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Da un angolo buio...

Diversi anni fa lessi un libro che mi piacque tanto. Il protagonista era un anziano prete e mi ricordo che si era preso l’impegno di recitare quotidianamente un Pater, Ave e Gloria per le persone che quel giorno sarebbero morte. Questo -come si capisce bene- era solo un minuscolo particolare di tutto il racconto, insignificante davvero in tutto il contesto, tre righe su duecento pagine… Non mi ricordo né il titolo di quel libro, né come si chiamava quel sacerdote, né la trama del racconto,… niente, solo che mi era piaciuto e quel particolare della preghiera. D’altra parte ognuno ha le sue fisse e succede che gli si imprimono nella memoria particolari che altri magari non colgono nemmeno e capita anche gli rimangono anni e anni ficcati in un angolo buio del cervello. Così spesso funziona. E poi può capitare che riaffiorano dopo tanto tempo per qualche strano motivo.
Anni dopo quella lettura mi capitò di andare a Fatima e leggendo la storia delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli portoghesi, venni a sapere che fu detto loro che molte anime finiscono all’inferno perché nessuno prega per loro. La cosa mi colpì tanto e mi riaffiorò alla mente da quell’angolo recondito di cui si diceva, la storia del prete del libro famoso che recitava un Pater, Ave e Gloria, e mi dissi: “da oggi lo faccio pure io”. Da quel dì quotidianamente dico quelle tre preghiere per le anime dei peccatori che in quel giorno moriranno. Magari in questo modo ne sono riuscito a salvare qualcuna, magari una sola in tanti anni,… magari no, ma questo non dipende da me. E volevo allora dire due cose.

Pregare per i peccatori, per la gente in pericolo, come per le anime del Purgatorio è molto importante. Non lo dice più nessuno è vero, ma non per questo non si deve da fare. E così tanti non si salvano perché nessuno parla loro del peccato e dell’inferno e tanti altri perché nessuno prega per loro. E poi tante anime del Purgatorio aspettano le preghiere dei vivi per poter passare in Paradiso. Un ricordo per tutti costoro lo dovremmo avere nel nostro cuore. Se avessimo questa consapevolezza pregheremo più spesso e con maggiore responsabilità. Un grande santo prima di recitare il rosario spesso ripeteva “dai, andiamo a mandare qualche anima in Paradiso”. Tante cose possono cambiare con la preghiera. A partire da come è il nostro cuore, la nostra vita... il mondo intero.

Seconda cosa. Bisogna testimoniare la fede in ogni occasione opportuna e inopportuna. Con le parole che sappiamo dire, come sappiamo fare. Perché è vero che la faccenda finale non dipende da noi, ma il lavoro iniziale sì, questo sì. Una frase detta chissà come o dove, un nostro comportamento,... infatti, si possono ficcare inconsciamente nell’angolo buio della mente di qualcuno, e, per anni forse dimenticati, potrebbero riaffiorare e chiarire, spiegare, confortare, convertire… quella persona anche a nostra insaputa. Chissà magari una parola che abbiamo detto o scritto, chissà come o dove, una soltanto, sta lavorando nel cuore di qualcuno, chissà dove e perché, tra qualche anno lo aiuterà nella fede o lo avvicinerà di più a Gesù… Chissà che non avvenga? O che non sia avvenuto? (Me lo auguro!). Non dipende da noi l’esito, da noi dipende il considerarci strumenti nelle mani di un Altro e vivere e funzionare come tali. Da noi dipende l’inizio, non la fine, cioè l’esito. Quello però tocca tutto a noi.

E se ci ricordassimo anche che la nostra prima preoccupazione deve essere quella di salvarci l’anima, la preghiera diverrebbe la nostra prima consolazione e la nostra arma principale. Ogni giornata che abbiamo da vivere può essere l’occasione per avvicinarci di più a Gesù, in tutto e per tutto, e vivere come se fossimo sempre sulle Sue braccia.

Il Pio

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