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Vigilate!






1. Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete le vostre fiaccole e non sciogliete le cinture dai vostri fianchi, ma state preparati perché non sapete l'ora in cui il nostro Signore viene. 

2. Vi radunerete di frequente per ricercare ciò che si conviene alle anime vostre, perché non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede se non sarete perfetti nell'ultimo istante.
3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi, e la carità si muterà in odio.

(Da Didachè, capitolo 9, punti 1, 2, 3).

Il nostro libero arbitrio



Libertà e responsabilità


1731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.

1732 Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito.

1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato.
1734 La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l'ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti.

1735 L'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

(Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte terza la vita in Cristo. Sezione prima la vocazione dell'uomo: la vita nello spirito. Capitolo primo, la dignità della persona umana)

Progetto straordinario


Quando la fede tornò a essere interessante nella mia vita, mi colpivano le frasi del tipo: «Dio ha un progetto straordinario su di te» o simili, perché non le capivo. Alzando lo sguardo vedevo infatti criminali, gente assolutamente cattiva oppure che stava male dall’infanzia o legata alla propria carrozzella, situazioni tremende, tanta sofferenza, tanta malignità,… come poteva essere vero che su ognuno di noi ci fosse un progetto stupendo, mi chiedevo. E quella frase non la sentivo vera. Poi gli anni mi hanno suggerito che il “progetto straordinario” non significasse solo stare bene e senza preoccupazioni mondane; e che c’è il libero arbitrio e possiamo dunque aderire o meno al disegno di Dio; poi il Signore ti può sempre riprendere all’ultimo momento. E ancora, anche sopra una carrozzella o legato da qualche malattia, il progetto di Dio si può esplicitare comunque. E il progetto di Dio è quello di portarci in Paradiso, farci divenire santi, facendoci passare su qualsiasi tipo di strada o con qualunque situazione o attraverso quali e quante traversie. E per essere santi che dobbiamo dirigere ogni singolo atto della nostra vita. Cosa opportuna dunque è cercare di capire se stiamo seguendo quel progetto (ben sapendo che non tutti sono ripresi all’ultimo minuto) e in caso di dubbi non si deve buttare il carro all’aria, ma fare in modo che davanti al Tribunale di Dio abbiamo qualche argomento da portare a nostro favore: e sappiamo cosa gradisce Nostro Signore. Perché se non andiamo in Paradiso (anche passando prima per il Purgatorio) si va all’Inferno e qui non si sta bene sicuramente e ci si sta per l’eternità.

Il Pio

Anticristo: loro hanno scoperto l’inganno


Oggi sempre più spesso si sente parlare di venuta dell'Anticristo come fatto attuale. Il Catechismo così lo definisce «675. Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne». Alla luce di questo valutiamo la realtà intorno a noi. Siamo come quelli che restano fedeli alla fede Cattolica. Ben venga allora la descrizione dell’affresco del Signorelli che si può ammirare nel Duomo di Orvieto e che vedete in alto. L'Anticristo viene raffigurato dal Signorelli in primo piano mentre predica alla folla da sopra un piedistallo. Esso, nelle fattezze, è simile a Gesù Cristo ma (ha uno sguardo cattivo, e ndr) viene mosso dal demone che sta al suo fianco e che gli detta precisi ordini all’orecchio, guidandogli i gesti in modo assai disarticolato, come se fosse inanimato (si noti a tal proposito il braccio sinistro di Satana che si sostituisce completamente a quello dell’Anticristo). Esso è attorniato da molta gente, dislocata in vari gruppi, che ha offerto lussuosi doni e generose elargizioni, apparendo già irrimediabilmente corrotta dai suoi discorsi. Nella zona a sinistra appaiono scene di grande degrado: un uomo sta compiendo un’efferata strage, una giovane donna sta ricevendo soldi dopo essersi prostituita con un anziano mercante, mentre altre figure di basso rango sono in atteggiamenti di pura spavalderia. Dietro alla scena principale, in uno sfondo molto spazioso in cui spicca un enorme edificio in stile classicheggiante (secondo alcuni, una rappresentazione del tempio di Salomone a Gerusalemme), appaiono altri raggruppamenti di personaggi e soldati neri… Anche in secondo piano si consumano scene orrende ed altri eventi fenomenali, legati al messaggio dominante con la stessa vivace ed intensa forza narrativa. A destra, di fronte al tempio, l’Anticristo decide le esecuzioni capitali dei due “testimoni” Enoch ed Elia, mentre nella zona centrale sta compiendo un miracolo facendo risorgere un morto per rafforzare agli occhi del gruppo la sua falsa identità.Più sotto, verso destra, un gruppetto di religiosi che dopo aver consultato le Scritture scoprono l’inganno del falso personaggio e si stringono in preghiera, rendendosi anche conto, probabilmente, delle orrende vicende future. Infine, sulla sinistra, compare la narrazione che chiude delle vicende dell’Anticristo, dove l’Arcangelo Michele, scendendo dal cielo, lo trafigge in pieno con la spada, facendolo precipitare a testa in giù, mentre invia raggi infuocati uccidendo i suoi seguaci… I due personaggi all’estrema sinistra, con vesti scure, sono stati identificati in Luca Signorelli e il Beato Angelico (la spiegazione dell'opera è tratta da https://www.frammentiarte.it/).


