro a Gesù prima o poi si troverà come nemici, anche quelli dentro casa e questo perchè nel mondo lavora pure Satana e fa davvero un buon lavoro, dobbiamo ammettere, per allontanarci tutti da Gesù e dalla Salvezza. La religione cattolica non è guerrafondaia (altre lo sono davvero e fin dalla loro nascita) ma subisce l’odio di tutti quelli che non sono amici di Gesù. Odio più o meno feroce. In Francia nel ‘700, in Messico nel ‘900… In Nigeria oggi stanno massacrando i cattolici e così in Congo e in tante altre nazioni (nel silenzio dell’Europa e non solo). In Europa l’odio non è violento (non sempre), ma subdolo perché non ci colpisce con la spada in maniera plateale, ma con l’intelletto, l’istinto in maniera silenziosa, lenta, con la segregazione. Questo è comunque l’odio del mondo che colpirà i cristiani fino alla fine. «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia (Giovanni 15, 18-19)». Continuiamo dunque a non essere “del mondo”, ma “nel” mondo e a seguire Gesù nella dottrina, nel catechismo e nella tradizione. Cerchiamo sempre di portare la pace in tutti i posti in cui andiamo, ma consapevoli di quello che disse Gesù. La pace di Cristo, però non quella mielosa e zuccherata “del” mondo.

Il Pio


Solo poche parole.


Recentemente ho ritrovato la notizia della morte di Oksana Shachko, leader e cofondatrice delle Femen, quel gruppo di femministe ucraino che solitamente fa irruzione in ogni dove (anche sopra gli altari durante la messa) a seno scoperto e urlano, saltano, fanno danni e qualche volta anche peggio... Il fatto è che Oksana aveva 31 anni e si è suicidata. Era giovane, bella, aveva soldi, case, vestiti, poteva soddisfarsi con tutti gli uomini e le donne che voleva, era famosa, aveva protezioni in alto, poteva fare quello che le piaceva e andare dove voleva. Però si è suicidata. Durante le lezioni di Medicina legale, all’Università, il professore disse una volta che per suicidarsi ci vuole una disperazione pesantissima. Talmente pesante da vincere persino l’istinto di sopravvivenza. Il suicidio non è quasi mai un atto di getto, ma lento, meditato e premeditato. Cosa fa pensare questo? Che forse quella vita, per quanto possa essere desiderata da molti, non è vita. Che il demonio (è noto che promette, ma non dà) quando ci accalappia, spesso molto facilmente, con uno dei suoi tre lacci (lussuria, potere, ricchezza) dopo un po’ distrugge completamente la nostra umanità e ci fa perdere la speranza e la letizia. Per sempre. Che forse, infine, l’uomo e la donna, creature di Dio, amate da Dio, non sono fatti per una certa vita. 

Il Pio

Ma possiamo vincere la guerra noi / 2?


Ho ritrovato alcune notizie di qualche anno fa, ma ancora calde come fossero uscite or ora dal forno dell'assurdo e dello strampalato. Ho messo ovviamente le fonti dove sono state pubblicate e così si capisce che difficilmente sono fake news. Notate bene: fanno male e consiglio la lettura a un pubblico adulto. Alla fine capirete il motivo del titolo che ho messo a questo post... Aiutiamoci, qui finisce male!

Gli apostoli non avevano un registratore! 


"Risponde padre Sosa (il Capo dei Gesuiti, ndr): "Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito"" (Matteo Matzuzzi, Ilfoglio.it 22/2/2017)

Sacerdote: "Al Credo non ci credo!" 
"Cronache dalla neo Chiesa: «Io al Credo non ci credo». I fedeli della chiesa di San Rocco di Torino, radunati per la messa di mezzanotte si sono lasciati sfuggire una risatina di complicità. E così il parroco, don Fredo Olivero, ha annunciato in sostituzione il canto Dolce sentire. Insomma: un canto ispirato al Cantico delle creature come sostitutivo del Credo, che rappresenta l’ossatura fondante della fede di ogni battezzato… Don Fredo attacca per primo: «Sapete perché non dico il Credo? Perché non ci credo». Risate dei fedeli. Poi riprende: Se qualcuno lo capisce…, ma io dopo tanti anni ho capito che era una cosa che non capivo e che non potevo accettare. Cantiamo qualche cos’altro che dica le cose essenziali della fede». (Andrea Zambrano, Lanuovabq.it, 30/12/2017)" 

