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Cattolicamente corretto

Ultimamente ho letto di presepi con due mamme, di canzoni che al posto di Gesù si diceva cucù, di recite di Natale senza Gesù, di feste di Natale senza il Natale e chissà quant’altro ancora che non ho letto. Io ci rimango male, tutto ciò mi fa intristire tanto. Mi sembra come nei racconti di Guareschi quando Peppone volle abolire il Natale per demolire il potere clericale, ma la cosa durò per poco tempo, perché il ricordo dei Natali scorsi pieni di “caldo”, di luci, la famiglia a tavola, il pranzo ben apparecchiato, le luci, l’attesa, l’odore particolare dell’aria, l’albero con le lucine, il bambinello che si metteva nel Presepe, i regali, i bambini in piedi sulla seggiola che recitano la poesia… avevano messo in malinconica tristezza lui e tutti i suoi seguaci. Con la conclusione che alla fine il Natale è solo questo folklore e null’altro e quindi si può lasciare al clero. Ma al clero cioè a Don Camillo, conscio della “rivoluzione” che stava attuando il "popolo lavoratore", non venne assolutamente in mente di non parlare del Natale e di nascondere il presepe, per far piacere a Peppone e ai suoi seguaci, per farli rientrare in Chiesa. Anzi, al termine della messa di Natale di mezzanotte, andò di corsa alla Casa del popolo dove stavano tutti questi pazzi scatenati, con il suo altarino da campo e celebrò una messa come quando era in montagna durante la Guerra. Nessuno dei rivoluzionari disse nulla. Tutti parteciparono al rito. Nessuno se ne andò. Invece oggi accade l’esatto contrario: preti e cattolici importanti ritengono cattolicamente corretto nascondere la propria fede e la propria tradizione per aprirsi ai lontani e per non infastidire quelli di un’altra religione; ma poi a quelli di un’altra religione non gliene importa nulla delle nostre follie suicide e quelli lontani non hanno comunque nessuna intenzione di entrare in Chiesa; ma tutti e due ritengono le nostre aperture liberal-sociali, quali gravi segni di decadenza, di resa, di debolezza, di cedevolezza. E la domanda mi rimbomba nel cervello: ma perché fanno così? Soprattutto alla luce del fatto che da sempre i lontani non entrano, mentre i vicini se ne vanno. Non si accorgono che sono ridicoli? Non si accorgono che un mondo senza Gesù e dunque anche senza Natale è grigio, triste e freddo? Peppone campione del più sfrenato socialismo e ateismo se ne accorse,... Lui però è solo un personaggio di un racconto. E il Natale non è solo le luci, la famiglia a tavola, il pranzo ben apparecchiato, le luci, l’attesa, l’odore particolare dell’aria, l’albero con le lucine, il bambinello che si mette nel Presepe, i regali, i bambini in piedi sulla seggiola che recitano la poesia. Questo non è puro folklore, ma è il risultato, la conseguenza che promana da chi ha "partecipato" ad un evento straordinario, la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo che ha cambiato il mondo e soprattutto la vita di milioni di persone che lo hanno accolto nel proprio cuore, dall’anno zero ad oggi. Tanto dunque i cattolici hanno a cuore questo evento, quanto essi vogliono abbellire in quei giorni il proprio paese con luci sulle terrazze e festoni sui cancelli e poi le case, le tavole, i regali, le recite e le poesie... Una trentina d’anni dopo la Sua nascita (Natale), Gesù disse chiaramente che occorreva portare a tutto il mondo il Suo nome e la Sua Buona novella ed disse anche che chi Lo avrebbe rinnegato davanti agli uomini, sarebbe stato da Lui rinnegato. Potrebbe essere un argomento di riflessione per i miei tre lettori.

