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Carissimo signor Presidente (che verrà)





Carissimo signor Presidente della Repubblica (che verrà)

tra qualche giorno ci saranno le elezioni per la Sua proclamazione. Lei così sarà eletto e starà giustamente per sette anni al Quirinale, per svolgere uno dei più onorevoli, più importanti e delicati compiti che la Patria può dare ad un Suo uomo.

Sicuramente Lei avrà tutti i titoli e l’esperienza per svolgere questo incarico nel migliore dei modi. Certamente Lei svolgerà al meglio questo ministero, che come ben sa, significa—almeno sotto il profilo etimologico—“servizio”. Servizio al popolo italiano.

Da bambino scrivevo ogni anno a Babbo Natale, con la certezza granitica che lui non mi avrebbe mai potuto tradire e se non mi poteva portare tutto quello che gli avevo chiesto, qualcosa di bello mi avrebbe sicuramente donato. Poi a scuola mi hanno detto che Babbo Natale non esiste. Ma con lo stesso cuore di allora, scrivo a Lei.

Le racconto un episodio. Alcuni Suoi Illustri predecessori dissero, all’indomani di un terribile terremoto, “Lo Stato non vi lascerà soli”. Tutti sapevano bene che non poteva essere vero, ma li hanno applauditi lo stesso, illudendosi anche stavolta. Infatti lo Stato li ha lasciati soli e pure quei Presidenti. Per favore Lei non faccia così. Perderebbe la stima degli italiani, quella poca che gli è rimasta verso le Istituzioni dello Stato.

Le chiedo 
per favore, come se fosse il mio Babbo Natale:

- dia speranza al popolo italiano, sfiduciato e stanco, disilluso per una politica maledetta, senza cuore, che pretende tanti soldi senza dare indietro quasi nulla;

- non faccia solo discorsi gonfi di retorica, scritti probabilmente da qualcuno che si è accomodato nella vita, ma triste e senza speranza;

- non assecondi il gioco e la volontà (sarebbe meglio dire i capricci) dei politici, lontani anni luce dagli italiani che stanno sempre in perenne campagna elettorale, per loro esclusivo tornaconto;

- si faccia sentire quando viene a sapere di sentenze assolutamente imprevedibili, inspiegabili e umanamente ingiuste;

- si imponga perchè riparta l’economia, ma non quella delle Borse e dei ricchi, ma quella vera, quella oggettiva che assume le persone, produce reddito, fa campare le famiglie italiane;

- faccia di tutto perché si abbassino le tasse, che nelle aziende sono macigni enormi da trascinare che spesso le schiacciano e nelle famiglie sovente non fanno arrivare a fine mese.

Su questi fatti Lei non ha competenza diretta, lo so, ma se si farà sentire, in ogni occasione opportuna e inopportuna, vedrà che quelli che hanno la competenza, qualcosa faranno di sicuro almeno per salvare la (loro) faccia. Lei è il Presidente!

Così Lei darà coraggio a tantissimi italiani e farà raddrizzare molte schiene curve per tutte le disillusioni passate per colpa della politica senza cuore. E magari qualcuno vorrà pregare per Lei, per il Suo ministero e per la Sua salvezza finale.

La prego Signor Presidente della Repubblica, non ci tradisca anche lei  per favore. 

Il Pio

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