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La controeducazione.



Per capire la situazione di oggi, vi leggo un fatto di cronaca (tratto da Adnkronos del 20 giugno 2023, Redazione): « Lo scorso 29 maggio aveva aggredito e accoltellato (!) la sua professoressa di italiano (si tratta di uno studente di sedici anni del liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso, ndr); il consiglio del suo istituto ora ne ha votato all'unanimità l'esclusione dallo scrutinio. Il che significa la 'non ammissione' al prossimo anno scolastico. (…) E’ stato quindi bocciato ed espulso dalla scuola. (…) il provvedimento è stato notificato alla famiglia del ragazzo, che però ha deciso di ricorrere contro la decisione della scuola». Cioè il figlio accoltella la professoressa, la scuola lo boccia (permettetemi di dire “giustamente”), la famiglia ricorre al TAR contro la bocciatura. Questo episodio fa pendant con quelli in cui i genitori ricorrono in Tribunale per i brutti voti dati al figlio, con quello delle mamme che insultano la maestra di fronte a tutti i bambini,  perché si era permessa di riprendere il figlio che aveva preso a pugni il compagno di banco e tantissimi altri episodi del genere. Se i genitori operano o ritengono legittimo operare così, significa che la famiglia è allo sfascio anzi che essa non esiste più, ma è divenuta piuttosto un covo di banditi, di complici che si spalleggiano fino a quando non si compie la rapina, per poi scappare ognuno per la strada sua. E' ormai retorico ricordare che quando ero ragazzo se prendevo un brutto voto a scuola mia madre ci metteva il carico e mi potevo scordare tante cose. Un minimo di quell’educazione mi è rimasta ancora e ringrazio i miei genitori di non avermi tirato su liquido e vuoto. La maggior parte dei giovani di oggi non riceve più un’educazione liquida, come quella in voga una ventina o trentina di anni fa, ma—peggio!—una controeducazione: se infatti, “educare” significa far uscire il meglio del giovane, portarlo a comprendere e a vivere nella realtà, portarlo a vivere eroicamente e appassionatamente tutti gli aspetti della vita, “portarlo in vetta” per fargli capire che la vita è una strada, spesso in salita e difficile, ma arrivare in cima permette la visione di un panorama straordinario, il gusto di aver superato se stesso e i propri limiti... Controeducare significa invece, portare il giovane a dare il peggio del peggio di sè, a veder gli altri nemici da schiacciare, avendo nel cuore il vuoto assoluto e solo i desideri omologati dal potere e tutto ciò con la complicità dei genitori e degli educatori. Come disse Lucia, la veggente di Fatima, l’attacco più potente verrà proprio contro la famiglia, infatti nei piani dei potenti del mondo, legati a doppio filo alle Potenze delle Tenebre, essa deve essere distrutta. Loro stanno davvero a buon punto del piano. Noi vogliamo fare qualcosa? Vogliamo provare a combattere la buona battaglia? "Se Dio è con noi siamo la maggioranza" diceva don Bosco. E se non possiamo parlare, almeno preghiamo. 

Il Pio

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