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Mani giunte e tradizione

Da bambino mia madre mi faceva togliere il cappello prima di entrare in Chiesa. Senza spiegazioni, era così. Era da togliere, punto. E così facevano tutti i miei amichetti di allora. Questo modo di fare mi è sempre rimasto nel cuore. E non mi è mai capitato, fino a adesso, di entrare in una Chiesa col berretto ficcato sulla zucca e faccio lo stesso con mio figlio. Noto però che oggi questa delicatezza, questa forma di rispetto per un luogo sacro e per nostro Signore non tutti ce l’hanno. E così vale anche per le mani giunte.

Da bambino mia madre e mia nonna mi hanno insegnato a pregare con le mani giunte. All’asilo poi la Suora così ci faceva recitare il Padre nostro prima di iniziare. Con le mani giunte. E anche tutti i miei amici pregavano così… Ora mi sembra di essere un alieno quando mi metto con le mani giunte. 


La preghiera è sempre la preghiera, come la messa è sempre la messa, e non saranno questi umili gesti a diminuirne l’importanza. Però in passato tutti pregavano con le mani giunte e si toglievano il berretto. La modernità ha un difetto, quella di passare di moda dopo poco tempo, lasciando il deserto in chi l’aveva posta come ideale. Mentre la tradizione ha il pregio di restare sempre ferma mentre il mondo gira, legando il proprio cuore a quello di tutti i nonni dei nonni del passato e a tutta la gente del presente e del futuro. Proprio come è Gesù.

Io ero bambino agli inizi degli anni settanta. Un periodo in cui tutto veniva contestato e in cui il passato doveva essere rimosso. Il mondo sarebbe cambiato grazie ai giovani -si diceva- che avevano capito tutto. L’epilogo è il mondo che viviamo oggi. E in quel periodo gran parte della generazione adulta non ha più passato quello che aveva ricevuto dai vecchi, quello che era una sana tradizione. E questo è stato un male. Fissati sulla modernità, disconoscendo la tradizione, alla fine si resta senza nessun riferimento.

Le famiglie, i maestri, gli educatori devono riprendere un modo di fare che ha legato tutti i cristiani per secoli. Quello di insegnare le “cose” di Dio fin dalle prime ore di vita. Il catechismo si deve ascoltare sin da dentro la pancia della mamma. Le delicatezze, i gesti di devozione e di educazione verso Nostro Signore, devono tornare a arricchire le nostre giornate. Modi di fare, delicatezze, gesti… che poggiano le radici in una fede salda e semplice, che c’entra con la vita di tutti i giorni e con tutti gli aspetti della vita. Una vita senza le fede in Gesù è proprio brutta in cui tutto pesa e è triste. La fede è un dono e come tale lo possiamo chiedere nelle nostre preghiere.
Il Pio

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