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Pecorari.



Simpatica la battuta del Doppiatore marchigiano (si vede su you tube): “metteteci li pecorà a governacce, se ce dovete trattà come le vestie (tradotto in italiano corrente: mettete un pecoraro a governarci, se ci dovete trattare come le bestie)”. In quel video l’ottimo Doppiatore marchigiano che imita personaggi famosi facendoli parlare in dialetto marchigiano, rifaceva l’on. Vittorio Sgarbi che parlava arrabbiato in Parlamento a proposito delle Banche che mettono un solo impiegato quando si deve pagare l’immondizia (ovviamente l’on. Sgarbi non ha mai detto questo, si tratta solo di un’imitazione e come tale esagerata). Una stupidaggine paradossale che fa ridere solo le persone di spirito, un po’ meno gli intellettuali e i politici... Ma, pensiamoci un attimo: non camperemmo forse meglio se ci dovessero governare proprio i pecorari? Gente dura, tosta, lavoratori indefessi, che non si lamentano mai, gente che ama le proprie pecore e darebbe la vita per difenderle, un po’ rude forse, di pochissime parole, ma concretissima. Forse loro non cambierebbero mai la dura vita tra le montagne, al freddo o al caldo, con panorami straordinari, nella quiete più totale, per quella dentro una anonima serra surriscaldata, senza panorama e senza amici, ma con al posto delle vipere striscianti gente molto più letale e velenosa di quelle e al posto degli orsi e dei cinghiali gente molto più cattiva ed attaccabrighe a prescindere. Anche Gesù parlava dei pecorari e più volte li prende a riferimento per spiegare come funzionano le cose. E così per paragonare il Regno dei Cieli ha preso in prestito il pecoraro che lascia le novantanove pecore per cercare quella smarrita. E poi Gesù Bonus Pastor, il Salvatore si paragona a un Pastore buono perché ama e provvede a ognuno di noi come il pastore provvede alle sue pecore. Egli vuole che ognuno di noi sia al sicuro e felice. Proprio come il pastore riconosce ogni pecora, Gesù conosce ognuno di noi. E poi «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei» (Gv 10,1-10)». E poi «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe ( Mt 10,16-33 )». «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,30-44)». Poi infine, il giorno ultimo della Storia quando tutti saranno sottoposti al tremendo Giudizio Universale e alla divisione tra le pecore (i buoni) da una parte e le capre (i malvagi) dall’altro. 

Il Pio


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