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Carità. Guardiamo Pier Giorgio Frassati.




Carità. Ma che cos’è la carità? «Beh—ti dicono—non è solo fare l’elemosina, anche l’elemosina, essa soprattutto è l’Amore, l’Amore al prossimo». Il catechismo di San Pio X (al numero 897) chiarisce un po’ meglio il punto e spiega che « La Carità è una virtù soprannaturale, infusa da Dio nell'anima nostra, per la quale amiamo Dio per se stesso sopra ogni cosa, e il prossimo come noi stessi per amor di Dio». Amiamo dunque il prossimo, perché amiamo Dio. E’ una conseguenza, necessaria. E’ difficile infatti amare il prossimo per tutta una vita, se non c’è Dio nel nostro cuore. Non sempre regge l’essere solidali, benefattori, buoni, buonisti, aperti,… in modo fine a se stesso:queste grandi virtù umane, per sopravvivere nel tempo, devono avere le radici su Qualcosa di solido. Da sole, alla lunga, rischiano di implodere. Il tempo cambia tutto infatti, tranne ciò che è fermo e stabile. Ma è un pensiero mio. Ora usciamo un attimo dalle definizioni che potrebbero farci rimanere nell’ambito della teoria, che in quanto tale risulta normalmente lontana dalla vita. Per capire cosa significhi carità, dobbiamo leggere un po’ della vita di Pier Giorgio Frassati che, proprio perché amava Dio faceva, quotidianamente, una carità straordinaria. La sua era una carità a 360 gradi, desta 24 ore su 24. Non aveva solo un settore in cui operava, non aveva una carità a orari fissi, non era un sindacalizzato della carità; ma il suo occhio e il suo cuore erano su tutto il mondo, su tutte le persone e su tutti i particolari. E così alla Tabaccaia di Corso Vercelli che si era dichiarata disponibile a mantenergli i pacchi per i poveri, in attesa che quelli tornassero a casa, le disse che voleva portarli lui personalmente, per poter parlare con loro e cercare di dargli speranza, invitandoli anche a andare a messa. E quando seppe che non andava a messa, la esortò a andarci. E lei ci andò. E fu un bene per lei. Oppure quei libri regalati a studenti universitari che venivano dalla campagna, probabilmente con enormi sacrifici da parte dei loro genitori. Libri che poi doveva ricomprare non senza sacrificio. Le medicine portate a chi non aveva di che procurarsele. E poi le continue visite presso le tremende soffitte torinesi, per aiutare i poveri, assistere ai malati, cercare un posto all’asilo per i bambini. E il carretto per i gelati, regalato a un povero malato di cuore che non poteva più lavorare, per permettergli di vivere del suo con dignità. Le sue scarpe regalate agli straccioni incontrati per strada, con conseguente ritorno a casa scalzo oppure con le loro ciabattaccie. E poi le Conferenze di San Vincenzo, le visite al Cottolengo. Oppure l’invito al soldatino sconosciuto che vide una mattina a messa, a portare il giorno dopo anche i suoi amici commilitoni (cosa che poi successe veramente con grande gioia di Pier Giorgio). E le parole buone dette allo sconosciuto che incontrava per la prima volta o ai suoi amici, soprattutto per renderli più buoni e vicini a Gesù. Certo anche l’elemosina si vede tra i suoi numerosi atti di carità: Pier Giorgio ne faceva tantissima. Da buon torinese teneva un libricino col rendiconto dettagliato delle spese che faceva quotidianamente e la voce “elemosina” si legge numerosissime volte (va ricordato che Pier Giorgio era ricchissimo, ma anche che i suoi genitori gli davano pochissimi soldi e solo per le spese strettamente essenziali—e facevano bene!—e quelle elemosine che faceva, erano la rinuncia agli amatissimi sigari o al tram per tornare a casa). Che dire poi dell’idea di prendere la facoltà di Ingegneria mineraria solo per poter stare a vicino ai minatori, cioè quei lavoratori che allora stavano nelle peggiori condizioni. E tantissimi altri episodi, noti o ignoti. Frassati era uno studente universitario e studiava seriamente per laurearsi, era amante della montagna, impegnato anche in politica e in tante altre faccende: non è che facesse il buono per hobby. Quello che si legge sul Catechismo di san Pio X dunque, è proprio quello che era impresso nel suo cuore. Ecco: la carità è questa, un’attenzione cristiana, costante e quotidiana (eroica, perché no?) a tutto quello che ci troviamo davanti per capire come posso aiutare concretamente quella persona che conosco o che non conosco, come la posso sostenere, confortare, come la posso portare a Gesù…? Il povero, il collega, il capo, l’amico, l’anziano, il fratello, i genitori, il tizio sul bus, il nemico, la moglie,…


Il Pio

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