Il Pio


Statalismo

 

Lavorando per una catena di supermercati posso garantire che accade spesso che nei loro parcheggi, due macchine vadano a sbattere: una ad esempio perché correva, l’altra perché usciva senza guardare. E ogni volta succede che i due automobilisti lasciano lì le proprie autovetture e si precipitino dal direttore per esigere, arrabbiati, il risarcimento immediato ed integrale di tutti i danni e non si schiodano da lì. Cioè una pretesa giuridicamente e legittimamente corretta per entrambi i personaggi, spesso borghesi e benestanti. Però dall’antico diritto romano ad oggi, la regola fondamentale è che chi fa un danno per colpa lo deve ripagare. E ogni volta mi chiedo, ma che senso di giustizia hanno nel cuore molte persone? E penso pure che questo scarso senso di giustizia, percepibile in molte situazioni, potrebbe derivare dal concetto che nasce dallo statalismo sfrenato e senza limiti che si sintetizza nella frase "lo Stato deve pensare a tutto e lo Stato deve pagare tutto". E io penso sempre che tutto il male o gran parte di esso che vediamo ogni giorno, derivi dal fatto che abbiamo abbandonato Dio dalla nostra vita personale e da quella comunitaria. E di conseguenza il senso di giustizia, di bello, di politica, di amore, di buono, di uguaglianza, di famiglia,... di Stato: tutto è diventato brutto e disumano.

Il Pio

La tattica


Si parla delle benedizioni da parte di sacerdoti a coppie dello stesso sesso. Il fatto della benedizione in sè non sarebbe un problema: si benedicono le statuette del Presepe, il pane di San Giuseppe, gli anelli, i rosari,... a maggior ragione perchè non si dovrebbe dare a due cristiani una benedizione? Certo uno potrebbe chiedersi perché gente che normalmente non crede alla Chiesa e ha sempre vomitato peste e corna contro di Essa, voglia ricevere la benedizione proprio da parte della Chiesa. Il fatto però che quelle benedizioni particolari sono concesse a coppie dello stesso sesso in quanto tali che convivono more uxorio, su questo qualcosa si potrebbe dire, se uno leggesse anche in modo cursorio la dottrina, il catechismo e la Bibbia. Nel mondo Occidentale poi, questo è un argomento delicatissimo, più esattamente esplosivo e si deve stare attenti a quello che si fa perchè i danni della deflagrazione non sono mai prevedibili e quantificabili. Ma pure fino a qui nessun problema, si potrebbe dire anche se un po' a bocca storta, si benedicono gli uomini che la richiedono e non il peccato o quello che fanno e che pensano, alla luce del fatto che la coscienza ce l'hanno tutti. Se non si potessero benedire i peccatori staremo messi tutti male. Ma qui resta qualcosa nella testa che non riporta. Ripeto il sacerdote impartisce la benedizione a chi vuole, assumendosene la responsabilità di fronte a Dio e alla Chiesa. Il Pio però non è tranquillo su un'altra faccenda. Il brutto per lui è se è o meno in corso la tattica famosa. La tattica che è sempre quella: non si apre subito una grossa breccia sul muro che ha retto per millenni, perchè scatenerebbe immediatamente scandalo e riprovazione nel popolo, ma un foro per volta, silenziosamente, costantemente, convincendo, accompagnando, sussurrando, dimostrando,... e così il foro viene allargato sempre più, ma un po' alla volta,  nel tempo, senza correre. Poi, alla fine la breccia sul muro è ugualmente aperta,  ma questa volta senza che nessuno protesti, senza che nessuno se ne sia accorto e da lì, dopo, può entrare di tutto. Per esempio il divorzio, l'aborto e tant'altro non si sono imposti subito e all'improvviso in un'Italia ancora mezza cristiana. Ma prima una frase in una canzone di successo, poi un dialogo in un telefilm con attori famosi, poi la presentazione di fatti di cronaca che colpiscono la commozione, l'emotività della gente, poi monologhi di persone che fanno audience, poi un'intervista casuale sull'argomento a un personaggio importante, poi una notizia sui TG, poi la voce di uno scienziato, poi un film cult sull'argomento e il gioco è fatto: il settanta, l'ottanta percento del popolo in pochi anni sarà del tutto a favore di quello che i potenti da lassù vogliono con quella tattica. Come il gioco delle tre carte, carta vince e carta perde, la mano è più veloce dell'occhio e i soldi passano in un'altra tasca: basta che il soggetto venga distratto e il suo pensiero abilmente confuso. Questa tattica però è stata usata fino ad ora solo dai potenti del mondo laico e laicissimo, peraltro numerose volte durante la Storia. La Chiesa non ha mai usato questa tattica, perchè l'obiettivo primario è la salvezza delle anime e non promuovere un concetto laico che non è proprio della Chiesa. Siccome quello delle benedizioni non è un dogma, potrei anche nutrire qualche dubbio che fosse proprio necessario questo, oggi, per la salvezza delle anime. Ma sicuramente non è in corso nella Chiesa quella tattica.