Una favoletta da presepe

"A Genova ad esempio un altro prete di frontiera, ma con rubrica fissa su Repubblica, don Paolo Farinella, ha annunciato dalle colonne del giornale di aver cancellato per quest’anno la celebrazione del Natale, del 1 gennaio (Maria Madre di Dio) e del 6 gennaio, l’Epifania. In pratica ha detto no alle feste comandate. Perché? Perché il Natale è diventata «una favoletta da presepe con ninne-nanne e zampogne, esclusivo supporto di un'economia capitalista e consumista, trasformando l'intero Cristianesimo in “religione civile”». (Andrea Zambrano, Lanuovabq.it, 30/12/2017)"

Il demonio è solo un'invenzione.
Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. Anche i condizionamenti sociali rappresentano questa figura, ci sono persone che si comportano così perché c'è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario”. E' l'ultima risposta che padre Arturo Sosa Abascal, da pochi mesi Preposito generale della Compagnia di Gesù, dà al supplemento Papel del Mundo, ... “Dal mio punto di vista”, ha spiegato padre Sosa, “il male fa parte del mistero della libertà. Se l'essere umano è libero, può scegliere tra il bene e il male. Noi cristiani crediamo che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, per cui Dio è libero, ma Dio sempre sceglie di fare il bene perché è tutto bontà” (Matteo Matzuzzi Ilfoglio.it, 2/6/2017)

"Credete voi nella solidarietà?"

"Sabato 7 luglio Spett. Redazione di MiL, nella chiesa di San Giovanni Battista a Porto Recanati nella S.Messa prefestiva di Sabato 7 luglio il celebrante ha proposto la professione di fede sotto forma di domande all’ assemblea ma ci ha messo del suo: "credete nella solidarietà" ; "credete nell’ accoglienza" etc etc insomma ha fatto un manifesto e poi si è dimenticato della comunione dei santi e della risurrezione della carne...   
(blog.messainlatino.it)”

"Credete voi nella chiesa accogliente?"

“Sabato 14 luglio con un'altra email lo stesso fedele difatti ci ha informato: "Pure questa sera a Porto Recanati alla messa prefestiva nella chiesa di San Giovanni Battista, la professione di Fede è stata sostituta con un manifesto politico-sociale. Neanche l’ombra della comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne la vita eterna sostituiti con "credete nella chiesa accogliente" etc etc Con la vicina (anche lei dall'accento presumo forestiera come me) ci siamo detti: ma questo non è il Credo! Finito questo "manifesto" la signora che cura i canti ha preso il microfono e ha detto: "Reverendo facciamo la professione di Fede ?" Lui ha fatto cenno di no. A.T." (blog.messainlatino.it)”


Stramberie clericali
Cui prodest? Ma a chi giova tutto ciò? Forse al popolo di Dio? Forse a convertire i non cristiani, i dubbiosi, gli atei? A dare alle persone speranza, chiarezza, punti fermi...? E chi si prenderà la responsabilità se alcune anime si perderanno per queste stramberie clericali che nessuno ha contraddetto vigorosamente, come si sarebbe dovuto? (Il Pio).