Il Pio

Con lo sguardo triste. Pier Giorgio Frassati.


Quando da ragazzo sentivo parlare di santità
era come immaginarsi qualcosa di lontanissimo. Sui quadri vedevo solo martiri, gente che soffre, preti e suore, che guardano sempre verso l’alto e soprattutto con lo sguardo triste, per cui da bambino dicevo in cuor mio «no, grazie! Non è per me». Essa dunque, non mi ha mai attratto, anzi: non me ne importava proprio nulla, anzi: era qualcosa che con me non aveva nulla a che spartire. Me l’ero così tolta dalla testa anche come remotissima possibilità. In effetti però, nessuno mi aveva mai parlato bene di essa e nemmeno male. Nessuno me l’ha mai spiegata per come essa è, anche facendomi conoscere tantissimi campioni di essa. Nessuno—soprattutto—me ne aveva parlato proprio; eppure il fine ultimo dell’esistenza dell’uomo è proprio la santità. Dovranno passare oltre venti anni per far accadere una letterale rivoluzione copernicana dentro la mia piccola testa. E fu quando conobbi Pier Giorgio Frassati. Il caso se volete. Ma il caso spesso porta su buone strade. E tante volte il caso è effettivamente il Caso. Di qui la conoscenza di un “santo normale”, cioè uguale (verosimilmente uguale) a me. Non ha fatto miracoli in vita, un laico, non ha fondato Ordini o Congregazioni…, sempre contento, ha vissuto la vita normalmente, quella di un giovane normale, ma con una marcia in più: la fede; questa ha fatto di Pier Giorgio il beato Pier Giorgio Frassati che tutti conosciamo. All’Università con gli studenti, a spingere il carretto, le parole alla tabaccaia, le visite ai poveri, il suo tosto “no, sono rimasto cattolico” all'amico detto uscendo di corsa… sono fatti che tutti possiamo fare. “Abituati a un’immagine della santità che s’identifica con una vita calata nello straordinario, siamo sempre alla ricerca del sensazionale nella vita dei santi, rischiando di allontanarli definitivamente dalla nostra esistenza e di considerarli esseri di un altro pianeta o quasi... Ora la vita di un santo è «eccezionale» e straordinaria soltanto nella sua appartenenza a Cristo e nella profonda esperienza del proprio limite e della propria dipendenza da Lui (scrive don Primo Soldi in Pier Giorgio Frassati, l’Amico degli ultimi, Elledici, pagg. 51-52)”. E ancora “Il santo è colui che più acutamente e drammaticamente ha coscienza della propria miseria e di conseguenza cerca in Cristo la grazia del perdono”. E Pier Giorgio conferma: «La fede datami dal Battesimo mi suggerisce con voce sicura: “Da te solo non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione allora arriverai fino alla fine”». Pertanto non è vero che i santi hanno “lo sguardo triste”, guardano verso Dio nei cieli e questo li completa e li fa essere uomini veri. Lieti anche nella sofferenza. Ma si può vivere così, con quella marcia in più che è la fede cioè, qualcosa che possiamo chiedere a Chi può darci tutto.


