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A un sacerdote santo…



La Chiesa è stata fondata da Gesù che ha voluto ci fosse un Capo e che fosse una. La Chiesa deve conservare il depositum fidei, il deposito della fede (che non è nostro) senza modificarlo anche se non piace al mondo o alla maggioranza delle persone. L’opinione personale e la mentalità del momento non possono essere il criterio di giudizio per cassare o modificare verità che sono da sempre tali e che rappresentano comunque punti fermi all’orizzonte. Soprattutto ci si deve sempre ricordare che fuori dalla Chiesa non c’è salvezza. E la volontà di essa non si decide sulla base di referendum. Funziona da sempre così, con due parole che oggi fanno venire il mal di pancia a molti: “Autorità” e “ubbidienza”. Un sacerdote, pur con tutti i suoi limiti umani, è per sua natura lo strumento principale per l’edificazione del popolo di Dio. E’ veicolo di santità e fonte della saggezza cristiana. E’ elemento necessario e insostituibile alla nostra salvezza e senza non si può stare. Per questo deve essere sempre fedele al Papa e alla Chiesa e non può mettersi, anche solo parzialmente, in contrasto. Il popolo di Dio ha diritto a avere preti santi e innamorati della Chiesa. Mons. Chautard sosteneva che “a sacerdote santo corrisponde un popolo fervente; a sacerdote fervente un popolo pio; a sacerdote pio un popolo onesto; a sacerdote onesto un popolo empio”. Pensiamo che popolo corrisponderà a un sacerdote ribelle.
Il Pio

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