Padre Pro, il prete Cristero


Pochi conoscono la vicenda dei cattolici messicani (i Cristeros) che presero le armi per poter continuare a professare liberamente la propria fede. E’ una storia che non si vuole raccontare e dunque che pochi conoscono. La rivolta dei Cristeros inizia nel 1926 e si conclude nel 1929. Cristeros deriva da Cristos Reyes, i "Cristi-Re", come gli avversari definivano con intento spregiativo gli insorti cattolici che combattevano al grido di "Viva Cristo Re!". Nel 1917 il governo di Venustiano Carranza (1859-1920) vara una costituzione fortemente laicistica, che però non viene mai applicata. Nel 1926 il Governo Calles ordina ai governatori dei diversi Stati di emanare decreti volti a far applicare il dettato costituzionale in materia di disciplina dei culti. Essi prevedevano, di fatto, la radicale separazione fra Chiesa e Stato, la completa scristianizzazione dei luoghi pubblici (tribunali, scuole, e così via), l'esproprio totale degli edifici di culto e dei seminari, la proibizione dei voti e degli ordini religiosi, la trasformazione del clero in un corpo di funzionari statali e il "numero chiuso" per lo stesso clero, che doveva essere messicano di nascita, sancendo così l'espulsione dei missionari stranieri. Le violenze poliziesche seguenti il tentativo di applicare la nuova disciplina antiecclesiastica, in vigore dal 31 luglio 1926, generano immediatamente la reazione del mondo cattolico. Dall'agosto del 1926 i focolai di rivolta diventano un incendio che divampa in quasi tutti gli Stati della federazione. Comunità intere si sollevano in massa. Clan familiari e confraternite laicali si danno alla macchia sulle montagne, da dove attaccano le truppe federali e le formazioni irregolari filogovernative, i cosiddetti "agraristi". Lo scontro è fin da subito violentissimo. Contro i ribelli, che gli avversari disprezzano come esseri subumani, numerosi ma male armati e privi d'inquadramento militare, il Governo mobilita le truppe migliori dell'esercito nazionale, inclusa l'aviazione. Ecco questo nei minimi termini è il contesto in vive il nostro Padre Pro. Michele Agostino Pro nasce nel 1891 a Guadalupe, terra di Maria (è qui che, il 9 dicembre 1531, la Madonna apparve all’indio Juan Diego, oggi Santo), da novizio e da chierico studia e matura la sua vocazione; viene ordinato prete in Belgio nel 1925. Ritorna nel suo Messico l’anno successivo, proprio nel bel mezzo della persecuzione che sta insanguinando la Chiesa messicana. Cerca di aiutare e sostenere—a rischio della vita—i cattolici perseguitati. Lo fa con la sua carica di ottimismo e la sua vitalità ed anche con una buona dose di coraggio, ricorrendo a travestimenti più o meno seri che gli permettono di eludere i controlli della polizia e di svolgere il suo lavoro sacerdotale clandestino, celebrando in segreto l’Eucaristia e predicando di nascosto gli esercizi spirituali. Incurante dei rischi, superando inoltre i problemi che gli derivano dalla fragile costituzione, si prodiga sia nelle attività assistenziali che in quelle pastorali. Si calcola che in un giorno sia riuscito a distribuire anche 1500 comunioni. In compagnia della sua chitarra e facendosi aiutare dalle sue battute spiritose e dalla sua inimitabile mimica, cerca di sollevare il morale e di sostenere tutti quelli che incontra. Tenuto costantemente sotto controllo dalla polizia, viene alla fine arrestato con la falsa accusa di aver partecipato all’attentato contro un generale. Dopo un processo-farsa e in violazione dei più elementari diritti umani lo fucilano a Città del Messico il 23 novembre 1927: ha solo 36 anni di età e due di sacerdozio, ma così intenso e gioioso da valere una vita intera. Muore con il crocifisso in una mano e il rosario nell’altra, esclamando «Viva Cristo re», tanto che ad un soldato del plotone di esecuzione, come al centurione ai piedi della croce, scappa di dire: «È così che muoiono i giusti». Al suo funerale, sfidando la polizia e i divieti delle autorità, partecipano 20 mila persone, riconoscenti per quanto da lui ricevuto e certi che egli è un martire di Cristo. Dello stesso parere è anche la Chiesa, che per bocca di Giovanni Paolo II° il 25 settembre 1988 ha proclamato beato padre Pro.

Il Pio




Pecore misericordiose


Ponti, non muri. Pace, non guerra. Fratellanza, non schiavitù, uguaglianza, non razzismo,... Sono parole affascinanti e attraenti sicuramente
, ma che a pelle mi suonano pericolose. Nessuno ha dubbi su questi ideali o direbbe mai W la guerra e la disuguaglianza. Mi sembra però come non provenissero dalla terra, sempre concreta e reale per sua natura, ma da un’ideologia che si trova bene nell’iperuranio. Provengono se proprio vogliamo dirla tutta, dai cervelli di uomini che non vivono su questo mondo. Noi lavoriamo, viviamo a contatto con altre persone, facciamo la fila alla ASL e la spesa al supermercato, passiamo in mezzo alla strada attenti a non finire sotto una macchina, ci ammaliamo, abbiamo apprensione per i nostri figli quando escono, abbiamo le case insieme a quelle degli altri, dobbiamo fare i conti per arrivare a fine mese, temiamo di trovarci i ladri dentro casa che ci massacrano di botte... Quelli no, per questo partoriscono idee astratte che solo loro capiscono e apprezzano. 
E le diffondono continuamente—talvolta anche in mala fede—come semi sulla terra fertile. Il mondo è andato avanti per miliardi di anni in un certo modo, nel bene e nel male. Può essere che solo oggi abbiamo capito come esso deve andare? E poi quei cervelli dimenticano il discorso del peccato originale e dei Sacramenti, da cui si deve sempre partire per capire le cose. Come si fa a parlare di ponti, quando ci sono nazioni intere che ci considerano cani infedeli, che vogliono invaderci, toglierci tutto e imporci la loro religione o darci la morte? Come si fa a parlare di pacifismo e disarmo, se ci sono molti popoli “cattivi” che potrebbero verosimilmente farci guerra? Come si fa a parlare di fratellanza mondiale, quando la realtà ci dice che ci si odia anche dentro casa e tra amici, ci si ammazza alle partite di calcio o per rubare pochi spiccioli? Scusate: ma mi sembra che questa sia la normalità, ma se sbaglio perdonatemi, sono in buona fede, stupido, ma in buona fede. Però bisogna che le ideologie non diventino mai punti di riferimento nella vita, ma si commutino in idee e queste siano vagliate dalla realtà di tutti i giorni. Il pericolo è che non facendo così, diventiamo quelle pecore che aprono le porte del loro recinto a un branco di lupi feroci e affamati, ritenendoli buoni sulla base di una misericordia, una fratellanza, un'uguaglianza, un pacifismo infondati e mal posti, (non certamente frutto della fede cristiana), solo  perché creature esattamente come loro.