Il Pio

Speranza laica e speranza cattolica.


Noi siamo soliti dire “la speranza è l’ultima a morire” per dire una cosa confortante, nel senso che quando uno sta messo proprio male, dentro una tremenda situazione senza uscita, c’è sempre la possibilità che avvenga un fatto che può risolvere la situazione. Ma se esaminiamo con occhio da leguleio la frase, si può anche capire che nessuno di noi parteciperà mai ai funerali della speranza. Perché quella è una speranza laica e se volessimo approfondire la faccenda, essa è una speranza che si fonda sul “caso” o peggio sul “fato”. E che soprattutto non cambia e non influenza la nostra vita quotidiana. Essa infatti è cieca, bacia chi capita senza criterio, ne beneficia dunque solo chi è più fortunato. In effetti quella che vediamo noi nel mondo sembra proprio questa. Ma c’è un’altra speranza quella che ci dice la Chiesa Cattolica. «La Speranza é una virtù soprannaturale, infusa da Dio nell'anima nostra, per la quale desideriamo ed aspettiamo la vita eterna che Dio ha promesso ai suoi servi, e gli aiuti necessari per ottenerla (articolo 892, Catechismo Maggiore di San Pio X)». Certo che se ci troviamo di notte bloccati sopra i binari in curva e sta arrivando a forte velocità il treno Frecciarossa, possiamo sempre sperare laicamente che il treno vada sull’altro binario che si fermi prima che deragli che il motore si spenga o esploda per un attentato. In questi casi particolari però, più che sperare che la fortuna, il caso o il fato siano a nostro favore, è consigliabile invece invocare con fede l’ausilio della Madonna (la nostra Mamma celeste) o dei santi (San Giuseppe, Pier Giorgio, padre Pio, Santa Rita, San Francesco, San Giuda, S. Espedito, ...) perchè qualche volta i miracoli accadono a vantaggio di chi ha una fede grande come un granello di senape. E qui non si salvano solo i più fortunati, come con la speranza laica, in tal caso invece sopravvivono le persone che secondo l’intelletto di Dio è bene che escano "dai binari” se questo è più conveniente per la salvezza della loro anima, ugualmente è bene che quelle non escano per lo stesso identico motivo. Restiamo allora in materia di fede; la nostra speranza fondamentale e più importante per noi deve essere quella di salvarci l’anima e andare in Paradiso e illuminare con essa tutta la strada della nostra vita; a che serve vivere ricchi e in salute cento anni se poi si va all’inferno? La speranza cattolica può essere corroborata con l’aiuto della Madonna e dei santi, perché, dice il Catechismo, ci verranno inviati “gli aiuti necessari” per ottenere la salvezza finale.

