Etichette

Qualcosa non riporta...


 
Chi ha studiato legge sa che un cittadino non può mai contestare la discrezionalità dello Stato o della Pubblica amministrazione in genere (salvo ad esempio i casi di violazione di legge). Se dunque un Comune mettesse un divieto di sosta su strada larghissima, spaziosa e dritta, in cui tra l'altro si deve anche procedere lentamente, quello che su questa strada ha ricevuto la multa, non può fare ricorso contro di essa mettendo in discussione la scelta dell’ente pubblico e se lo fa (normalmente) perde. E’ uscito un decreto legge con cui si stabilisce, tra l’altro che il dipendente privato, se non ha il green pass non può andare a lavoro e deve tornare a casa (e fino a qui ci potrebbe anche stare, visti i presupposti) ma in tal caso questo “criminale, disassociato” non ha diritto allo stipendio (quasi fosse una punizione per quello che ha fatto) fino a che non ha il green pass. Ma qui i dubbi se quella discrezionalità sia in effetti legittima, vengono tutti fuori. Se si parla di impiegati pubblici, lo Stato, il comune… che li ha assunti e risultano dunque essere ufficialmente i loro datori di lavoro, possono decidere quello che vogliono anche per legge; ma su un dipendente privato deve decidere solo l’imprenditore (privato) che lo ha assunto perché questi potrebbe anche volerlo ugualmente pagare e magari dargli anche l’aumento, pure se sta a casa a non fare nulla, come altresì gli potrebbe chiedere di lavorare a casa in smart working. E poi non tutti i dipendenti sono tra loro equivalenti e sostituibili facilmente, alcuni sono davvero indispensabili e la loro assenza potrebbe dare nocumento alla azienda e così potrebbe accadere che anziché uno senza green pass che deve andare a casa, alla fine dell’anno ci andranno cento vaccinati e poi per sempre. 
Va bene il mandare a casa, al limite, ma come fa uno Stato a pensare di imporre a un imprenditore (privato, che dunque mette i suoi soldi nell’impresa, senza normalmente ricevere aiuti da nessuno) a non pagare lo stipendio a un suo collaboratore? Se lo vuole fare? I soldi sono dell’imprenditore (privato) e in teoria questi può discrezionalmente farne ciò che vuole, addirittura anche gettarli dalla finestra oppure regalarli a chi vuole. Sono suoi, i soldi. Lo Stato dopo aver obbligatoriamente prelevato denaro dalle imprese con l’imponente e terribile tassazione non può anche dirgli “quel tizio non lo devi pagare perché lo dico io”: ma non esistono più i diritti fondamentali della persona, l'Italia non è sempre una Repubblica fondata sul lavoro? Mi pare dopo una lettura cursoria del decreto, di rinvenirvi una leggera cattiveria, una timidissima incapacità di comprendere la vita reale, una lievissima arroganza e solo un pizzico di delirio di onnipotenza. Ma ho detto che questo “mi pare sia così”, donde se dovessi aver errato, chiedo davvero umilmente scusa a tutti. Però ho l’impressione che se il decreto fosse stato partorito dall’assemblea del più scassato e litigioso condominio di Italia, qualcosa di meglio forse sarebbe venuto fuori.

Il Pio

Nessun commento:

Posta un commento

«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

  Di seguito vi metto un po’ di brevi stralci dagli scritti di Georges Bernanos (Parigi, 20 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948...