Il Pio

Cresce il radicalismo islamico e induista



Notizie lette e buttate là, nel calderone di internet…
«Secondo quanto riferisce l'Agenzia cattolica KNA, Mons. Schick ha spiegato che, specialmente nel nord della Nigeria, i cristiani soffrono gli effetti della violenza islamista, per gli attacchi a luoghi di culto, i rapimenti e le violenze brutali da parte del gruppo Boko Haram. Dal 2009, circa 20.000 persone sono state uccise dalla setta islamista. (L.M.) (Agenzia Fides 29/11/2017)»

«Oltre 215 milioni i cristiani perseguitati nel mondo, secondo l’organizzazione internazionale Porte Aperte, che ogni anno stila la lista ‘nera’ dei 50 Paesi - su un centinaio monitorati – dove i fedeli cristiani sono oppressi, vessati, discriminati, oggetto di abusi e violenze fino ad essere uccisi, condizionati nel privato e nella vita pubblica, a causa della loro fede religiosa… “Il numero dei fedeli perseguitati è in crescita - sottolinea con preoccupazione Cristian Nani, direttore in Italia di Porte Aperte - 1 cristiano su 12 nel mondo è infatti vittima di violenze o abusi. Oltre 15.500 chiese, case, negozi di cristiani sono stati attaccati, nel periodo compreso nel rapporto, tra novembre 2016 e ottobre 2017". Oppressione islamica e nazionalismi induista e buddista. “La fonte principale delle persecuzioni – prosegue il direttore di Porte Aperte -resta ‘l’oppressione islamica’, che va estendendo la sua morsa in varie aree. (vaticannews.va, Roberta Gisotti – Città del vaticano)

«Fiorisci dove Dio ti ha piantato!»



«La vita è fatta per esplodere, per andare lontano; se essa è costretta entro i suoi angusti limiti non può fiorire; se la conserviamo solo per noi stessi la si soffoca. La vita è radiosa dal momento in cui si incomincia a donarla. Vivere solo la propria vita è asfissiante»

«Qui è peggio che quando ero in trincea sull’Adamello e il Monte Maio, ma questa guerra l’ho voluta io e debbo combatterla fino in fondo con l’aiuto di Dio. Sono sempre nelle mani di Dio»

«Qui a Monglin vivo senza casa, m’alzo senza sveglia, mi lavo senza catino, prego senza chiesa, mangio senza tovaglia, vo’ a caccia senza licenza, viaggio senza soldi, vo’ a spasso senza scarpe, sono allegro senza teatro, studio lingue senza fine, non passo giorno senza fastidi, campo senza amici, sfamo quaranta ragazzi senza scrupoli, invecchio senza accorgermi e di certo morrò senza rimorsi, perché l’uomo allegro il Ciel l’aiuta… E voi? Voi non mai, se non verrete, e presto, a tenermi compagnia!».

«La casa manca di tutto: nemmeno un bicchiere, un piatto, una sedia, un letto. In orfanotrofio nove ragazzi (a Monglin ne lasciai un centinaio!). La chiesa è di legno scadente. Si tratta di ricominciare da capo, ma mi occorrerebbero 10 anni di meno sul groppone. La cosa più faticosa è la freddezza della gente. Credete voi che io abbia a perdere le staffe? Mai! Sarà come Dio vuole. Fiorisci dove Dio ti ha piantato!».

"Perdiamo, perdiamo quaggiù, se vogliamo ricevere lassù quello che abbiamo perduto. La mia è un'amministrazione un po'... apostolica. Non ho tempo né testa per tenere registri, vado avanti a occhi chiusi, non tengo registrazione alcuna. Spendo, spendo e vedo che ce n'è sempre".


