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W l’Italia

La notizia che è corsa in questi giorni è quella dei gestacci che avrebbero fatto alcuni parlamentari durante una seduta. Forse erano proprio indecenti quelli, ma non si può dire —fatti di cronaca alla mano— che dal 1948 a oggi, sia la prima volta che accade un simile episodio. Il Parlamento è noto anche per altri gestacci forse minori o meno gravi di quelli, per le risse, per il lancio di monetine, di regolamenti, per i cartelli, le mortadelle o i pesci tirati fuori, per gli insulti, le risate sguaiate e gli urli, il fare altre cose durante un dibattito… io non voglio fare la morale, per carità! Né quei polpettoni retorici che abbiamo letto e sentito. Facessero quello che vogliono: loro sono la classe dirigente italiana, e — in quanto tale—tutto quello che fa è legittimo e giusto e non può farsi diversamente; siamo noi, gente negletta, che non riusciamo a capire l’alta politica e il servizio allo Stato che si fa anche in tal modo. Una cosa però va detta, (fino a che dura la libertà di pensiero e espressione). Tutte le volte che sento la notizia di risse o fatti simili in Parlamento penso sempre e dico ai poveracci che hanno la disgrazia di starmi vicino in quelle occasioni (spesso la moglie e i figli): «quelli rappresentano il popolo italiano!», «Quelli coprono la più importante e alta carica pubblica in Italia!» e si comportano come teppistelli, come ragazzi immaturi e maleducati (almeno apparentemente, ripeto, non riuscendo io a capire cose più grandi di me). Ma comunque quelli non sono studentelli sedicenni, anche se molti di loro non si mettono la cravatta, come converrebbe a chi risiede in un luogo fondamentale per la tutela della democrazia in Italia. Sono tutti il fior fiore dell’Italia, unici eletti fra tanti a un posto e a un compito tanto importante. E’ vero che il popolo italiano non è più un popolo perché non si considera proprio tale e non ha la minima coscienza di sè: nessuno è fiero di essere italiano, lo abbiamo già detto tristemente tante volte. E il problema è proprio questo. Ma ciò non toglie che ci vuole comunque un minimo di dignità e di serietà, anche nell'apparenza. Il popolo italiano è tanto disilluso e sfiduciato che nemmeno se ne accorge di queste cose e le prende per fatti da ridere, da rivedere la sera su «Striscia la notizia» e da raccontare poi al bar. Ma non sono davvero così. E’ un momento brutto questo e rischiamo di perdere la strada. L’unica cosa che mi viene da dire è questa: restiamo tutti saldi nella fede vera a Gesù e alla sua Chiesa, fedele alla dottrina che Gesù Le ha insegnato. Sembra che non c’entri nulla con la nostra questione, ma di una cosa sono più che sicuro: se ci saranno in Italia un numero importante di cristiani veri, non borghesi o buonisti, non quelli che appartengono al mondo, che sono del mondo, non quelli solo del tempo libero, ma cristiani “h 24”, con l’assillo quotidiano per la Chiesa e per il Regno di Dio, che aveva san Paolo, se ci saranno questi cristiani l’Italia sarà una grande Nazione e molti di noi si salveranno anche l’anima.
Il Pio

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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