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Vittime di questo mondo

 




Nel 1965 usciva sul mercato italiano una bellissima canzone intitolata "La città vecchia", quella nei cui quartieri "il sole del buon Dio non dà i suoi raggi" perché ha già troppi impegni altrove. Il grande Fabrizio De Andrè ne era l'autore che a ritmo di mazurca, raccontava i vicoli malfamati probabilmente del porto di Genova o comunque di qualunque altra zona degradata del mondo. Il cantautore riusciva spesso in certe sue canzoni, a descrivere simpaticamente anche i più terribili drammi sociali. La canzone, dopo aver descritto la vita sfasciata di molti relitti umani fino ad arrivare al "tipo strano che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano", così si conclude:«Se tu penserai, se giudicherai, da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese, ma se capirai, se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo.». De Andrè era un grande cantante ed un ottimo soggetto, ma non era cattolico e questa non è una calunnia, lui non ha mai detto di esserlo, semmai il contrario. Non so se in punto di morte possa essere successo qualcosa, m
a è una questione che ora sa solo lui. Dico questo, non per mettergli sulle spalle la croce della colpa (che non è una colpa, ognuno fa quello che vuole), ma perchè un cattolico avrebbe una diversa visione del mondo e della vita (forse!).  Il concetto però che i perdenti, i poveri, i disadattati, gli emarginati,... siano solo vittime di "questo mondo", nel senso che il loro malessere derivi esclusivamente dalle circostanze in cui vivono e da ciò che hanno attorno, è vero, ma solo fino a un certo punto. Il male non viene da fuori dell'uomo, ma dal di dentro, come diceva Gesù. Uno può costruire un apparato statale perfetto, sia democratico che dittatoriale, ma il disagio e la miseria umana ci sarà comunque. Gli effetti disastrosi del peccato originale c'erano,  ci sono e ci saranno sempre. Il sistema, come appunto si chiamavano negli anni settanta le circostanze di cui sopra, può contribuire al male, ma non esserne la causa assoluta; come pure i binomi ricco = cattivo e povero = buono, sono notoriamente dell'irrealtà più nera, da sempre ci sono ricchi buoni e poveri cattivi, al di là del mondo circostante. Che poi l'uomo nasca certamente buono e poi diventi cattivo se vive in un certo contesto è un altro dogma in auge negli stessi anni settanta, vivo ancora oggi, ma quasi sempre senza fondamento: guardiamo ad esempio come molti piccoli bambini, in tenera età, già si comportino da animali verso i coetanei più deboli, oppure quanto spesso dicano bugie e facciano cattiverie. Capiamo allora quanto tutte queste ideologie dei sistemi circostanti negativi che hanno avvelenato e rovinato intere generazioni, siano fuori moda rispetto alla vita e alla realtà. Il male ci sarà sempre fino alla fine del mondo (che prima o poi arriverà). Però qualcosa si può fare per attenuarne la spaventosa portata  e qualcuno lo ha fatto. San Giovanni Bosco, il  Beato Pier Giorgio Frassati, San Francesco Saverio, il Beato Alberto Marvelli, San Domenico Savio, San Daniele Comboni, San Benedetto Cottolengo, Santa Madre Teresa di Calcutta, San Francesco di Assisi,  Sant'Antonio di Padova, San Francesco di Paola... e tutti i loro amici che li seguivano spesso restando ignoti, spesso rimettendoci la vita, tutti questi ci sono andati davvero "nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi  raggi", motivati solo dall'amore verso Cristo e ci sono anche rimasti là, fino alla fine, spendendosi fino all'ultima goccia di sangue e di sudore e fino all'ultimo respiro, per contribuire al Regno di Dio, facendo un bene infinito a moltissimi disagiati, senza odiare i ricchi, aspettare i soldi dello Stato, il cambio positivo del sistema, nè lamentandosi, seduti al bar, perchè non funziona nulla in questo maledetto Paese: "governo ladro".

Il Pio

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