Padre Clemente Vismara (1897-1988) 
per settant'anni missionario in Birmania (oggi Myanmar) beatificato il 26/06/2011. I suoi resti mortali sono venerati a Mong Ping, ai piedi della copia della grotta di Lourdes fatta costruire da lui stesso nel 1962. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Milano e per il PIME, cade il 15 giugno, giorno esatto della sua nascita al Cielo. 

Pier Giorgio - La bacheca



«Ricordo Pier Giorgio per essermi trovato casualmente accanto a lui nel 1922, in una questione con altri studenti. S’era sul finire del carnevale e il circolo aveva pubblicato nella sua bacheca un avviso agli studenti del Politecnico, di raccogliersi tutti in una chiesa per un’ora di adorazione. Quel manifesto strideva fra altri dai mille colori, invitanti ai thè, veglioni, danze. A molti parve vedervi una provocazione. E decisero di stracciarlo. Ricordo Pier Giorgio ritto davanti alla bacheca con un bastone nelle mani, pronto alle difese; e attorno una folla urlante di cento studenti. Insulti, minacce, percosse non valevano a smuoverlo. Il numero però ebbe il sopravvento. La bacheca andò infranta e l’avviso bruciato. Pier Giorgio non disse parola ma il bastone roteò minaccioso nell’aria. Poi con calma raccolse quello che restava della bacheca, e in silenzio si avviò all’uscita del Politecnico»

(A. Cojazzi, Pier Giorgio Frassati. Testimonianze, SEI, Torino 1977, pp. 120-121)

Popolo



Il fatto è che oggi la parola “popolo” è caduta in disuso o viene pronunciata da pochissime persone, peggio: è un termine che indica un disvalore e nessuno si azzarda a pronunciarlo. Un termine retorico che puzza tanto di monarchia e guerre mondiali. Qualche decennio fa quella parola ce l’aveva in dotazione esclusiva un certo partito politico. Oggi invece non ne parla più nessuno, nemmeno gli eredi di quel partito. Non solo nessuno ne parla, ma nemmeno pensa più al popolo. Eppure il popolo esiste "in natura" quando c'è uno Stato. Il problema è che proprio lo Stato non pensa minimamente al popolo. Forse è per questo che pochi sono contenti di essere italiani. Sembra infatti che l’Italia sia una terra invasa da uno Stato straniero, una terra conquistata da gente spietata di un'altra Nazione che non è nata qui e non ha visto i nostri paesaggi, non ha visto le nostre bellezze artistiche, non ha mangiato i nostri straordinari piatti, non ha le nostre belle tradizioni, non ha la nostra simpatia e le nostre capacità innate, non canta come noi, non si adatta come noi, non si veste come noi... e stando così le cose, a noi non resta che  pagare le tasse ai nostri nemici e andare a votare per loro. Ripeto però: sembra così, ma non è così. Certo qualche speranza sembra che questo Governo la stia dando, ma è troppo presto per capire se loro saranno come tutti gli altri o un eccezione straordinaria, segno di un cambiamento (spero questo con tutto il cuore). Ma di governanti ne sono cambiati tanti in questi ultimi decenni e ogni volta nasceva in tutto il popolo una nuova speranza, presto, però tristemente smentita. E tutti alla fine hanno fatto lo stesso o peggio di quelle che c’erano prima. Più o meno. Quello che deve cambiare è il cuore delle persone, non solamente le persone e il partito. Ma il cuore può mutare solo se incontra Gesù. Perché se in un cuore non c’è posto per Gesù, facilmente vi trova posto in vece l’adorazione del potere, del denaro e della lussuria (che sono i tre lacci con cui il Demonio riesce a tenerci legati a sè). E se anche il cuore del popolo cambiasse nello stesso modo, la nostra cara Italia sarebbe una nazione vivibilissima, piena di colori vivaci e ricca di opere straordinarie, tutte belle, utili, e buone. Tutto può cambiare se stiamo con Gesù e ci affidiamo a Lui. Ma l’Italia è ormai quasi del tutto scristianizzata... E allora chi deve provvedere a…?


