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Il distributismo, la terza via



Uno è portato a pensare che al mondo possano esistere solo due sistemi economici: il capitalismo e il comunismo. Sistemi in netto contrasto tra loro. Non ci sarebbe dunque una terza via. A ben vedere essa c’è ed è anche quella “consigliata” dalla Chiesa. In pochi la conoscono, ma se dopo ci pensate un attimo non sarebbe proprio da scartare…
Il distributismo è una filosofia economica politica formulata da Gilbert Keith Chesterton, padre Vincent McNabb, e Hilaire Bleooc per applicare quei principi di dottrina  sociale della Chiesa Cattolica che affondano le proprie radici nell'esperienza benedettina (ora et labora) ed espressi modernamente nella dottrina di papa Leone XII contenuta nell' Enciclica Rerum Novarum e ulteriormente sviluppati da papa Pio XI nell'enciclica Quadragesimo Anno.
Secondo il distributismo, la proprietà dei mezzi di produzione deve essere ripartita nel modo più ampio possibile fra la popolazione generale, piuttosto che essere centralizzata sotto il controllo dello Stato (nel socialismo) o di pochi privati facoltosi (nel capitalismo). Chesterton a proposito diceva «Troppo capitalismo non significa troppi capitalisti, ma troppo pochi capitalisti ».  
In sostanza, il distributismo si distingue per la sua idea di distribuzione dei beni e dei mezzi di sostentamento, prima fra tutti la proprietà della casa. Il distributismo sostiene che, mentre il socialismo non permette alle persone di possedere proprietà (che sono sotto il controllo dello Stato), e il capitalismo permette solo a pochi di possedere, il distributismo cerca di consentire che la maggior parte delle persone diventino i proprietari dei mezzi di produzione e della propria casa. Questa distribuzione non si estende a tutti i beni, ma solo alle cose necessarie per l'uomo e la sua famiglia per sopravvivere con libertà e dignità.  
Il distributismo non è dunque né il capitalismo (cioè la plutocrazia o il collettivismo di pochi privati) né il socialismo (collettivismo pubblico). Ogni cittadino può liberamente e dignitosamente costruire la sua vita in questo modo, senza dover essere “servo” di qualcuno. Se ci pensate un attimo, dirigenti, dipendenti e operai campano perché glielo permette il capitalista cioè l’imprenditore (nel capitalismo) o lo Stato (nel socialismo): se perdono il posto di lavoro, non sanno di che vivere.  

Perché allora non provare a vivere secondo un modello di vita alternativo a quello standard di oggi? Come a esempio, una comunità di famiglie, con l’autorità della famiglia e la distribuzione dei beni a seconda delle necessità.  Questo potrebbe comportare meno lussi, meno superfluo e meno sprechi o avere uno stile di vita più modesto. Ci vuole anche tanta fantasia e tanta inventiva e certamente anche molto senso pratico, per creare un lavoro che sia remunerativo e permetta la sopravvivenza di tutti.

Viviamo in tempi oscuri, ma il Signore non smette mai di operare. Ma senza la Fede non possiamo realizzare i sogni. La Fede è fondamentale. Si parte sempre dal piccolo, dal modesto, da piccole iniziative. L’alternativa a questo bellissimo modo di vivere è aspettare che le cose le facciano gli altri.
Il Pio

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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