Etichette

Una vecchia scuola












    
Tempo fa stavo parlando con un anziano sacerdote—mio carissimo amico—del fatto della scarsità delle vocazioni sacerdotali. Per me questo è un fatto preoccupante e un segno brutto, di un mondo divenuto brutto. Un mondo che ha perso l’intelligenza cristiana per prendere l’intelligenza laica, fredda, limitata e in parte anche lontana mille miglia dalla realtà vera. Ci dobbiamo pregare per questo. Intensamente. Senza sacerdoti non possiamo avere chi ci confessa, ci battezza e ci dà l’eucarestia, tra le tante altre cose, come potremo andare avanti? Con la semplicità tipica del sacerdote con parecchi anni sulle spalle mi spiegò il motivo di tutto ciò, secondo lui. «E’ come nei paesi quando mancano i bambini (o perché le famiglie sono andate in città o perché non li fanno nascere più), il ministero chiude le scuole del luogo e non manda più maestri. Se non ci sono i bambini, i maestri non servono. Così accade ora, se non ci sono i cristiani il Signore non manda i suoi preti, che li manda a fare? Dove li trova?». Non era questa di sicuro la prolusione del teologo che discetta sui termini e sui verbi e dà apprezzabili conclusioni e scrive libroni interessantoni che vengono studiati nelle università e citati dagli addetti ai lavori. Ma quella del vecchio prete sgangherato e con pochi denti, aveva il suo interesse, almeno quello di far pensare e dunque di cercare una soluzione umana e non prestampata. Per me, almeno. Anni dopo, a una conferenza un giovane sacerdote disse che non è vero che oggi ci sono poche vocazioni, se si fanno certi calcoli, statisticamente, coi giusti parametri… ce ne sono più oggi che ieri. Siccome aveva fatto i calcoli matematici la mia testa gli dava ragione, ma il mio cuore mi faceva ritenere sempre più vera e giusta la storiella dell’anziano sacerdote e delle scuole che vengono chiuse per mancanza di utenti. Quella cioè che alla fine diceva che Gesù non ci manda sacerdoti in Italia perché non ci sono i cristiani in Italia; forse è una visione un po’ banale, pessimistica forse, magari troppo personale forse, ma non la scarterei a priori. D’altra parte laddove ci sono cristiani sani—ancorchè pochi—le vocazioni non mancano. C’è da rimboccarsi le maniche, dobbiamo dimostrare a Nostro Signore che non siamo ancora morti e che sappiamo anche ridestarci dal sonno profondo e risorgere dall’inedia in cui siamo caduti (o siamo stati fatti cadere). Il laicismo e la mentalità moderna sono una trappola, usciamone prima possibile, per non restare rovinati. E ce la possiamo fare a uscire, non senza difficoltà, ovviamente. Forse il Signore così si commuoverà, come fece a Ninive, vedrà gente seria e volenterosa che gli vuole ancora bene e forse ci verrà in aiuto per questo e per tanti altri motivi.

Il Pio

Nessun commento:

Posta un commento

«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

  Di seguito vi metto un po’ di brevi stralci dagli scritti di Georges Bernanos (Parigi, 20 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948...