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Cacciateli via!


 

Negli ultimi cinquant’anni il problema centrale di molte parrocchie e diocesi sono stati “i giovani”. “I giovani oggi sono cambiati—si diceva e purtroppo si dice ancora oggi—se gli parli di Gesù, di Dio, di peccato, di seguire una strada, di sacrificio, di impegno, di inferno e paradiso… scappano e li perdiamo”. Bisogna dunque andare “leggeri-leggeri” con loro, “aspettare i tempi giusti” per evitare il pericolo di fuga (...da Alcatraz?). Forse quegli ecclesiastici non ricordavano che ogni epoca ha avuto un suo “oggi” e di conseguenza un suo “ieri”, sensibilmente diverso dall’oggi, che i giovani “moderni” ci sono stati in ogni epoca e che è vero che oggi i tempi sono cambiati, ma l’uomo è rimasto sempre quello creato dal fango da Dio Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra. E che esso ha ancora lo stesso cuore, lo stesso desiderio e lo stesso peccato originale di tutti quelli che furono nei tempi passati. Poco più di cinquant’anni fa, un anno prima di morire, padre Pio, ebbe modo di parlare più o meno di questo argomento in maniera secca e chiara come era solito fare. Infatti “Nel 1967, un giorno, alcuni confratelli di Padre Pio, presente il Definitore Generale, parlavano dei problemi dell’Ordine, quando il Padre assunse un atteggiamento impressionante. Guardando lontano gridò: «Ma che state facendo a Roma? Ma che state combinando? Questi vogliono toccare perfino la Regola di san Francesco!». Il Definitore: «Padre, si fanno questi cambiamenti perché i giovani non vogliono saperne di tonsura, abito, piedi nudi…». «Cacciateli via! Cacciateli via! Ma… che son loro che fanno un favore a san Francesco a prendere l’abito e la sua forma di vita, o è san Francesco che fa un dono a loro? (*)». Ci sarebbe da riflettere su questa posizione del santo Cappuccino. Sarebbe da mandarla a memoria fino a che non è un tutt’uno con il nostro cuore. La testimonianza della fede deve essere sempre forte e chiara, non invece leggera, borghese o a rate, costi anche il martirio. Dovremmo rivedere anche una metodologia di catechismo forse un po’ troppo melensa che poco rimane nel cuore dei giovani e che comunque non gli cambia la vita, troppo abituati a trattare con la chiarezza, l’attrattiva e la forza della playstation, della pornografia ad altissimi livelli ormai reperibile facilissimamente su internet, delle cattive compagnie, delle donne disinibite e tanto espansive, dei film e delle musiche con messaggi pessimi, di una politica che… lasciamo perdere; è inevitabile che tutto questo abbia un’attrazione assai più forte di una pappetta spesso incomprensibile e senza sale: questa non può fare in nessun modo da contraltare a quella, è troppo debole, non può reggere all’urto. Abbiamo visto che—con questo metodo—dopo cinquant’anni le cose per i giovani (e ormai per gli ex giovani) non sono andate bene, anzi sono peggiorate: perchè non cambiamo metodo e torniamo alla modalità dei vecchi tempi? E’ andata bene per tanti santi, per tanti giovani e per tante persone, perché non dovrebbe andare bene anche oggi. Perché continuare cambiare quando la realtà ci dice che la strada è sbagliata?

Il Pio 


(*) Estratto del libro “Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale”, di Don Attilio Negrisolo, Don Nello Castello, Padre Stefano Maria Manelli (Edizioni San Paolo, Roma, 1997)

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