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Tira a campare

Negli anni settanta, mi piaceva tanto una canzone. In particolare una strofa di questa. Il titolo della canzone era “Tira a campare” di Edoardo Bennato, scritta nel 1974 (Album “I Buoni e i Cattivi”). La strofa che mi aveva colpito, allora giovinotto in jeans e barbetta spelacchiata, era “Io a volte straniero in queste strade dove non funziona niente…”. Una frase in effetti di passaggio, non una poesia… col messaggio che allora doveva essere dentro una canzone per non essere definita con spregio “commerciale”. Oggi è un’altra cosa, ma prima le canzoni si definivano “impegnate” e contenevano il messaggio scritte col solo fine elevare i giovani e non per essere vendute (!), o “commerciali” e erano sciape, non contenevano nulla, scritte solo per essere vendute. I giovani volevano quelle impegnate; allora era così i giovani erano tutti “impegnati”. Oggi è un’altra cosa, però oggi le commerciali di ieri sarebbero le canzoni impegnate. La canzone “Tira a campare” ha un testo stupendo, ma a me si è ficcata nella testa quella frase. Come sempre: misteri della psiche. Le prime volte che la sentivo immaginavo l’autore in giro per la sua bella città, tutta rovinata, con le luci spente, triste… “dove non funziona niente”. Facciamo un salto di oltre quarant'anni e quella frase mi ritorna in mente più forte e chiara che mai. Non sembra adatta—precisa—al nostro periodo? Peggio che nel 1974. Un collega mi ha detto “ieri ero a Roma, al centro, e mi sembrava di essere io uno straniero, tutti neri”. Un altro mi dice che a Roma tantissimi salgono sui bus senza biglietto, se qualcuno prova a proclamarsi controllore e esigere di vedere il biglietto rischia di essere fatto a pezzi col machete o se gli va bene, solo malmenato, “è il risultato della cultura dell’accoglienza, dialogo, apertura…”. Interviene un terzo “a Amsterdam salgono tre davanti e tre dietro con la divisa, anfibi e manganello, massicci e muscolosi: pagano tutti”. Se questo fosse fatto a Roma le accuse di nazifascismo fioccherebbero subito sul capo del Sindaco fino all'usciere, il caso arriverebbe in Parlamento e tutte le trasmissioni intelligenti ne parlerebbero. Ma gli altri Stati d’Europa fanno così. Noi invece non possiamo e così il bilancio dell’azienda di trasporti romana sta messo malissimo. E così, per questo e altri casi, tutti soggetti a politica e a politici (questo è il nostro vero problema), anche la nostra bella patria rischia il fallimento. E poi: ma perché la gente non deve pagare il biglietto? “Io a volte straniero in queste strade dove non funziona niente…”. Anche noi giriamo in un’Italia dove non funziona niente. Se una cosa va bene è merito solo della persona che stranamente, per caso, è umana e brava. Qualcosa potrebbe cambiare se i cristiani riprendessero a creare opere buone nella realtà, oppure almeno fossero presenti e fattivi in tutti i luoghi in cui si trovano, senza paura, senza desiderio di essere del mondo e uguali a tutti gli altri. (Gli altri avrebbero bisogno di essere come noi!). Ma come si fa? E’ in corso una strenua e tremenda protestantizzazione della chiesa da parte di molti cardinali e vescovi che segue una strenua e tremenda scristianizzazione operata negli ultimi sessant'anni. Allora tiriamo a campare: non cambierà nulla. «Tira a campare, non capirai, pure io che son dottore che ho fatto l'università, sì dico: tira a campare, è meglio qua, qua almeno, bene o male c'è ancora un po’ d'umanità...». E questa umanità c’è perchè l’Italia per secoli è stata profondamente cristiana. L’unica cosa che ancora funziona e che è buona nel nostro Paese è la fede cristiana. Vigiliamo saldi in questa fede perché non vada smarrita altrimenti: «Tira a campare, non cambierà, tutto passa, bene o male, ma per noi non cambierà…».
Il Pio

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