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Pier Giorgio. Un cattolico normale



Spesso mi chiedo come reagirebbe Pier Giorgio se vivesse ai nostri giorni. Lui è un santo contemporaneo, non tanto lontano da noi come periodo: mia nonna era più o meno sua coetanea. Eppure tra noi e lui sembrano passati no novant’anni, ma novecento. Novemila, tanto sono cambiati i tempi e le persone. Come i nostri, pure gli anni suoi erano difficili (guerra, fascismo, la fame, la povertà…) ma un minimo c’era. Tempo fa quando si concluse il convegno delle famiglie a Verona, se ne dissero di tutti i colori. Gliene hanno detto di tutti i colori! “Ultra della famiglia”, “gente che vuole far tornare indietro tutti, di 400 anni”, “la 194 non si tocca”, “il Congresso è agghiacciante”,… sempre sulle ali della democrazia e della libertà di pensiero. Eppure hanno solo detto che una famiglia è composta da un padre e una madre. Quello che ha fatto più male è che tra i detrattori c’erano cattolici praticanti. Anche importanti. “Famiglia naturale va bene, ma dobbiamo aprirci” più o meno era questo il concetto e nel gergo clericalese la parte dopo il “ma” è sempre più importante di quella prima. E laddove “apertura” significa seguire cosa vuole e fa il mondo. Pier Giorgio era attaccatissimo alla famiglia. Amava tantissimo la madre e il padre anche se loro non erano il massimo dell’affettuosità. Pare che poco prima di morire qualcuno lo sentì, vicino alla Consolata, offrire la sua vita affinchè i genitori non si separassero. Stravedeva poi per la sorella e quando si sposò e andò all’estero, ne soffrì tantissimo. Amava la nonna tant’è che ormai in preda alla poliomielite, soffrendo e faticando disperatamente andò a assisterla negli ultimi momenti. Pier Giorgio non si concepiva solo, ma in una famiglia e in una compagnia di amici. Come avrebbe reagito Pier Giorgio in questo periodo? Lui era un cattolico serio, normale sarebbe da dire, certamente poco avvezzo a seguire le vie del compromesso col mondo e del politicamente corretto. Quando il suo Circolo, il “Cesare Balbo”, nell’occasione della venuta di Mussolini a Torino, espose la bandiera in suo onore, Pier Giorgio uscì dal Circolo. Anche noi—come lui—dobbiamo prendere il coraggio che ci dà la fede e dire no a tutto ciò che è contro la fede, anche a costo di rimetterci del nostro, a costo di essere ridicolizzati e allontanati. Molti che ci hanno preceduto ci hanno rimesso addirittura la vita (e ora stanno in Paradiso). Stando così le cose, i cattolici normali saranno sempre di meno, dunque aspettiamoci di vivere in un mondo vieppiù triste e senza speranza, dove i modi di pensare sono dettati dall’alto e accettati inspiegabilmente quasi all’unanimità. Solo la fede in Gesù può essere per noi il criterio per giudicare il confine tra il bene e il male. Se Pier Giorgio avesse dovuto vivere nel mondo di oggi non si sarebbe minimamente scoraggiato, non sarebbe rimasto da parte imbronciato come l’eroe sconfitto, e forte della sua fede che lo distingueva, sarebbe uscito da tutti i circoli che si volevano aprire a un mondo senza Gesù e non avrebbe perso occasione, opportuna e inopportuna, per testimoniare la bellezza di essere cristiano. Non avrebbe perso l’occasione, anche questa volta, per amare la famiglia. Non avrebbe perso l’occasione, anche questa volta, di formare attorno a sé un compagnia di amici per fare belle gite in montagna, per pregare vicendevolmente e per dare un giudizio alle cose della vita alla luce della fede cristiana.

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