Esistono due tipi di indignazione, quella ideologica(o politica) e quella popolare (o reale). Se sei di sinistra ti indigni solo se un migrante viene malmenato da un italiano; se se di destra ti indigni solo se un migrante picchia un italiano. E sarei anche sicuro di poter affermare che sia a quello di destra che a quello di sinistra non importi minimamente né del migrante nè del bianco entrambi malmenati, né di fare il possibile per risolvere il problema dei pestaggi, perchè l’importante è indignarsi innanzi all'opinione pubblica, poi si torna nella propria casa blindata e allarmata, con la scorta sotto, perché non vi entrino né i migranti, né gli italiani. Questa è dunque l’indignazione ideologica (o politica) e si capisce chi siano i soggetti che ce l’hanno (e che valore essa abbia davvero). L’indignazione popolare (o reale) è quella che non va sui giornali o sulle televisioni. In televisione ad esempio ci va sempre quella che urla come una matta o ci vanno solo quelli che litigano, e sui giornali scrivono solo le firme importanti che hanno peso (anche se spesso non si sa che dicono). Non so dire se ci si può fidare sia della matta che urla che della bella firma. Con le dovute riserve e i dovuti filtri, l’indignazione popolare (o reale) la trovi facilmente sui cosiddetti social dove uno scrive liberamente e nessuno lo deve vagliare, oppure in giro per la strada, davanti alla macchia del caffè in ufficio... E si può notare da questa indignazione, come tantissima gente non ce la fa più di questo Stato inesistente, indifferente, divenuto ormai terra di conquista, dove chiunque può entrare e fare il comodo proprio, dove terroristi spietati con sei ergastoli sul proprio capo, sono già liberi dopo poco più di un decennio in carcere e dove dopo due mesi dalle elezioni non si riesce a avere un Governo. Questa indignazione ha raggiunto livelli altissimi, ma non fa notizia perché quella che si conosce è quella ideologica (o politica). Parlando di queste cose molti mi hanno detto: «bisogna andare in Piazza!»; il fatto è che in Piazza ci siamo andati diverse volte, a esempio, contro la così detta legge Cirinnà ed eravamo pure tanti. La legge è passata: ed eravamo moltissimi a chiedere che non passasse. Negli anni ’70 pure ci andavano in Piazza, prima a piedi, poi con le pistole e le bombe. Pistole e bombe che per molti giovanotti di “buon” cuore, possono essere stati i frutti dell’indignazione ideologica. Comunque non è servito a niente, nè la Piazza nè le pistole. Anzi, a pensarci bene, forse quelli che prima governavano erano meglio di quelli di oggi. Non serve a nulla andare in Piazza. Non serve a nulla una politica di tal fatta. E questo perché l’uomo ha il Peccato originale, tende a fare il male per la sua natura corrotta. Solo la fede in Dio e i sacramenti possono limitare gli effetti di questo nostro “vizio” di fabbrica. Oppure un grandissimo amore per la propria terra e per il popolo, un rigorismo per le regole e per l’onore, come il capitano che affonda con la propria nave con un gesto da statua del Risorgimento, ma che, come tutti i sentimenti che non sono fondati su Qualcosa di solido, a mio avviso, non può durare alla lunga e alla fine prevarrà sul nostro buonismo da statua del Risorgimento, etc. l’avarizia, il potere, la lussuria… i tre lacci, cioè con cui il Demonio ci lega a sé: peraltro sempre gli stessi dall’inizio del mondo. Si metta sempre a bilancio che c’è ininterrottamente la presenza del porco di Satana che fa di tutto per corrompere gli animi e farci stare più male. Concludo: né la politica, né il buonismo, né le bombe e le pistole, né l’andare in Piazza o mettersi in politica potranno mai cambiare sostanzialmente le cose e renderle più umane. Ciò che può cambiare tutto è Chi ha fatto tutto (anima, carne e terra). Nostro Signore Gesù Cristo. E’ bene rivolgerle a Lui le nostre preghiere per l’Italia e—soprattutto—per la nostra anima.
Il Pio
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