Il Pio

Giovani e giovanilisti


Anni fa stavo alla macchina del caffè con altri colleghi. In genere qui si parla di vari argomenti di altissimo livello ad esempio il calcio, la politica, gli affari propri di colleghi assenti. Quel giorno stavamo collegati con la terza opzione. Il fatto, fonte della discussione: una giovane collega andava a convivere con il fidanzato conosciuto un mese prima. Ovviamente la cosa era per tutti normalissima e i commenti cadevano solo su aspetti marginali, magari un po' piccanti. Anche per un collega sui sessant’anni era tutto a norma. Io, vetero cattolico tradizionalista, pensando che questi fosse “all’antica”, figlio del Catechismo di San Pio X, gli chiesi «ma tu che hai una nipote della stessa sua età, saresti davvero contento se lei andasse a convivere senza essere sposata?». «Certo! Si fa un’esperienza!». Più che il concetto che esprimevano quelle parole e pur nella poca chiarezza di cosa significasse “esperienza”, mi fece male la sua ferma sicurezza, come quella di uno che dice che il sole a mezzogiorno è giallo e che l’erba d’estate è verde. Ma è così. Nel famoso periodo del sessantotto, i giovani smisero di seguire gli anziani (e un motivo buono lo avranno sicuramente avuto) e gli anziani (per prima volta nella storia dell'Universo) iniziarono a seguire i giovani, a fare, a vestirsi, a pensare e a parlare come loro. Così il mondo, all'improvviso, si trovò corredato da giovani giovani e vecchi giovanilisti, tutti ragionavano allo stesso identico modo. Poi sono invecchiati tutti e due. E l'indefinibile miscuglio di umanità, una poltiglia omogenea, è arrivata ai nostri giorni. 
La nostra è un’epoca in cui manca totalmente l’anziano e mancano giovani che guardano gli anziani, persone che da millenni sono state sempre fonte di ispirazione, educazione, di saggezza per i più piccoli. In quegli anni è saltata un’intera generazione e si è ripartiti praticamente da zero, laddove l'anno zero ora è diventato il 1968 e non resta più nulla dei millenni precedenti. Per tornare all'argomento della macchina del caffè, va considerato che ognuno fa quello che vuole nel bene o nel male. Se rispetta le leggi sarà un buon cittadino. Ma se vuole essere anche un buon cristiano deve rispettare le leggi che ci ha dato la Chiesa e fra queste anche quella che un rapporto tra un uomo e una donna si concepisce solo all'interno di un matrimonio consacrato, sapendo anche che padre Pio e suor Lucia, la veggente di Fatima, dicevano che i peccati peggiori sono quelli della carne. Uno è liberissimo di rimanere un buon cittadino, e non accettare queste regole. Anzi può criticarle apertamente o disprezzarle pubblicamente e non succede niente. Ma si deve capire che la Chiesa consiglia per poter andare in paradiso, non per la storia e non impone nulla, nè irroga sanzioni e soprattutto perdona chi si pente. Ognuno fa quello che vuole. Ma un occhio alla vita dopo la morte, ogni tanto, andrebbe dato.

Il Pio

Nonni e padri.


I nostri nonni ci hanno lasciato Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Siracusa… Ma anche i piccoli borghi medievali ancora oggi incantevoli, come Castel Trosino, Grottammare alto, Offida, Ripatransone… in cui, magari, non si trova nessuna bellezza od opera artistica particolare, ma sono comunque affascinanti per i loro straordinari scorci, le strade e i vicoli disegnati come fossero quadri di Caravaggio, la cura del particolare e poi la bellezza delle case tutte diverse e tutte “civettuole”. I nostri padri invece ci hanno lasciato i quartieri Monticelli di Ascoli Piceno, Quarto Oggiaro di Milano, Forcella e Scampia di Napoli, Zen di Palermo, Librino di Catania e compagnia bella. La domanda che ci possiamo allora porre è: “che idea di uomo avevano i nostri nonni e che idea di uomo avevano i nostri padri?” e soprattutto “cosa è cambiato fra quella e questa generazione?”. I primi vedevano (anche forse solo in maniera larvata) l’uomo come figlio di Dio e parte di un popolo in cui tutti hanno la stessa identità, la stessa fede e lo stesso identico Ideale, in cui la presenza di Dio colora i rapporti tra le persone, loro amavano la propria città perché era il paese dei propri padri (patria), era la terra dove camminavano ogni giorno, il campanile che segnava le ore e la chiesa dove si erano sposati i genitori e prima ancora nonni e infine loro; gli altri, i padri, vedono l’uomo come un problema da tamponare senza tanti riguardi e pensieri, senza alcuna preoccupazione al suo destino, come un numero e non più come parte del popolo di cui loro stessi fanno parte e l’ideale non è più Dio, ma il bieco “minima spesa e massimo profitto”, loro poi non amano la loro città da cui vogliono solo ottenere benefici e  la colpa della sua tristezza è solo degli altri. I nonni erano cristiani vedevano cristiano e pensavano cristiano, così come lo erano i committenti, gli architetti, i manovali, gli scultori, gli artigiani, gli artisti, i musicisti, i poeti, le famiglie,… e i bambini vedevano un mondo così fatto grazie ai loro avi. Poi alla fine, l’ultima generazione di nonni ha sviato all’improvviso la strada da millenni seguita e ha preso la strada del mondo, conforme al mondo e al volere di gente cattiva, per piacere al mondo e hanno abbandonato Dio per costruire un dio artificiale, di plastica, freddo, a proprio uso e consumo, ma che non c’entra affatto con la vita quotidiana e soprattutto hanno detto di fare così ai loro figli. I nonni quelli che costruivano orgogliosamente le Cattedrali nella propria città la cui edificazione durava anche secoli e senza avere i mezzi di oggi, non ci sono più e purtroppo (forse) non torneranno più. Di ciò possiamo ringraziare l’ultima generazione di nonni. Se vogliamo sperare di riavere un mondo un po’ più umano dobbiamo riacquistare le fede perduta in Nostro Signore Gesù Cristo.

