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Discorso di Enrico V nel giorno di s. Crispino.


Vi "leggo" il discorso di Carlo V, tratto da Carlo V di William Shakespeare, atto 4, scena 3. Molto bello. Siamo prima della battaglia con i francesi e i soldati inglesi, di molto inferiori di numero vorrebbero avere più soldati per combattere. 

* * *

"Chi è che dice così? Mio cugino Westmoreland? No, mio caro cugino.

Se destinati a morire, siamo già abbastanza numerosi. E se dobbiamo vivere, quanto più in pochi saremo, tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. Per amor di Dio, ti prego, non volere un sol uomo di più.

Io son tutt’altro che avido d’oro; e non m’importa di chi si nutre a mie spese, né me la prendo se c’è chi indossa i miei panni: nei miei desideri non trovano posto le cose esteriori. Ma se è un peccato aspirare alla gloria, io sono il peccatore più incorreggibile che ci sia al mondo.

No, in fede mia, cugino, non volere un solo inglese di più.

Proclama piuttosto a tutto l’esercito, che chi non ha abbastanza fegato per questa battaglia può pure andarsene: noi gli daremo un passaporto, e nella borsa gli metteremo anche i soldi del viaggio.

Noi non vogliamo morire in compagnia di un uomo che teme di essere nostro compagno nella morte.

Oggi è la festa di San Crispino e San Crispiano: chi sopravvive quest’oggi per tornare a casa sano e salvo, si leverà sulle punte solo a sentire nominare questo giorno, e fremerà al nome di San Crispiano.

Chi vedrà questo giorno e arriverà alla vecchiaia, ogni anno, alla vigilia, festeggerà coi vicini, dicendo: “Domani è il giorno di San Crispino!”. Poi si rimboccherà la manica e mostrerà le sue cicatrici, e dirà: “Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino”.

I vecchi, si sa, dimenticano; e lui dimenticherà tutto il resto, eppure ricorderà, con fierezza, le gesta di quel giorno.

Saranno allora i nostri nomi che lui avrà sulle labbra, come persone di famiglia: Re Enrico, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester, saranno evocati nei suoi brindisi.

E questa storia ogni brav’uomo insegnerà a suo figlio; e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da questo giorno sino alla fine del mondo, senza che in esso ci si ricordi di noi.

Noi pochi, noi felici pochi, noi fratelli in armi.

Poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello: e per quanto sarà di umili origini, in questo giorno si farà nobile la sua condizione. E i gentiluomini che ora, in Inghilterra, si trovano a letto, si danneranno l’anima per non esserci stati, e si sentiranno menomati, quando sentiranno parlare un uomo che combatté con noi il giorno di San Crispino

Tratto da www.ilteatropertutti.it

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