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A fine lavori





Capita di vedere vicino ai marciapiedi cartelli con scritto “divieto di sosta dal giorno 4 maggio fino a fine lavori”. Ne abbiamo visti tanti, ci siamo abituati. Ma come fa un povero cittadino a sapere quando i lavori sono finiti e magari non riprenderanno all’indomani o stanno continuando dopo l’incrocio? Oppure il divieto di assembramento. Giustissimo in questo periodo: ma quando c’è un assembramento? Con due persone, cinque, diciassette, mille…? Non si sa. Se parlo con dieci persone sul marciapiede sto facendo un assembramento? Certamente sì? Ma dove sta scritto? Questo è lo Stato. Sei tu cittadino che ti devi adoperare per sapere se lo Stato ti può punire per un divieto poco chiaro che lui stesso ha messo in vigore. Sei tu che ti devi preoccupare e magari sentire un avvocato o un consulente. Negli ultimi anni c’è una cappa grigia sopra le teste dei cittadini normali, pesantissima, opprimente che toglie la speranza anche nei giovani. Nessuno di quelli che ci comanda e che pare risponda a tutti i potenti fuorchè al popolo, prova un benchè minimo senso di vergogna nel distruggere e svendere l’Italia o peggio nel farla invadere da chi non vuole stare alle sue regole. Nessuno di loro ha un minimo senso di umanità nel pensare a quanti cittadini non ce la fanno a vivere perché hanno perso tutto, pur vivendo in uno dei più importanti welfare state dell’Occidente che dunque dovrebbe aiutare almeno in parte: ma i soldi non ci sono mai, nonostante un’elevatissima tassazione. A nessuno di loro brucia la coscienza, ma forse perché è afona o forse perché ai politici, agli Altolocati e ai Potenti della Terra non gliela danno proprio, nel non voler provvedere in ogni modo al benessere dei cittadini italiani.Moltissimi italiani ormai non hanno la minima fiducia verso lo Stato, ma questo a loro lassù non gliene importa nulla, come del concetto stesso di democrazia, l’importante è litigare e screditare costantemente la fazione avversa, anche se questo comporta l’immobilismo e la paralisi più totale. E nonostante tutto questo che continua da decenni e decenni, molti hanno ancora fiducia della politica: di questa politica! Forse aspettano di cadere nel burrone per convincersi che non valeva la pena dare la propria vita e porre ogni speranza su questa gente: ognuno però della propria vita ne fa quello che vuole. Lasciamoli soli, quelli. E la regola è che al peggio c’è sempre un peggio ancora peggiore, nessuno si illuda che le cose miglioreranno con queste belle premesse e con queste brave persone. In tutto questo grigiore anche i Principi della Chiesa non fanno la loro parte: non si sa cosa dicono, scandalizzando così i poveri cittadini rimasti cristiani. E noi che facciamo? Non pensiamo a cose strane, non servirebbe a niente. Pensiamo a cose cristiane, piuttosto: preghiamo ogni giorno il rosario per l’Italia e per la Chiesa. Così potremmo avere la speranza che qualcosa potrà cambiare.


Il Pio




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