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Una favola, forse, ma vera



Spesse volte ci chiediamo perché mai nel mondo comandano i cattivi, la violenza è esagerata, il male vince sempre sul bene, le ingiustizie sono all’ordine del giorno. Le malattie, le guerre, la morte… Sofferenza, lavoro, disuguaglianza… tutti hanno la ricetta per risolvere i problemi del mondo, ma all’atto pratico queste soluzioni si rivelano sempre inadeguate. Chiacchiere di legionario. Alla fine tutti sfociano nel vittimismo autolesionistico e stabiliscono con certezza morale: «non può esistere un Dio in un mondo come questo (Lui non avrebbe permesso che..., Lui come fa ad accettare che...)» e il discorso finisce qui con l'assioma finale e liberatorio che di un dio così, se mai esistesse, che ci facciamo? Invece è proprio Dio a dare la risposta, una risposta che abbiamo sotto il naso dall'inizio del mondo. Lo so oggi quella risposta a molti appare piuttosto una favola e come tale incredibile. La "favola" del Peccato originale: l'unica però che spiega tutto. Noi nasciamo con questo Peccato che riceviamo incorporato alla nostra natura umana, come un vizio di fabbrica; il Battesimo ce lo cancella è vero, ma gli effetti devastanti restano e sono per tutti noi la tendenza costante al male e al peccato. Questa tendenza, se non viene  imbrigliata dalla Grazia, dai sacramenti, dalle preghiere, dalla volontà e da una vita cristiana (situazioni tutte che ne  attenuano la portata)  peggiora progressivamente e il risultato lo vediamo oggi come l’hanno visto ieri i nostri nonni. Vi ripropongo il passo della Genesi che racconta questo momento che rappresenta molto bene la nostra umanità all'inizio fino a oggi. “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero (per la conoscenza del bene e del male, ndr) che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangi. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino” . Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato»”; “Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»". Alla fine nessuno di loro aveva colpa, proprio come facciamo noi: per Adamo la colpa era della donna che Dio gli aveva dato, per Eva la colpa era del serpente (potremmo aggiungere che Dio aveva creato, anche se non sta scritto sulla Bibbia). La nostra religione ci insegna che le colpe si pagano sempre o in terra o nell'aldilà. Alla giustizia umana possiamo scappare, a quella divina mai. "Allora il Signore Dio disse al serpente: sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Alla donna disse: i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. ...
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita (da Genesi 3, 1-24)».
Il Pio

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