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Cosa c’è di male?

...Continuando il tema degli scandali, uno dei fatti che è stato poco digerito dagli italiani negli ultimi tempi, è quello di vedere quegli impiegati comunali (di una città del Nord) che timbravano sì l’ingresso al lavoro, ma poi andavano altrove a fare gli affari propri e quell’altro che marcava il cartellino in mutande (la foto ha fatto il giro del mondo). Non è la prima volta che accade qualcosa di simile. E in genere queste faccende accadono nel pubblico e più raramente nel privato. Ci sarà un motivo? Forse qualcosa deve cambiare? Ma quello che è ancora più difficile da digerire è che nessuno ha chiesto scusa, nessuno si è vergognato, almeno per finta, nessuno ha detto che non lo farà più. Tutti avevano motivi validi per farlo e—a detta loro—avevano anche ragione, quasi gli ritornava il resto. «E’ normale fare così, ma cosa c’è di male?ۚ». (Bisognerebbe sempre dire però  «cosa c’è di bene?»). Questo è davvero insopportabile. A me—lagnoso come Catone—riflettendo anche su detti episodi minimi e di piccolo cabotaggio, viene sempre e solo da dire che questo è il segno chiaro di una terra scristianizzata, il male non è più un peccato, ma è un diritto. Prima pure si sbagliava—come no—ma ancora un po’ la coscienza provava a dire qualcosa. Oggi non c’è senso del peccato perché non c’è più Dio in terra. Non c’è Dio e dunque non c’è nemmeno bontà, serietà, umanità e normalità. E se non c’è Dio sulla terra e nel cuore degli uomini non significa che Lui non ci sia davvero, ma che solo non ci sono persone che con la loro vita e la loro fede lo fanno conoscere e lo testimoniano.
Il Pio

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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