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Napoli Km. 6




Io sono un tipo che dà molta importanza alla forma e al rispetto delle regole. Arrivare ad esempio, con un minuto di ritardo, non dico che è un peccato, ma comunque è una cosa che non si deve mai fare e se mi capita mi sento a disagio. Da ragazzo la disciplina era per me una faccenda seria. All’Università ho studiato diritto, l’unica materia fra tutte che davvero mi attraeva. Per mia fortuna svolgo un lavoro in cui devo seguire scrupolosamente termini, norme e regole. Mi metto la cintura di sicurezza anche quando devo solamente cercare delle cose in auto... Sono fatto così. Me ne rendo conto, esagero: talvolta i miei famigliari mi sopportano, altre volte mi mandano a quel paese. Ma non dico mai “fate come me”. Però... un po' sano rigore, di sana autodisciplina. Non per una questione fine a se stessa, ma perché un uomo deve darsi una disciplina e avere delle regole, che siano valide per tutta la vita. Normalmente se uno vuole andare a Roma o in un'altra destinazione, deve seguire “cartelli” e guardare i “paletti” (o, se vogliamo, il navigatore purché ben impostato). Se non guarda i paletti e non segue i cartelli il rischio di finire dalla parte opposta è alto. «No» mi potrebbero replicare i giovani d'oggi e i giovani "dentro", «ma io voglio essere libero come una farfalla!». Va bene, ma la farfalla viene spesso spinta dal vento là dove lei non vorrebbe andare. Le direttive che ci diamo da soli infatti prima o poi ci fanno girare solo intorno a noi stessi. Seguire invece le indicazioni, i segnali—che sappiamo validi e certi—da qualche parte buona arriviamo. Grazie ai cartelli che indicano “Roma” (fidandoti, senza pensare che qualcuno li potrebbe aver spostati nelle scorse settimane), alla fine a Roma ci arrivi, se vai solo a lume di naso, lì ci puoi arrivare, come però ti puoi trovare a 6 kilometri da Napoli.

I monaci di Norcia, per vivere meglio, stare uniti il più possibile a Gesù e vivere una vita normale, seguono quotidianamente la Regola di San Benedetto da Norcia. (Una Regola che farebbe bene anche a quelli che oggi si chiamano i laici). Una Regola, dunque. Quella originaria, scritta dal loro Maestro secoli fa, senza interpretazioni, senza riserve, senza dire che oggi è diverso e essa si deve adattare al tempo corrente. Essa è andata bene per secoli a schiere di monaci e laici, perché oggi non dovrebbe andare bene? Il discorso vale anche per quello che la Chiesa insegna da sempre, i comandamenti, il catechismo, la Tradizione... Seguire senza interpretazioni, per tutta la vita, non ci fa andare fuori strada. Come stare sempre su binari sicuri.

Il punto è che siamo tutti storditi dalla modernità (che significa tutto e dunque non significa niente). Siamo convinti che oggi l’uomo è completamente diverso da quello che viveva secoli fa. Ma l’uomo è lo stesso, cambiano i vestiti, le mode, la filosofia, le case, le armi, le auto, le tasse… ma lui ha lo stesso cuore che avevano i figli di Adamo e Eva (peccati compresi, si capisce). Vogliamo invece abbandonare (senza un motivo valido) tutto quello che per secoli è andato bene per correre dietro a quello che oggi è il pensiero corrente (che però in quanto tale, domani non sarà più lo stesso). Un pensiero comunque sciapo e insipido, ma che ha una fortissima (e sospetta) autorità su tutti e detta legge su tutto. Non dà scampo a nessuno e soprattutto è insindacabile. Ogni uomo invece è attratto dall'assoluto, dal grande, dall'eterno, dal giusto... E’ attratto naturalmente, ma poi l’istinto immediato lo fa andare dietro alle lucette provvisorie e deboli.

Se la Chiesa ha posto delle Regole che sono andate bene e hanno giovato a miliardi di persone per secoli e secoli, perché oggi dovrebbero essere superate o —peggio—“adattate”? Visto poi come siamo messi, direi che è proprio il caso di lasciare perdere il pensiero moderno e rispettare (e amare volentieri) tutte le regole che la nostra Madre Chiesa, la Tradizione e la dottrina ci danno, senza interpretazioni, con santa disciplina, da valorosi guerrieri nella buona battaglia. Nella "nebbia" infatti è sempre meglio rimanere sui binari sicuri che andare alla cieca. Così, per non trovarci un giorno davanti al cartello “Napoli Km.6”, quando la nostra méta però era Roma. Rischiando anche di aver perso per sempre la strada giusta per andare verso il nostro vero e unico Destino.

Il Pio

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