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Ma “bisogna starci”? Meglio un bel “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.



Io lavoro fuori la mia città di residenza. E così capita spesso che dopo che ho finito la mia attività di degno dipendente, provvisoriamente al soldo mensile dell’imprenditore, nella speranza di una futura pensione che mi permetta di sopravvivere gli ultimi anni della vita, vado a ringraziare Nostro Signore, di cui sono invece indegno dipendente vita natural durante, sperando nella ricompensa finale che non tenga conto di tante mie meschinità, debolezze, cattiverie, omissioni, errori…, un trattamento di fine rapporto che consista in una piccola casetta in Paradiso, anche all’estrema periferia. Per farla breve, dopo il lavoro, spesso, vado a Messa. Una sera, mentre stavo aspettando l’inizio della celebrazione, all’ultima fila come il pubblicano nel tempio, un uomo esce dalla sagrestia con un mazzo di foglietti in mano e li comincia a distribuire ai presenti (una trentina circa) sparsi per tutta la chiesa. Passa banco per banco dando quel foglietto a ognuno. Giunto davanti a me non mi dà nulla e va oltre. Salta una signora che stava sulla panca alla mia sinistra e continua la distribuzione agli ultimi. Essendo io di carattere risentito e permaloso, ma al tempo stesso curioso di scoprire i tanti misteri della psiche umana, cerco di darmi una spiegazione. Pensandoci un poco ho capito che io e la signora vicino a me, non eravamo della parrocchia. Dunque non eravamo i legittimi destinatari dei fogli (quasi un “non ti curar di loro, ma guarda e passa”).

In genere io parlo solo in caso di straordinaria necessità e urgenza. Una volta, sollecitato dal discorso, in una discussione con alcuni “cristiani impegnati”, ho provato a dire che dobbiamo ricominciare a fare quello che da duemila anni abbiamo sempre fatto, cioè costruire opere nella società. I cristiani infatti non si sono mai fermati dal farle, nemmeno durante le persecuzioni e nemmeno quando, in pieno ottocento, c’era un governo ferocemente anticristiano e anticlericale. E così, dissi “per esempio: se le scuole non funzionano, facciamole noi, le abbiamo sempre fatte”. Tutti compatti mi hanno dato contro, sdegnati. “Così ti isoli!”, “Tu da una parte e il mondo dall’altra!”, “Bisogna starci nel mondo!”.

Bisogna starci nel mondo, certo, e seguire dunque il flusso, per non finire fuori, assecondando o dovendo scendere a patti per gran parte dei suoi dogmi. Bisogna starci nella politica, sì, se ti ci fanno entrare innanzitutto e poi se ti permettono di esprimere apertamente un pensiero cristiano. Bisogna starci nelle scuole, va bene, senza però parlare di Gesù, del Natale, fare il presepe, dire come la pensiamo in tema di famiglia o raccontare come gli anticlericali hanno travisato la storia cristiana che si legge proprio sui libri di scuola. Bisogna starci con tutti, rispettando le idee di tutti e tutte le religioni, senza che gli altri abbiano però rispetto delle nostre idee e della nostra religione… Bisogna starci nel mondo, sì, ma solo alle sue condizioni. Alle condizioni del mondo.

Pochi giorni dopo quella discussione in cui mi hanno dichiarato quasi un eretico, mi arriva sul telefono l’immagine di un libricino per bambini con un disegno di due dolci e simpatiche signore e la scritta grossa: “esistono famiglie con due mamme o due papà”. Me l’aveva mandata un’amica della Provincia di Mantova e quello era il libricino che avevano consegnato alla figlia che va all’asilo. (All’asilo, faccio notare, non perché se veniva dato al Liceo andava meglio, ma perché all’asilo ci vanno solo i bambini di pochi anni). Niente di anomalo in tutto questo, è infatti solo il processo di normalizzazione che è in corso. “Però dobbiamo starci nel mondo, sennò ci isoliamo”, mi dicono i “cristiani impegnati”. Mi verrebbe da dirgli “mandate allora tranquillamente i vostri figli in asili come quello”.

Tiriamo le somme. Una visione del cristianesimo che finisce ai confini della parrocchia e una impostazione mentale che ci impone di stare nel mondo alle sue condizioni; tutto questo dove ci porterà? Per due millenni abbiamo costruito un numero infinito di opere grandi e straordinarie e di opere piccole e sconosciute, e nessuno hai mai posto né il problema dell’isolamento, né quello dei confini territoriali. Quando lo Stato, il Re, l’Imperatore, non intervenivano (oggi come ieri) i cattolici si sono riuniti intorno al “santo” e hanno costruito cooperative per sostenere i lavoratori che perdevano il lavoro o erano divenuti anziani, creato confraternite a esempio per dare funerali e degna sepoltura a chi non aveva soldi e pregare per le loro anime, aperto strutture per aiutare le serve licenziate o le ragazzi madri abbandonate e dar loro lavoro e dignità, creato oratori per i ragazzi che vivevano in mezzo alla strada, inventato nuovi macchinari per agevolare l’attività dei pescatori, come ad esempio il motore a elica per le barche (costruito dal “nostro” Mons. Sciocchetti), ideato scuole professionali per istruire i giovani, aperto tipografie per dare un mestiere ai ragazzi, tirato su ospedali per i poveri, creato i Banchi di pietà per finanziare chi non aveva soldi e per contrastare l’usura, architettato case e mense per accogliere i derelitti, concepito ordini di suore per pregare per le anime del Purgatorio, organizzato sindacati ante litteram per tutelare e aiutare i giovani lavoratori contro il capitalismo spietato,... Nessuno, prima d'ora, si è mai posto il “problema” di non stare nel mondo, nè paventato il “pericolo” di sconfinare i limiti territoriali. Veramente ci sarebbe da dire (e questa volta, a ben donde): “non ti curar di loro (del mondo) ma guarda e passa”.

Continuiamo a pagare tutte le tasse e a rispettare tutto quello che lo Stato ci impone, ma ricordiamoci che non siamo “del” mondo e nemmeno obbligati a sostenere e puntellare per forza questo mondo. Ne possiamo fare uno anche noi, alternativo, più bello e più buono, con Gesù come riferimento, sempre e comunque nel rispetto scrupoloso delle leggi. Ma la condizione essenziale per far questo è che dobbiamo amare Gesù sopra ogni cosa, la Sua Chiesa e non voler essere per forza “del” mondo e cristiani borghesi. 

Il Pio


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