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Rassegnazione sconosciuta.


Leggendo i racconti di Don Camillo e Peppone, usciti prodigiosamente dalle mente geniale di Giovanni Guareschi, arriviamo in una storia in cui il loro paese subisce una piena devastante, l’acqua sommerse tutte le case e arrivò quasi fino sopra all’altare, tanto che don Camillo si scusò con Dio se non poteva inginocchiarsi, altrimenti sarebbe affogato. In uno dei film della nostra saga, anche questo episodio venne messo 
sullo schermo; si vedeva tutti I compaesani saliti sulla collina guardare il paese immerso nell’acqua fangosa, mentre il loro parroco, unico rimasto là, stava in chiesa con l’acqua fino alla cintola e diceva la messa per tutti loro e suonava la campana a tempo debito. Una cosa che si intuiva bene era che il popolo era triste certo, angosciato ci mancherebbe, piangevano le vecchie, i bambini erano smarriti, le donne stavano vicino ai figli senza parlare, i capifamiglia non sapevano che fare, tutti si davano una mano, ma non c’era in nessuno di loro sentimenti di invettiva, rabbia, odio, vendetta verso qualcuno,  semmai di cristiana rassegnazione. Era solo un film si capisce, la realtà spesso è diversa, ma quello era esattamente il modo in cui i cristiani per secoli hanno affrontato le avversità. Per dire. Ci sono le catastrofi umane, per esempio, Chernobyl, la diga del Vajont, il Ponte Morandi, le bombe nelle stazioni … qui la natura non c’entra nulla, lei quello che doveva dirci ce lo ha detto, insegnandoci le ferree regole della fisica, dell’ingegneria, della geologia, della conservazione delle strutture e del vivere normale,… qui la colpa è solo di un uomo che se non si converte, almeno in punto morte, si ritroverà a “spalare il carbone nelle miniere di messer satanasso” (come dice spesso Tex Willer a Kit Carson) e per tutta l’eternità. Invece le alluvioni, i terremoti, i maremoti, le frane... sono catastrofi naturali, rarissimamente si riescono a prevedere e a prevenire; qui c'entra solo la natura e le sue regole ferree che però lei tiene quasi tutte segrete e non le svela a nessuno, e così: proprio quando devono accadere, è il momento giusto perché accadano. Ma soprattutto esse sono sempre avvenute nella storia del mondo. Anche prima c’erano, anche se a quei tempi—sembra—controllassero gli argini, facessero manutenzione dei torrenti e costruissero le case con attenzione al luogo, ma avvenivano ugualmente i cataclismi.  La vera differenza tra ieri e oggi è che dopo un disastro, oggi ci carichiamo tutti di rabbia, odio e vogliamo giustizia. I giornali e le TV poi buttano sempre benzina sul fuoco facendo notare quante cose non sono state fatte per incuria colposa e che invece si dovevano fare (è un mestiere molto facile e ormai sanno fare molto bene). Pensate che addirittura pochi anni fa alcuni tecnici italiani sono finiti sotto processo penale perché non avevano previsto che si sarebbe verificato un terremoto (anche i giapponesi, espertissimi in materia, dicono che non è possibile!) (quasi,  quasi come bruciare le streghe). Ieri invece sapevamo che è Dio che manda queste sciagure per ragioni Sue. Quello è anche il segno che abbiamo sfrattato Dio dalla nostra vita. (Ho detto "sfrattato" perché Dio pur essendo proprietario di tutto, se non Lo vogliamo dentro casa nostra, se ne va subito). Subire un terremoto certo è una disgrazia terribile, ma non possiamo dare la colpa a qualcuno. Il mondo è stato creato in questo modo, è fatto così: a un certo momento, in un certo punto, imprevisti e imprevedibili, possiamo subire un infarto fatale e lasciare questa valle di lacrime (e se fosse adesso, meriteremo l’inferno o il Paradiso?), oppure alle tre di notte, il giorno di Natale ad esempio, ecco un devastante terremoto, o un maremoto o una frana colossale, un’alluvione... Che importa alla fine sapere di chi è la colpa? Ci cambia qualcosa saperlo? Ma poi, c’è qualcuno che abbia davvero una colpa nelle disgrazie naturali? Ma che importa saperlo, ci ripaga da tutte le sofferenze? Dio il mondo l’ha voluto proprio così, non si capisce perché, ma l’ha fatto così, ci sarà o no, una buona ragione? Ha il peccato originale, proprio come quello nostro: noi e lui abbiamo un vizio di fabbrica che rimarrà fino al ritorno di Gesù, ma tutto questo è per il bene nostro, per la nostra salvezza. Paghi chi deve pagare, ovviamente. Siamo noi invece che dobbiamo cambiare radicalmente atteggiamento, nel nostro interesse. La rabbia e l’odio lasciamoli perdere in queste situazioni (anche in altre, se possibile) perché ci fanno solo del male e spesso ci fanno anche peccare. Riprendiamo invece Dio in affitto nella nostra vita con un contratto per novantanove anni, rinnovabile per uno stesso periodo. Ricordiamoci anche che per secoli i cristiani hanno ragionato sempre alla luce della fede e in certe particolari circostanze anche della rassegnazione. Questa “vuol dire che dobbiamo conformarci al volere di Dio, il quale conosce meglio di noi quanto è necessario alla nostra eterna salute, pur anche nel caso in cui le nostre preghiere non fossero esaudite” (Catechismo di San Pio X, 274). Accettiamo volentieri sempre e comunque la volontà di Dio nella abbondanza, nella miseria, nella letizia e nella disgrazia. Anche se talvolta non la comprendiamo. La comprende Lui.

Il Pio

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