Il Pio

Don Bosco / 11


«Ogni più piccolo sacrificio fatto in gioventù, procaccia un tesoro di gloria in cielo» (MB IX,333) 

«Chi non è obbediente sarà privo di ogni virtù» (MB VI,442)

«Oltre il vitto, i guadagni del prete vogliono essere le anime e nulla di più» (MB XI,240)

«Gola e castità, e specialmente vino e castità non possono andare insieme giammai». (MB XI,517)

«Ama molto e studia di sostenere quelli che lavorano per la fede» (MB XVII,641)

«(sogno). Nell’accettazione dei novizi escludere i pigri ed i golosi» (MB XIV,124)

«Dovunque vada qualcuno di noi, tutti stanno attenti, per vedere il modello che don Bosco invia» (MB XIII,247)
«Lasciamoci sempre guidare dalla carità, la quale in fine dei conti tornerà sempre a nostro vantaggio» (MB VII,312).

Dies irae


Il 28 dicembre 1908 alle ore 5.20 del mattino, nella zona di Messina avvenne un terribile terremoto (uno tra i più potenti della nostra storia). 37 secondi del grado XI della scala Mercalli, cioè quello che definisce la scossa “catastrofica”. Erano passati pochi giorni dopo il Natale, il clima era festivo, sereno, lieto (un terremoto non può avvenire nel periodo di Natale!). Avvenne poi di mattina presto, molta gente dunque stava a casa a dormire e lì dentro fu sorpresa. Molti di quelli che riuscirono a salvarsi, anche uscendo dalle macerie, fuggirono sconvolti verso la spiaggia, luogo ritenuto sicuro per lo spazio aperto. Di lì a poco però avvenne un gigantesco maremoto con onde anche di 13 metri. Morirono tra le 90.000 e 120.000 persone. Buoni, cattivi, ricchi, poveri, giovani, donne, preti, soldati, garibaldini, deputati, scrittori, nobili, plebei, cattolici, atei… Il terremoto, come d’altra parte il maremoto e gli altri cataclismi, sono, si fa per dire, dei galantuomini, non sono cattivi in sé, fanno solo quello che gli è stato detto di fare dal Creatore che ha impostato le cose in un certo modo, proprio nel modo in cui esse devono funzionare. Se non riusciamo a capire il loro funzionamento non dipende dal Creatore, ma da noi che siamo un po’ limitati essendo sue creature. Forse le capiremo, forse no… non importa a volerla dire tutta. I cataclismi non hanno colpa se nel mondo è entrato il peccato originale. Loro potevano starsene comodi a casa in pace senza, fare niente. Ma sono stati coinvolti pure loro nelle colpe dei nostri progenitori. E c’è una altra riflessione. «…O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo (Lc. 13, 4-5)» ha detto Gesù. Ecco ci dobbiamo convertire: terremoti e maremoti e quant’altro del genere devono essere per noi una preoccupazione secondaria: prima deve essere quella della conversione e del salvarci l’anima. Il dies irae è il giorno finale in cui Dio dirà “basta!” e tutto si chiuderà. E ci sarà la resurrezione nella carne. Ma quando moriremo (il brutto è proprio che non sappiamo quando) andremo subito davanti al tribunale di Dio per essere giudicati su quello che abbiamo fatto e che non abbiamo fatto, sui peccati e sulle omissioni, sulle opere buone e quelle cattive. E subito finiremo o all’Inferno, o al Purgatorio, o in Paradiso. Dio infatti è misericordioso e giusto. Insomma dobbiamo convertici e voler bene a Gesù… O quelle tra le 90.000 e 120.000 persone di Messina e zone circostanti, sulle quali crollò all’improvviso un tremendo terremoto e uno spaventoso maremoto e le uccise tutte, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Messina? Di tutti gli abitanti d’Italia? Di tutti gli abitanti del mondo? «No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo (Lc. 13, 5)».

Il Pio

Loro hanno sparato per primi!