Il Pio

Naturalmente



Naturalmente quando uno va allo Stadio, si mette la sciarpetta e prende la bandiera con i colori della propria squadra e urla forsennato per tutta la partita; naturalmente uno si vede bene solo in un certo partito e vorrà seguirne i leader, le idee, i propositi e lo difenderà con passione anche contro i parenti e gli amici più stretti pur di fronte ai vili tradimenti e ai “dietro front”; naturalmente uno si sente attratto verso persone che sono come lui (della stessa natura, con la stessa indole) e facilmente si unirà a loro e si distanzierà dalle altre; e poi naturalmente «io sono di Roma e tu di Milano», «io sono marchigiano e tu abruzzese», «io sono italiano e tu sei un franzoso con la puzza sotto il naso e tu un crucco»… Questo succede e succederà sempre. Cioè è la natura stessa che ci fa consorziare ad alcuni e allontanare da altri. E’ la natura che ci fa fare così. Naturalmente questo—all’estremo grado e superando la chiara linea della normalità e del vivere civile—comporta fatti gravi e abnormi da reprimere senz’altro: violenza negli stadi, terrorismo politico, associazioni a delinquere, razzismo, guerre... Ma dentro il limite della normalità tutto ciò è naturale. Tuttavia anche questi fenomeni non li elimini facilmente, perché il problema non sta, appunto, fuori dall’uomo, ma nell’uomo, nella stessa natura dell’uomo stravolta dal peccato originale. Bisogna evidentemente reprimere queste situazioni con durezza, ma non illudiamoci, ci saranno sempre; per quel motivo. Naturalmente il cristiano sa che deve testimoniare Gesù proprio in questo mondo così fatto e dovrà frenare le sue naturali tendenze di vivere solo con quelli che più gli aggradano, per andare incontro a tutti senza fare distinzioni. Il punto ancor più brutto invece è che mi sembra che dall’alto, i Potenti vogliano invece omologarci tutti, omogeneizzarci, tutti senza nazione e identità, tutti con gli stessi desideri, con le stesse idee, con le stesse risposte, senza ideali, tutti che devono comprare gli stessi mezzi, vaccinarsi a comando e tutti che devono magiare lo stesso cibo che dicono loro (pensate a noi italiani e al nostro mangiare!). Questo invece non è assolutamente secondo natura, ma sono biechi progetti, per biechi scopi, per bieche persone. Sarà difficile resistere a quelle bieche persone, soprattutto se non ce ne accorgiamo. Ma anche qui il cristiano lo deve sapere: i biechi soggetti vogliono anche una sola religione per tutti, quella inventata da loro, verso un dio freddo e con lo sguardo cattivo, senza cuore e fantasia che non c’entra e non ha nulla a che fare con la nostra vita. E, per come stiamo messi oggi e per come stanno messi i pastori che ci guidano, saremo noi cattolici i primi a cadere e a abiurare. Ma non siamo ancora alla fine: c’è ancora tempo. Se la speranza umana, come si dice, è l’ultima a morire, probabilmente non vedremo mai i suoi funerali. Alla Provvidenza invece ci potremo naturalmente aggrappare fino alla fine, con i soliti metodi, la preghiera e i sacramenti e con la solita fede, quella cioè, grande almeno come un granellino di senape.

Il Pio.



Il deserto.

  Nel deserto, se cammini senza bussola o senza punti di riferimento, giri in tondo e dopo un po’ ti ritrovi al punto di partenza e continui...