Il Pio
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Il cuore e il desiderio
Quando vedo l’Icaro di
Matisse mi vengono in mente alcune cose. L’opera è stata disegnata da Matisse
quasi al termine delle vita, probabilmente nel punto massimo della sua creatività.
L’immagine —che invece sembra disegnata da un bambino— è quella di Icaro che
cade in mare. Nella mitologia greca Icaro era il figlio di Dedalo. Nell'isola
di Creta il re Minosse aveva chiesto a Dedalo di costruire il labirinto per il Minotauro.
Avendolo costruito, e quindi conoscendone la struttura, a Dedalo e suo figlio
fu preclusa ogni via di fuga da Creta da parte di Minosse, poiché temeva che ne
fossero svelati i segreti e, padre e figlio, vennero rinchiusi nel labirinto. Per
scappare, Dedalo costruì delle ali con delle penne e le attaccò ai loro corpi
con la cera. Malgrado gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto,
Icaro si fece prendere dall'ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al sole; il
calore fuse la cera, facendolo cadere nel mare dove morì. E questa immagine “fotografa”
appunto, la sua caduta. L’uomo che cade non ha volto, non ha elementi
identificativi. E un uomo in generale, un uomo. L’unico elemento che lo
contraddistingue è solo quel puntino rosso. Il suo cuore, come un fuoco nella
notte nera. Il cuore dell’uomo, creatura di Dio, creatura sublime, tra tutte le
altre preferita, è ciò che lo fa essere tale. Che gli fa desiderare l’Assoluto,
il Bello, il Giusto, il Buono, la Libertà. Quello che distingue l’uomo da tutto
il resto del Creato è quel punto rosso, il cuore. E grazie a questo cuore che l’uomo
inventa cose, realizza opere, cerca di scoprire i misteri, desidera l’eternità… è quel cuore che spinge Icaro verso l’alto, a
vedere da vicino il sole, a superare i suoi limiti. Agli animali Dio ha
regalato l’istinto con il quale potessero sopravvivere. A noi un cuore così, perché
il nostro fine non è solo quello di sopravvivere, ma di vivere da figli di Dio,
di amare Dio e stare con Lui in eterno alla fine della vita. Ma quel cuore così
grande, regalato con tutto il resto solo a noi uomini dal Padreterno, è dentro
un corpo limitato. Un corpo che ti fa cadere verso la terra che ti spinge verso
il basso. Noi tutti abbiamo quel cuore, ma in un corpo limitato e pieno di
difetti. Per un po’ dobbiamo imparare a vivere con un cuore così grande che però
coabita con il nostro limite, col peccato originale, ma poi sarà un’altra
faccenda. Pensate che desiderio deriva dal latino « mancanza » (de) « di stelle
» (sidera), cioè avvertire la mancanza delle stelle, appetire qualcosa che
manca. E il nostro cuore è il piccolo segno dell’eternità che Dio ci ha dato, che
ci ha voluto far pregustare; d’altra parte siamo stati fatti a Sua immagine e
somiglianza.
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