Il Pio

Politica amarezza; educazione bellezza.


La politica è una porcata. Con lei tutto va male. Con tutto il rispetto per le persone (e non per le idee). Prendiamo solo ad esempio i vaccini. Sei del partito x devi dire che essi fanno bene e si devono fare; se sei del partito y devi dire che fanno male e non si devono prendere. E le trasmissioni e i giornali si adeguano in base alla loro posizione politica. Qual è la verità? Non la sa nessuno. Che dobbiamo fare? Boh? Tutti dicono assassini agli altri. Chi ci rimette? il popolo. E tutto va così. Cambiamo discorso. Su internet spesso girano filmati di altre nazioni super educate in cui si vede dopo un incidente stradale, che tutti si mettono ai margini per far passare soccorsi e ambulanze. Oppure che tutti si fermano quando si ferma lo Scuolabus per far scendere i bambini. O che i ragazzi delle scuole puliscono e differenziano i rifiuti dopo il pranzo. O come si gira sulla rotatoria, si sale sul treno, si attraversa la strada... Da noi non avviene tutto questo: la gente passa sulle corsie di emergenza, col rosso, accelera quando vede una persona sulle strisce pedonali, io stavo per fare un frontale per via di uno che aveva preso la rotatoria contromano e di rifiuti non ne parliamo nemmeno. Però in quegli Stati fanno tutti così non perché nascono già edotti. Gente super e speciale! Un DNA speciale! Nessuno nasce edotto: nemmeno là. Uno diviene così solo se viene educato. Quegli Stati educano, le scuole educano, i datori di lavoro educano, i genitori educano… a tutto questo, e alla lunga l’educazione diviene un metodo e poi un comportamento. Educazione e sanzione per chi non si comporta a norma. Però purtroppo in Italia tutto è politica e l’educazione rischia di passare attraverso lo Stato e i suoi uomini che derivano dalla politica: allora è forse meglio restare come siamo adesso, con le macchine che passano sulle corsie di emergenza, ma senza lamentarci. insomma: la politica è amarezza; l'educazione è bellezza. E l'educazione la può fare anche il popolo. E' cosa del popolo. E tutto con essa potrebbe divenire bello e pulito.

Il Pio

W don Camillo! W Peppone!



