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La domanda a piacere.

 


Mi sono sempre lamentato, senza la minima misericordia, delle omelie astratte, fumose, incomprensibili, teologiche, quando non sul filo dell'eresia. Ma per alcune di esse sono rimasto  a bocca aperta e per queste mi pento di tutto quello che avevo pensato per la mia infondata saccenza e incommensurabile  orgoglio.  Una di esse me la ricordo dopo tanti anni. Il sacerdote, dopo aver letto il vangelo del Giudizio finale ci diceva: "voi lo sapete da sempre che un giorno vi troverete davanti al Tribunale di Dio a rendicontare tutto quello che avete fatto o non avete fatto durante la vita e dopo di questo, il giudizio definitivo: la salvezza o la perdizione entrambi eterne. Lo sapete bene.  Dio ci chiederà di sicuro se abbiamo dato da mangiare, da bere o siamo andati a visitare,... chi ne aveva bisogno. Allora facciamoci furbi. Vi ricordate a scuola dopo un'interrogazione disastrosa, il professore per darvi la sufficienza, vi chiedeva la "domanda a piacere". Cioè un argomento che un po' si ricorda. Prepariamo sin da oggi la domanda a piacere. Può essere che così una sufficienza striminzita e risicata ce la dà Nostro Signore e un posticino in ultima fila in Paradiso magari lo otteniamo. Il Signore è solito benedire chi si comporta con astuzia". Di teologia non c'è nulla in questa omelia, ma tanta sana, realistica, concreta, chiara saggezza cristiana. 

Il Pio 

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