Etichette

Buongiorno e buonasera



Faccio un esempio, un po’ balordo, un po’ scemo. Mettiamo che io stia passeggiando da solo sull’isola pedonale piena di gioventù. Mettiamo che all’improvviso un ictus mi colpisce e finisco lungo disteso per terra, come morto. Cosa succederà? (L’esempio l’ho pensato e la risposta la do io, appunto balorda e scema). La gioventù mi si metterà intorno e inizierà a fare foto e selfie. L’ambulanza arriverà a prendermi solo nel caso straordinario in cui nel branco c’è uno che è il più intelligente di tutti e che dopo le foto e se ha ancora la batteria del cellulare carica, telefonerà al 118. E’ un’esagerazione! La realtà non è così! Però, date ipotesi e premesse—ammettiamo—è verosimile. Io non voglio dire nulla contro i giovani. Loro non c’entrano nulla. Ma contro altri sì. Perchè prima di essere giovani, quelli sono stati neonati, poi bimbi, poi bambini, poi ragazzi e infine, oggi, giovani e tra un po' anche adulti. Che significa anche che prima di essere come sono oggi, sono passati per diversi anni attraverso genitori (i più fortunati, lo so) e poi attraverso l’asilo e la scuola... Sono cinquant’anni che però tutto è contro la famiglia e la scuola come laboratori della fede e dell'educazione. Tutto è per lo sfascio di queste come anche della figura del padre, di tante cose un tempo importanti… Educazione oggi è un termine che non ha più il giusto significato: per molti significa insegnare a dire buongiorno e buonasera quando si va a casa d’altri (quando va bene) mentre altri enti hanno dichiarato la loro incompetenza in materia. Bisogna tornare a educare veramente e seriamente. Bisogna rompere questa catena maledetta, imposta coi i metodi più subdoli, da un potere cattivo vuole tutto e tutti nel modo che gli fa più comodo. Almeno occorre partire dal principio che deve essere inciso per sempre nei nostri cuori: che mio figlio o il mio studente innanzitutto, non mi appartengono: sono di Dio (non certo dello Stato!); secondariamente occorre partire dal principio che mio figlio o il mio studente si aspettano da me (oltre ai vestiti, al mangiare, alla palestra,… oppure oltre all’insegnamento della matematica o della filosofia), che io gli dia l’esempio, proprio con la mia vita di tutti i giorni, con la mia vita normale, vissuta cioè per un motivo valido, per un ideale; vogliono sapere da me se davvero vale la pena vivere in questo mondo; da me esigono (anche se non lo sanno o non lo diranno nemmeno sotto tortura) risposte chiare o il metodo per ottenere quelle risposte fondamentali della vita, che tutti hanno nel cuore. Mio figlio e il mio studente non è un insieme di cellule messe in un certo modo, uguale a tutte le altre che sono nel mondo, da riempire di cibo, cose e nozioni, ma è ragazzo unico che deve e vuole diventare un uomo vero, saldo, capace di affrontare la vita tutta intera, con tutto quello che gli capiterà, coraggiosamente e onorevolmente. Faccio un esempio. Mi raccontava mia madre, classe 1933 che un giorno è arrivata a scuola accompagnata da un ragazzo e la preside l'aveva poi presa a parte e le aveva detto che non era conveniente che una brava ragazza ecc. ecc. E quello era un fatto considerato normale, anzi giusto e mamma mica aveva inveito e proclamato l'occupazione della scuola perché aveva commesso una grave ingerenza nella vita personale di un povero studente. Che poi se insieme a genitori e ai professori si unissero in questa buona battaglia educativa, anche gli amici, il parroco, il personal trainer, il cameriere, i vicini di casa,… capite come sarebbe l’Italia? Come sarebbe il mondo intero? Capite? E la cosa non sarebbe nemmeno impossibile da fare, anzi sarebbe naturale. Anche perché un tempo molti pensavano in questo modo e l'esempio di mia mamma è una piccola conferma. E mia madre se lo ricorda dopo settanta anni come momento buono. 

Il Pio

Nessun commento:

Posta un commento

«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

  Di seguito vi metto un po’ di brevi stralci dagli scritti di Georges Bernanos (Parigi, 20 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948...