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E' possibile vivere così


Ascoltare la vita del beato Pier Giorgio Frassati fa sempre bene al cuore. «E' possibile vivere così!» viene spontaneo pensare, ed è proprio vero: il cristianesimo è infatti umano e la santità possibile. Adatti perfettamente a noi e alla nostra vita.
Ecco dunque altre testimonianze della sua carità. 
Il Pio


Carlo Florio: « Gli domandavo per esempio come si facesse ad entrare lietamente in certe case dove la prima accoglienza era un tanfo nauseante. “Come fai tua vincere la repulsione?” Egli mi rispondeva: “In sostanza non dimenticare mai che anche se la casa è sordida tu ti avvicini a Cristo. Ricordati bene quello che ha detto il Signore: “Il bene che si fa ai poveri è bene fatto a me stesso” ».

Don Giovanni Barberis: « Tutti i mesi egli portava gli assistiti della Conferenza alla Confessione e il giorno dopo alla Comunione… Diceva ad alta voce e per tutti le preghiere di rito: preparazione e ringraziamento. Era commovente vedere quel giovane seguito da intere famiglie, da trenta a quaranta persone. Guardandolo la sua virtù mi pareva sempre eroica ».

Giovanni Gribaudo: « Pier Giorgio Frassati era famoso per essere sempre al verde, e tutti sapevano che l’essere sempre senza soldi era una conseguenza della sua ardente carità. Noi amici lo aiutavamo quando capivamo che rinunciava a qualche gita per ragioni finanziarie. Allora insistevamo che venisse ugualmente; e sono fiero di poter dire di averlo spesso aiutato ».

Giovanni Pilone: « A un poveretto che domandava l’elemosina domandò perché non lavorava. Rispose che non aveva più strumenti per cuocere e vendere castagne. Pier Giorgio gli comperò tutto e diede a quel povero il modo di poter lavorare ».
Giuseppe Leone: « Non posso dimenticare la volta che lo vidi tornare senza scarpe, calzando un paio di pantofole come quelle che indosso ora a 87 anni, solo perché aveva date le scarpe ad un povero ».

Tersa Vigna: « Insieme ci recavamo a visitare i lebbrosi, all'ospedale di San Lazzaro. Un giorno trovammo un giovane di vent'anni col viso deturpato dalla lebbra. Pier Giorgio rimase colpito a vedere il povero giovane dal fisico esuberante già totalmente sconfitto dal male. “Vede” mi disse “che enorme valore ha l’essere in salute come siamo noi”. E dopo un poco: “Ma anche le deformazioni di quel giovane scompariranno quando tra qualche anno raggiungerà il Paradiso. Perciò la nostra salute deve essere messa al servizio di chi non ne ha, chè altrimenti si tradirebbe il dono stesso di Dio e la sua benevolenza” ».
don Giuseppe Cargnino: « Mi ricordo benissimo come se fosse oggi stesso, un pellegrinaggio sulla vetta della Ciamarella (20 luglio 1924, in occasione del venticinquennio del collocamento lassù del quadro della Consolata di Torino: (1899-1924). A me, appena attraversato il ghiacciaio della Ciamarella, venne incontro gentile, sorridente e pieno di bontà inesprimibile qualificandosi come appartenete alla Giovane Montagna, il caro Pier Giorgio Frassati, dicendosi ben lieto di fare la mia conoscenza, e chiamandomi il favore di lasciargli poi lassù servire la Santa Messa ».

(Luciana Frassati, La Carità, SEI)

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