Forse è un’ossessione la mia. Ma ogni sera devo leggere un racconto di don Camillo e Peppone (di Giovannino Guareschi). Mi piace tanto farlo. Ormai sono miliardi di volte che lo faccio. Lì si legge di un mondo. Non però di un mondo idilliaco, né un mondo fantastico, inesistenti. Quello descritto è Il mondo nostro. O meglio potrebbe esserlo, se ci fossero tutti gli elementi. Esso è comunque un mondo piccolo in cui c’è tutto, il buono e il cattivo, mescolati come natura vuole. C’è la cattiveria, come quando due ex alunni rubano tutto nella casa della loro vecchia maestra. C’è l’odio tra gli agrari e i contadini come nel pezzo del Passagatto. C’è il terrorismo come quando Peppone voleva far saltare due ponti per non far passare la Polizia, venuta a eseguire un giusto sfratto. Ci sono gli scontri con la Polizia in cui muoiono ragazzi esaltati e accecati dalla ideologia politica. C’è la politica contro la fede. C’è la religione del post Concilio. E i preti alla don Chichì del post Concilio. Ci sono carognate. C’è la violenza bestiale come quella del racconto dell’anello della signora Mimì che era stata trucidata con l’accetta insieme al marito e alla serva per odio politico e non solo. C’è la fame, la disoccupazione, gente cattiva e gente buona... si ride e si piange, si sta seri e compunti. Si prende in giro come quando i Comunisti dalla faccia truce al seguito di Peppone, per partecipare a un funerale senza le loro bandiere che erano state vietate da Don Camillo, si sono presentati tutti con la testa rasata con la falce e martello e ci si arrabbia come don Camillo che per questo motivo fa scoppiare una rissa tremenda a suon di pancate in testa, con il finale dei cavalli delle pompe funebri che scappano per la vergogna verso i vivi che vedevano... T
utto quello che abbiamo pure noi, senza sconto. Eppure, quello è un mondo ideale, forse peggio pure del nostro. Ma dove io vorrei abitare e non solo io da quello che so. Perché è un mondo dove sotto sotto c’è una fede grande e una grande umanità che prevalgono sul laicismo bieco e sul politicamente corretto. C’è l’amicizia. Non c’è la puzza della modernità e dello smog. Non c’è intossicazione ideologica, ateismo violento e contro natura. Lì c’è buono e cattivo, ma il substrato è la fede e l’umanità. Non tutti sono buoni, ma non tutti sono cattivi. Quel mondo è bello e vivibile perché possibile. Basterebbe che nei nostri cuori fosse accesa una piccola fiammella di fede verso Dio.

Il Pio

Venerdì


Oggi mente scrivo, sarebbe venerdì. (Cioè è proprio venerdì). Un giorno come gli altri sei, nè più, nè meno, salvo che per (un’antica, ma ancora valida) questione relativa al mangiare (dedicata solo a quel giorno particolare, da saecola saeculorum, amen). Tutte le volte che vado a pranzo coi colleghi mi chiedono perchè non mangio la carne in quel giorno, non prendendo pietanze stupende e appetitosissime, come invece faccio alacremente negli altri giorni, senza ritegno. Io rispondo perché è venerdì e i cristiani (“normali”, ma questo aggettivo non glielo dico mai) quel giorno non mangiano la carne. Ma mai mi dilungo in spiegazioni teologiche, perchè non voglio appesantirli a tavola e perchè intravedo sguardi perplessi dunque inutile insistere. (Non esiste risposta più incredibile come quella a una domanda che non viene posta).Qualche volta, a richiesta, mi è capitato di dire il motivo, a cui poi però seguiva il silenzio e poco dopo l'argomento cambiava. Sguardi perplessi, silenzio se vogliamo, ma mai sghignazzate o prese in giro. E ogni volta io mi intristisco perchè vedo che una tradizione della Chiesa, sia non solo non più osservata (e questo potrebbe anche andare bene) ma addirittura non conosciuta; io vado a mangiare con persone di 40-50 anni, non con sedicenni/trentenni con tutta la serie di tatuaggi e pearcing al seguito. Gente della mia età… Stiamo buttando via tutto, come si dice, l’acqua sporca insieme al bambino. A casa mia, gente pochissimo osservante, la tradizione del “e venerdì pesce” si seguiva e non si seguiva, ma tutti sapevamo che il venerdì era un giorno particolare per il mangiare, poi facevamo quello che ci pareva ovviamente. E’ stata mia nonna Dora a dire che per lei era “religione!” mangiare in un certo modo il venerdì, e peccato dunque non farlo, sapevamo dunque che quella era una tradizione della nostra fede cattolica per cui essendo morto Gesù proprio di venerdì, non potevamo festeggiare in bagordi e baccanali, proprio il venerdì. Poi, dopo nonna Dora, presi dalla modernità e dal vento di cambiamento, abbiamo fatto sempre come ci pareva a tavola sia il giorno della morte di Gesù che tutti gli altri. Senza tanto dispiacerci, peraltro. Però lo sapevamo; tant’è che io dopo trent’anni ora desidero fortemente osservare il venerdì, costi quel che costi. Perché nella Tradizione voglio stare più possibile vicino a Gesù. Probabilmente non ci si va in paradiso mangiando in quel giorno, la mozzarella al posto della bistecca, non siamo farisei!, ma questo predispone certamente l’animo e il desiderio radicato nel nostro cuore a una maggiore vicinanza a Nostro Signore e a vivere come vuole Lui, con tutti i nostri limiti e difetti. Sperando però di andare in Paradiso, magari anche per questo.