Rambo è nascosto, di notte, nella foresta e ci sono almeno duecento uomini che lo cercano per ucciderlo o se va bene per catturarlo e buttarlo in carcere per sempre. Il Colonnello Samuel Trautman cerca di contattarlo per radio. « Capo pattuglia chiama Corvo...rispondi corvo!... Capo pattuglia chiama Corvo...rispondi corvo!». Dopo un po’ Rambo risponde e gli spiega tutto quello che era successo. E risponde alla richiesta di arrendersi «loro hanno sparato per primi» (dal film Rambo—First blood—1982, diretto da Ted Kotcheff, tratto dal romanzo Primo sangue di David Morrell ed interpretato da Sylvester Stallone). Loro hanno sparato per primi e io ho dovuto reagire e non mi arrendo perché sto nel giusto, sono stato attaccato. Mi veniva in mente questa frase dopo tanti anni dalla visione del film che mi piacque tantissimo. Mi veniva in mente infatti pochi giorni fa quando leggevo la ennesima serie di disastri che la chiesa progressista sta combinando nella Chiesa. Attacchi alla liturgia, attacchi alla dottrina, attacchi al catechismo, dubbi immensi nel popolo di Dio, preti per professione e non per vocazione, altri ribelli, sospetti di legami con la massoneria, popolo abbandonato senza pastori, ma condotti da mercenari, sospetti di eresia… Ebbene a questo punto ho pensato: «loro hanno sparato per primi», i progressisti hanno attaccato e sparato per primi cannonate tremende contro la Casa di Dio e continuano a farlo. (Da quelle brecce probabilmente è entrato il fumo di Satana come diceva Paolo VI). E allora reagiamo—legittimamente—ognuno secondo il suo stato, le sue possibilità e le sue capacità. Ai sacerdoti che nell’Omelia esce uno sfondone terribile («la Chiesa per duemila anni ha controllato le coscienze» ad esempio oppure «il Vangelo è pieno di parti in contrasto con altre dunque non possiamo essere sicuri…») al termine della messa bisogna andare in sagrestia e in camera caritatis dire al sacerdote ad esempio «a parte che non è niente vero, ma giova al popolo di Dio quello che hai detto?». E si va avanti, magari andando dal Vescovo. E così a chi scrive roba da far mettere a piangere il Buon Ladrone, mandiamo mail, lettere. E tanto altro, sempre sotto l’egida della carità cristiana, ma anche lontani dal principio che il cristiano deve solo subire (perché non è così). Loro hanno sparato per primi, loro ci hanno sparato per primi. Fino a quando tollereremo questo attacco alle fondamenta della Chiesa? E’ sicuro: la Chiesa non crollerà mai anche se a difenderla resterà uno sparuto manipolo di eroi malmesso. Però quante anime si perderanno in questa situazione?

Il Pio

Ecco come ragionano i nostri nemici


Voltaire dichiarava ferocemente in una lettera a Thieron (1736): "Occorre mentire come un demonio, non in maniera timida e nemmeno per qualche tempo, ma arditamente e sempre. Calunniate, calunniate, qualcosa resterà!"

(frase attribuita anche a altri soggetti. Con tale citazione, si voleva incitare alla demonizzazione della religione cattolica)

"Contrattavano" con Dio...



«“Il perché il Signore fa i miracoli non lo sa nessuno, … Noi vediamo che San Giacomo [della Marca, ndr] ha fatto tanti miracoli, ma tanti non li ha fatti, nonostante ci abbia pregato. Quindi, perché avvengono i miracoli? Solo il Signore lo sa… San Giacomo per esempio alle volte diceva durante la preghiera “io offro la metà dei meriti che ho acquistato, per la conversione di questo peccatore.”…Tanta gente chiede, però non dà, non dà niente, chiede solo. Invece San Giacomo, come altri santi, chiedevano sì, ma davano, offrivano spesso, dicevano: “io ti chiedo questo miracolo e ti offro in cambio, Signore, la penitenza, la preghiera…”. È vero il Signore fa come gli pare, però è certo che quando uno si propone davanti al Signore, non solo chiedendo con fede, ma dando e dando qualcosa che è gradito a Dio, ecco il Signore più volentieri concede. Come faceva anche nell’Antico Testamento, “contrattavanocon Dio. Mosè, Abramo, con Dio contrattavano “Signore se ci saranno 100 giusti? Mi va bene; e se saranno 50? E se sono 10?...”. Bisogna saperci fare con il Signore…  C’è un rapporto di amore, di carità. Ecco questo i santi lo facevano, hanno chiesto tanto, hanno avuto fede, la fede è la prima cosa, però hanno dato tanto al Signore nella vita anche proprio quando chiedevano. Poi i miracoli avvengono anche addirittura quando non c’è fede, è il Signore sempre che fa il prodigio».

(P. Marco Buccolini, conferenza alla Festa del beato Pier Giorgio Frassati 2014, Atti)

Lo tuo santo comandamento


Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede diricta,
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscemento,
Signore,
che faccia lo tuo santo
e verace comandamento.
Amen.

San Francesco d'Assisi 
(Preghiera davanti al Crocifisso)

Un popolo fervente!



Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard (Briancon, Francia, 12 marzo 1858 - Dompierre-sur-Besbre, Francia, 29 settembre 1935)  sosteneva che: 
«a sacerdote santo corrisponde un popolo fervente; a sacerdote fervente un popolo pio; a sacerdote pio un popolo onesto; a sacerdote onesto un popolo empio».

