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Il “quo usque tandem” e la sovranità popolare

«Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?» Un popolo si è svegliato e uscito da buio e dal silenzio in cui è stato per decenni confinato

Senza sfasciare vetrine, incendiare auto e tirare sassi ai poliziotti, si è concluso il Family day. Un popolo si è mosso, educatamente, a proprie spese. Dalla Sardegna, dalla Sicilia al Veneto sono arrivate a Roma moltissime persone, probabilmente due milioni. Il numero ovviamente è stato oggetto—come sempre nei casi dei raduni popolari—di molta polemica, ma in politica si disputa solo sulle piccolezze, sulle minuzie, non sulla sostanza. E la sostanza è che un popolo, dunque, si è svegliato e uscito da buio e dal silenzio in cui è stato per decenni confinato. Un popolo che non vuole le unioni civili tra persone dello stesso sesso e le adozioni dei bambini agli omosessuali con tutto quello che comporta (dall’utero in affitto al noleggio delle mamme) e lo ha detto in maniera chiara e inequivocabile. Il diritto infatti lo ha il bambino a avere un padre e una madre—come natura vuole (non è infatti una questione meramente religiosa)—non due persone per il loro capriccio che non può essere un diritto riconosciuto. E’ vero che dopo la manifestazione hanno intervistato soprattutto i politici che non hanno fatto nulla e non i relatori che hanno fatto tutto e espresso la volontà popolare, ma questo è un particolare. Ma tutti quelli che erano presenti al Circo Massimo erano evidentemente solo la parte che è potuta venire. Ne discende che sono tantissimi, in Italia, quelli che non vogliono l’approvazione della DDL Cirinnà. Moltissimi, ma senza giornali, senza TV e senza VIP a loro favore. Ma cosa hanno detto i big della politica oggi al potere? “E’ importante quello che dice la Piazza, ma il Parlamento è libero di andare per la sua strada e approvare una legge che ci porterà a essere finalmente uno Stato civile”. Più o meno il concetto era questo. Altri quelli più accesi e più di sinistra hanno detto che al Family day hanno partecipato persone “oscurantiste” che vogliono “far tornare l’Italia al buio del Medio Evo”. Cioè: se non la pensi come loro “tu” sbagli e sei sbagliato. Comunque quello anzidetto è il concetto moderno di sovranità popolare e di democrazia. Il popolo pensa una cosa, lo Stato è libero di farne un’altra, anche l’opposta. Stare il 30 gennaio al Circo Massimo mi ha dato consolazione e conforto, perché ho visto—abbiamo visto—che siamo tanti, muti e silenziosi perché non abbiamo diritto alla parola, ma tanti. C’è ancora un popolo cristiano, compatto. Che non conta nulla per il potere, ma c’è. E questo è molto importante. Comunque gli “oscurantisti” e i medievali (a me essere tacciato di essere medievale non è insulto, ma un complimento: era quello un tempo in cui tutto era cristiano e in cui sono—non a caso—state create le più belle opere d’arte e costruzioni) quel giorno hanno preso atto di come è la situazione e allora verrebbe da dire come Cicerone: «Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» che tradotto significa «Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?». Cicerone poi prosegue: «Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?» che, tradotto, significa «Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?». A tutti i Catilina d’Italia (e ne siete tanti!) ascoltate la vostra coscienza, se ne avete ancora e cambiate la vostra vita. E sappiate che un giorno—anche voi—dovrete rendere il conto a Qualcuno più in alto di voi.

Il Pio

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