Il Pio

La salute delle anime




821 D. Il Sacerdozio cattolico è necessario nella Chiesa?

R. Il Sacerdozio cattolico è necessario nella Chiesa; perché senza di esso i fedeli sarebbero privi del santo sacrificio della Messa e della maggior parte dei sacramenti, non avrebbero chi li ammaestrasse nella fede, e resterebbero come pecore senza pastore in balia dei lupi, a dir breve non esisterebbe più la Chiesa come Gesù Cristo l'ha istituita.

822 D. Dunque il Sacerdozio cattolico non cesserà mai sulla terra?
R. Il Sacerdozio cattolico, non ostante la guerra che gli, muove contro l'inferno, durerà fino alla fine dei secoli; avendo Gesù Cristo promesso che le potestà dell' inferno non prevarranno giammai contro la sua Chiesa.

823 D. È peccato disprezzare i sacerdoti?
R. È peccato gravissimo, perché il disprezzo e le ingiurie che si rivolgono contro i sacerdoti, ricadono sopra Gesù Cristo stesso, il quale ha detto ai suoi Apostoli: chi disprezza voi, disprezza me.

824 D. Quale deve essere il fine di chi abbraccia lo stato ecclesiastico?
R. Il fine di chi abbraccia lo stato ecclesiastico deve essere unicamente la gloria di Dio e la salute delle anime.

Non è tutto relativo


«Non importa: in Africa il tempo è relativo» così mi rispose anni fa il vescovo della Sierra Leone appena gli dissi che la messa la dovevamo ritardare di cinque minuti per un problema di microfoni. Cioè, state sereni, cinque minuti per voi sono tanti, ma per chi vive in Africa fanno ridere. Come dire là si va avanti con l' "all’incirca", qui al secondo spaccato. Per come sono fatto avrei difficoltà a vivere in Africa, ma forse, su certe cose… Quella risposta del vescovo mi ha creato un flash back. E sono andato con la mente alla quinta elementare, quando il Direttore entrò in classe e ci parlò del tempo, per dire—anche lui—che in effetti esso è proprio relativo. Prendiamo un minuto. E’ tanto, è poco? Se sei a fare un operazione all’occhio da sveglio, vedendo e sentendo tutto, è tantissimo, se sei in un momento di gioia è pochissimo. Il tempo è relativo significa che esso assume un valore diverso secondo il punto di vista da cui lo si guarda. Ma tutto non è relativo. Una madre che dice che è "amica" della figlia, non significa che essere madre è relativo, e può fare alternativamente alla mamma, l’amica, la ragioniera, la complice della figlia, ma significa che quella là che pensa questo ha proprio squadrato il concetto e sta dicendo a tutti che l’incarico che le ha dato Madre Natura si può tranquillamente svolgere in modo innaturale e disumano, operando diversamente. La madre deve essere madre dei figli, stop; gli amici, i ragionieri, i complici, si trovano naturalmente fuori dalla famiglia. Se la mamma diventa amica, etc., chi farà la madre di quella povera ragazza? Se la Chiesa mette al centro di tutto i migranti e i poveri, alla salvezza delle anime chi ci pensa? La Chiesa ha la priorità di salvare le anime e poi tutto il resto. Noi povero popolo dobbiamo, grazie a Lei, pensare di salvarci l’anima e non fare solo gli affari nostri e puntare il dito scandalizzati. Lo possiamo fare ad esempio anche aiutando i poveri e i migranti. Non è tutto relativo.

Il Pio 

Per il re e per la patria

  Da qualche giorno i potenti dell'Europa hanno cominciato a parlare, con assoluta freddezza, di guerra come possibilità. Remota, ma pos...