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Pier Giorgio


Un po' delle tantissime testimonianze che alcuni contemporanei dissero sul beato Pier Giorgio Frassati.

« Gli domandavo per esempio come si facesse ad entrare lietamente in certe case dove  la prima accoglienza era un tanfo nauseante. “Come fai tua vincere la repulsione?” Egli mi rispondeva: “In sostanza non dimenticare mai che anche se la casa è sordida tu ti avvicini a Cristo. Ricordati bene quello che ha detto il Signore: “Il bene che si fa ai poveri è bene fatto a me stesso” ».

« A un poveretto che domandava l’elemosina domandò perché non lavorava. Rispose che non aveva più strumenti per cuocere e vendere castagne. Pier Giorgio gli comperò tutto e diede a quel povero il modo di poter lavorare ».

« Non posso dimenticare la volta che lo vidi tornare senza scarpe, calzando un paio di pantofole come quelle che indosso ora a 87 anni, solo perché aveva date le scarpe ad un povero ».

« Insieme ci recavamo a visitare i lebbrosi, all'ospedale di San Lazzaro. Un giorno trovammo un giovane di vent'anni col viso deturpato dalla lebbra. Pier Giorgio rimase colpito a vedere il povero giovane dal fisico esuberante già totalmente sconfitto dal male. “Vede” mi disse “che enorme valore ha l’essere in salute come siamo noi”. E dopo un poco: “Ma anche le deformazioni di quel giovane scompariranno quando tra qualche anno raggiungerà il Paradiso. Perciò la nostra salute deve essere messa al servizio di chi non ne ha, chè altrimenti si tradirebbe il dono stesso di Dio e la sua benevolenza” ».

« Dinamico, sveglio, con la sua intelligenza pronta, sicuro e leale, sapeva dare esempio a tutti noi di quello che poteva essere il vero senso religioso... Ricordo che una sera, passando davanti alla chiesa della SS. Trinità in Via Garibaldi, dopo il suo consueto segno di croce gli feci osservare che queste sue manifestazioni di fede potevano un giorno o l'altro essere causa di guai, imperando allora un regime totalitario che aveva in dispregio ogni credo che non fosse di marca fascista. ' Quando Dio è con noi non si deve avere paura di nulla ', mi rispose. E allora i tempi erano ben diversi da quelli di oggi. Essere considerati religiosi o peggio cattolici, richiedeva coraggio ».

« Nella biblioteca della facoltà di Matematica arrivava sempre trafelato e accaldato; non appena cominciava a tirare il fiato, gli uscivano dalle tasche, dalle cartelle, uno dietro l'altro i foglietti zeppi di nomi e di indirizzi di persone povere da aiutare o da visitare ».

« I poveri vecchi delle nostre soffitte dicevano che era l'umiltà in persona. come un parente o un amico si vedeva nelle loro povere stanzette e diceva "che pace trovo in queste camere" ». 

(Tratto da Luciana Frassati, Mio Fratello Pier Giorgio La Carità, SEI)

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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