Negli anni settanta era un gran parlare di libertà: se
ne parlava nelle canzoni, durante le manifestazioni, era scritto sui muri,
detto in TV, nei film... Non tutti in verità avevano proprio lo stesso concetto di
libertà, ma la si invocava in ogni occasione, in ogni discorso e si era tutti d’accordo nel dire
che in Italia (degli anni settanta) mancava la libertà. Mi ricordo che con
alcuni compagni di Ginnasio discutevamo sul problema e ci chiedevamo dove
fosse, in Italia, la dittatura e la mancanza totale di libertà come tutti dicevano,
da rendere così arrabbiati tutti i giovani che erano più grandi di noi e che
osservavamo anche con un po’ di ammirazione. Caso volle che uno di questi miei compagni
di scuola, M.—quello che aveva più coraggio e le idee più chiare di tutti—un
giorno scrisse su un tema che era sull’argomento: «in Italia c’è troppa
libertà, il problema di tutto è questo». Per come vedevo le cose a quindici
anni, mi sembrava che M. avesse ragione (anche se io e gli altri già sapevamo
cosa non si doveva scrivere o pensare e ci limitavamo a elaborare sui temi solo
luoghi comuni generici). Il problema per M. fu che la nostra professoressa di
italiano era una femminista di sinistra estrema e spesso durante le sue lezioni si parlava di argomenti un po'... fuori dal programma, e così dopo aver sottolineato
sul foglio protocollo di M. quella frase blasfema
in blu cobalto mettendo a lato anche due grossi punti interrogativi, gli mise pure
un pessimo voto e lo disse davanti alla classe. Cioè: parlando di libertà, la
prof. gli aveva corretto le idee (!)
e messo un brutto voto(!) perché non la pensava come lei (!) che aveva le idee
giuste (!). Questo era il concetto di libertà che avevo capito nella sua
profondità e non mi piacque per niente e immaginai che la libertà fosse altrove. Concetto che poi si è sviluppato in questi ultimi anni: in peggio però. La
libertà come il rispetto oggi sono solo unidirezionali: sono giusti se sono pretesi, ad
esempio dai migranti, dagli omosessuali, dalle donne… mentre per gli altri no:
sottolineato blu cobalto col punto esclamativo. Gli
anni settanta e tutto quello che è successo, a forza di parlare e di pretendere
una libertà sconosciuta e univoca, l’hanno in qualche modo limitata, offesa. La libertà è
un bellissimo concetto, ma quando viene ideologizzato diventa un dramma (per la
gente normale) e diviene—eterogenesi dei fini—il suo concetto contrario, ad esempio
la dittatura del relativismo come insegnava Benedetto XVI che tira tutti verso
il fondo (quando non arriva qualcosa di peggio). Come è successo al mio amico M.
E come succede oggi quando non possiamo dire molte cose senza finire alla gogna e forse tra un po’ anche in carcere. Lasciamo perdere allora, la libertà ideologizzata. Siamo invece liberi, ma liberi grazie a quella libertà che solo la Fede per Gesù ci può
veramente dare, stabile e per tutta la vita, persino se siamo dentro un carcere, o nascosti in una caverna, o paralizzati su un letto.
Il Pio
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