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La Chiesa povera.


Sono tantissime le persone che, dai tempi di Gesù (vedi Giuda il traditore) sono straconvinte che la Chiesa deve essere povera, anche con toni che spesso sfiorano l'eresia o l'apostasia. Spesso il loro è un pauperismo non cristiano. Una filosofia, più che una fede che ha a che fare con la vita. Il pauperismo oggi è molto diffuso, ma vivendo sulla terra mi pare di capire che esso è sempre per gli altri, mentre il cristianesimo parla al cuore di ogni singola persona. Ed esso ci dice che 
ogni uomo deve vivere povero, cioè senza alcun attaccamento alle cose della terra o alle persone del mondo. Nulla venga preposto all'amore di Cristo, sosteneva san Benedetto da Norcia. La Chiesa no. San Francesco d'Assisi, il poverello per antonomasia, persona dunque, sull'argomento, al di sopra di ogni sospetto, quasi di parte diremmo oggi, invece era straconvinto del contrario. Lui non era nè l'ecologista, nè il buonista, nè quello rispettoso di tutte le idee e religioni, come oggi pensiamo tutti, tantomeno un fautore scatenato del pauperismo più acceso. San Francesco aveva solo Gesù al centro di tutta la sua vita e viveva la sua fede appassionatamente, sanguigna, alla maniera medievale, un eroico soldato di Cristo. Egli partì per le crociate insieme ai crociati perché le riteneva giuste, in quanto con esse si andava a riprendere legittimamente i luoghi di Gesù, conquistati illegittimamente dagli islamici e visto che ci stava, volle anche andare a convertire a Cristo addirittura il Sultano, a rischio di essere bruciato, scorticato vivo, impalato, o bene che gli poteva andare, a vedersi la testa tagliata. Qualche mazzata l'ha presa, a dire la verità, il Sultano per ragioni politiche non si volle convertire,  ma lo ascoltò attentamente e fu molto colpito dal santo di Assisi tant'è che, alla fine, non lo condannò ad una morte lenta e atroce. Ebbene proprio il Poverello di Assisi pensava con certezza assoluta che le chiese devono essere adornate di oro e di argento, tanto è la Grandezza che contengono, ovvero il Santissimo Sacramento, Gesù in persona. I paramenti liturgici, che le clarisse del tempo di san Francesco cucivano, erano adornati di oro zecchino, perché così voleva il Serafico Padre. La bellezza, infatti, deve significare la Verità: “La povertà si ferma ai piedi dell’altare" diceva. La Chiesa deve splendere perché non è degli uomini, ma di Dio e la bellezza deve essere tanta e solo per Lui.  Per secoli le chiese sono state costruite bellissime, hanno accolto opere d'arte straordinarie affinché il popolo potesse vederle gratuitamente, apprezzare e gustare il bello ed essere da esse istruito e catechizzato. Una Chiesa povera è dunque brutta è qualcosa che non c'entra col cristianesimo, un controsenso addirittura che abbassa insensatamente Dio a nostro livello. Qualcosa che puzza di protestantesimo. Una Chiesa brutta poi non ti invita alla preghiera, non eleva la mente a Dio, tanto meno al silenzio e al raccoglimento. Tutto rimane sulla terra, ma gli occhi li dobbiamo alzare anche al Cielo. Oggi le chiese sono fondate su un'idea non cristiana, progettate da  architetti non cristiani, partecipate da molta gente non più cristiana e, purtroppo, anche amministrate in parte da sacerdoti non più cristiani. Eppure oggi avremmo molti più soldi e mezzi per continuare a realizzarle belle come allora. Probabilmente non abbiamo più la fede di allora. Questo è il motivo. Ma se chiediamo con fede la Grazia e se ce la meritiamo, Dio forse ci riporterà ai tempi d'oro. Il problema però non è Dio che non ci manda la grazia, ma noi se abbiamo ancora la fede e se c'è la meritiamo. 

Il Pio 

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