Pier Giorgio e il rispetto umano



Il rispetto umano. Ora non si sa più cosa sia: è una frase che al nostro cervello non dice nulla. Si sa cosa sia il “rispetto” e cosa sia “l’umano”, ma messe insieme quelle due parole sono sterili, inspiegabili. (Ed è un brutto segno: significa che nessuno ne ha parlato più per decenni). Eppure fino a un tempo neanche troppo lontano, era molto chiaro il concetto. Il Catechismo di San Pio X—che è uscito del 1912—diceva tra l’altro proprio del rispetto umano: «35. E' utile fare il segno della Croce? E' utilissimo fare il segno della Croce spesso e devotamente, perchè è atto esterno di fede, che ravviva in noi questa virtù, vince il rispetto umano e le tentazioni, e ci ottiene grazie da Dio»; «247. Come si dà prova della fede? Si dà prova della fede confessandola e difendendola, quando occorra, senza timore e senza rispetto umano, e vivendo secondo le sue massime: “la fede senza le opere é morta” (Catechismo San Pio X)». Faccio allora degli esempi di questo atteggiamento (che definirei borghese) per farmi capire: la vergogna di fare un segno di croce prima dei pasti solo perché si è a mensa davanti ai colleghi è agire per rispetto umano, rinunciare a dire un Rosario in pullman per paura di essere visto e deriso, è agire per rispetto umano… (insomma: cosa penserà la gente di me?). Che poi esso rischia di divenire peccato, se si pensa a quello che disse Gesù “chi si vergognerà di Me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi (Lc 9,26)”. E non si può raccontare Pier Giorgio Frassati, senza parlare di come considerava quell’atteggiamento. Nel libro “Mio Fratello Pier Giorgio, La Fede”, di Luciana Frassati, (edizioni Paoline) si legge in una nota che il termine “rispetto umano” ricorre almeno quaranta volte nella varie testimonianze che la gente ha fatto su di lui. Cioè almeno quaranta persone hanno notato questo suo (invidiabile) atteggiamento: “Non aveva rispetto umano”, dice uno, “Era senza rispetto umano” annota un altro... Infatti al cuore di Pier Giorgio interessava Altro: non il rispetto e l’onore del mondo, ma il rispetto verso Dio. Un amico raccontò che tutte le volte che passava davanti a una Chiesa si bloccava e facendo quel profondo segno di croce che tanta gente ammirava: «Interrompeva di colpo il discorso, non era più con noi, senza parlare e senza arrossire come chi non ha mai conosciuto il peso del rispetto umano e può compiere ciò che gli altri fanno con una fretta non indifferente, con una calma olimpica. Egli salutava Qualcuno, non compiva un puro gesto formale (Op. cit. pag. 109). Pier Giorgio proprio non ce l’aveva questo rispetto umano. Come quando si trovò in un rifugio alpino la sera, in compagnia di uno appena conosciuto, all’improvviso interruppe il discorso e disse: «oggi è venerdì, misteri dolorosi, nel nome del…» e iniziò il rosario senza domandarsi se quel giovane montanaro fosse ateo, anglicano, musulmano o testimone di Geova. Oppure quando una volta incontrò Padre Righini in Via Pietro Micca a Torino (che si trova in una zona centrale e trafficata) e si volle far confessare in mezzo alla strada. Come quando difese la bandiera del proprio circolo dalla carica della Guardie reali, finendo in Questura. Come quando—lui figlio di una importantissima e altolocata famiglia torinese—andava in giro per tutta Torino con pacchi e pacchetti da portare ai poveri. Come quando dopo aver aiutato i ferrovieri a spalare la neve e a spostare i bagagli, si mise a sedere nel vagone, cacciò dalla tasca la corona e lentamente recitò in silenzio, davanti a tutti, l’amatissimo rosario… Maledetto rispetto umano! Quante persone hai fatto perdere? Quanti danni hai combinato? Quante tentazioni sono passate attraverso di te? Quanti dispiacere sono stati dati a Gesù? Allora noi, tutte le volte che dobbiamo fare una cosa, qualunque essa sia, piccola o grande, domandiamoci sempre «come avrebbe fatto Pier Giorgio se fosse stato oggi al posto mio?». È una domanda che ci può aiutare in tutte le occasioni. Che mi importa poi, di quello che potrebbe dire la gente di me? Mille volte meglio interessarsi a quello che Dio potrebbe dire di me.

Il Pio

Idiozia.

  C’è un Potere immondo che mette tutti noi sotto una cappa tenebrosa, triste e cattiva. Ci dice come dobbiamo parlare, cosa dobbiamo deside...