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Donne al volante e vecchi col cappello




Un notissimo proverbio popolare suona così: «donna al volante, pericolo costante». Quando ero piccolo, cinquant’anni fa, già si diceva e forse anche prima. Cinquant’anni fa tutti capivano che quel detto era solo una cosa spiritosa, simpatica, italiana, sì in parte vera, ma in parte esagerata, nessuna la prendeva sul serio, se non per ridere. Veniva citato, ma senza cattiveria: tutti in cuor loro sapevano che anche una buona parte di maschi al volante guidano come cani. Ma veniva detto tranquillamente, senza pensare di offendere e senza timore di essere configurati come razzisti. Anche le donne al volante ridevano. Oggi quel detto non si potrebbe più dire o se lo si deve proprio dire, ci si deve guardare intorno con circospezione (per via della legge non scritta, ma tassativa e coattiva che sancisce il politicamente corretto obbligatorio per tutti e per tutto). Recentemente hanno fatto statistiche e studi approfonditi sulla questione. Scienziati hanno dimostrato che sono i maschi a guidare peggio delle femmine e gli studi hanno constatato che il cervello dell’uomo è più predisposto per condurre l’automobile solo con maggiore sicurezza. (Probabilmente c’è in giro una marea di gente che ha tanto tempo da perdere, eppure c’è un mondo intero da ricostruire, da risollevare, da riumanizzare e anche, permettetemelo, da ricristianizzare). Dunque, quel glorioso proverbio è divenuto ormai illegale e deve essere abrogato. Non si può dire più dunque: pena sguardi cattivi e accuse di ledere la dignità delle donne e di razzismo, se non si arriva poi a denunce e articoli sui giornali e social e naturalmente discussioni nei salotti della TV. È un mondo ridicolo il nostro, strapieno di gente risentita, con l'ideologia al posto del cuore e soprattutto ultrasuscettibile che non riesce più a ridere serenamente. Però sotto sotto il concetto del “pericolo costante” da una parte ci fa ridere ancora e dall’altra molti lo ritengono ancora valido. Ma non lo possono dire pubblicamente. E io ogni tanto, coraggiosamente, ma solo per ridere, descrivo l’immagine della giovane donna al volante che con una mano telefona, con l’altra fuma, con l’altra si ravviva i capelli, con l’altra dà il ciuccio al figlio e con l’altra tiene il volante e riesce davvero a guidare in questo modo! E vedo anche che ridono più le donne di questa battuta che gli uomini, addirittura sono le donne che mi dicono che questo è proprio vero e che ho ragione. Però, alla fine, per par condicio (altro comma di quella legge) posso ben ricordare il tremendo anziano (esclusivamente di sesso maschile) alla guida con il cappello, terrore di tutti gli automobilisti che riesce andare a 10 Km. all’ora in autostrada, con la sua vecchia e scassata Giardinetta (lui riesce a guidare tranquillamente, sono gli altri che non ci riescono con lui davanti). Questo però si può dire, perché il protagonista non è una donna, ma un uomo, per di più anziano. Tutto questo è frutto di quella legge che ha istituito il politicamente corretto. Che ci fa pensare e dialogare tutti allo stesso modo, con concetti che si possono dire e altri che sono vietati. Anche se il nostro cuore ci dice che sarebbe meglio se non fosse tutto così grigio, uguale e triste. Però ricordiamoci sempre che c’è un mondo intero da ricostruire, da risollevare, da riumanizzare e soprattutto da ricristianizzare e che questo tocca solo a noi in quanto battezzati e che un giorno anche su questo dovremo rendicontare davanti a Nostro Signore.

Il Pio

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