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Il problema è sempre un altro

…A parte che non imponiamo nulla a nessuno, ma vorremmo solo continuare a fare quello che abbiamo fatto da duemila anni. Avremmo o no, un "diritto acquisito"?



Il mio amico Marco quando c’è una difficoltà di natura personale, un “no” a qualcosa, motivato per qualcosa, dice che il «problema è sempre un altro». Cioè non quello che viene detto subito è determinante per impedire un certo comportamento, ma quasi sempre un altro motivo, più contorto, più interno che non si vuole dire. Non si ammette nemmeno a se stessi. Ma andando a fondo spesso si capisce che il problema vero non è il primo che si espone pubblicamente, ma un altro, ripeto, più contorto e più interno. Ma questo è quello vero e che ci fa esprimere la nostra decisione. Così pensando ai numerosi presidi e professori che vogliono togliere il crocifisso dalle scuole, non vogliono fare le feste di Natale… Molti anni fa—ad esempio—alcuni ragazzi delle superiori che avevano chiesto ai propri presidi di poter recitare prima delle lezioni scolastiche la preghiera dell’Angelus (tre minuti!) si erano visti porre un rigoroso rifiuto perché altrimenti tutti avrebbero voluto fare una cosa del genere (?) e perché chi non era cattolico poteva sentirsi escluso (!). E’ la stessa motivazione poi data per togliere i crocifissi, per non fare le recite natalizie e eliminare il prosciutto e l’arista dalle mense: quelli che appartengono alle altre religioni potrebbero sentirsi segregati e rimanerci male, ove non addirittura turbarsi profondamente. Frasi sentite migliaia di volte, talmente tante volte che ormai per tutti sono vere, ma come spesso succede i ritornelli dei salmi laici e laicisti, spesso non affondano le radici nella realtà, ma in quella pessima faccenda che è l’ideologia che tanti danni ha sempre fatto dall’inizio della storia a oggi. A parte che la stessa delicatezza non mi pare avvenga nei nostri confronti, nei Paesi in questione e in diritto vale sempre il principio della reciprocità che ora non spiego. A parte che bisogna vedere quanto davvero ci rimangano male o chi sia a restare turbato da un Tu scendi dalle Stelle. A parte che non imponiamo nulla a nessuno, ma vorremmo solo continuare a fare quello che abbiamo fatto ininterrottamente da duemila anni (mi pare un tempo abbastanza lungo per pretendere di avere quei diritti acquisiti di cui ogni tanto i giudici parlano). A parte che sono i cattolici che spesso subiscono aggressioni a casa propria (oltre che all’estero). A parte che le altre religioni ci ammazzano in nome della loro religione, senza preoccuparsi se poi rimaniamo turbati. A parte questo e altro, mi pare che anche qui il problema sia un altro. Cioè le altre religioni non c’entrano nulla. C’entra invece una radicale cristianofobia, un odio viscerale che gli stessi europei hanno solo verso la religione cattolica, solo verso questa; questo è il punto contorto e interiore di cui si parlava prima. Questo è il vero problema. Se al posto dei ragazzi di cui ho parlato prima fossero andati a chiedere di poter dire una preghiera prima dell’inizio delle lezioni gli islamici o gli indù o i sic, le loro richieste sarebbero state accolte immediatamente e con gaudio e il preside che l’avesse autorizzate sarebbe finito in prima pagina sui giornali come un eroe. Invece se avesse autorizzato l’Angelus sarebbe stata una “notizia choc” con disdegno dei ben pensanti e infamia popolare. Ecco dunque il problema: l’odio è verso i cattolici da parte dei propri fratelli. A casa propria, da parte dei propri compatrioti. Eppure sarebbe solo il ritorno al cristianesimo vero e quotidiano che ci potrebbe salvare dal non senso della vita, dalla tristezza e dai nostri nemici, oltre che l’anima. Ma se vi piacciono i minuti di silenzio al posto di un l’Eterno riposo e le feste della luce al posto del Natale, allora non leggete più questo blog. Il punto è anche: «quando il Signore tornerà sulla terra troverà la fede?». Speriamo di sì.

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