Quasi ogni giorno si sente parlare di cortei. Marce per la pace, contro la mafia, contro la violenza sulle donne, contro quella sui bambini, contro quella negli stadi, per protestare contro la morte di quella certa persona, per chiedere il ritorno a casa di quell’altra prigioniera in Asia, per il disarmo e ancora, contro la corruzione, contro le banche, contro le stragi in Turchia, contro il fascismo, contro il nucleare, contro il razzismo… e un’enormità ancora di altri motivi. Mia nonna Dora, quando alla TV vedeva un corteo (in bianco e nero, erano gli anni settanta e ce ne erano ancora di più di oggi) diceva sempre «altro che cortei sanno fare!» non domandandosi minimamente per cosa stessero manifestando quelle persone. Era anziana e forse non era tanto più presente a se stessa, ma probabilmente conosceva il mondo e non si fidava di quello che andavano facendo le persone in quegli anni e soprattutto riteneva cosa inutile passeggiare ogni giorno in massa lungo i Viali. E giustamente, secondo me. A cosa serve un corteo? E soprattutto quante cose si sono cambiate grazie a un corteo? Pensate alle numerose marce contro la mafia. Ma come si fa a pensare che, dopo la camminata di tante persone, con in mano i flambeaux e i cartelli, con il sindaco avanti a tutti e con i giornalisti vicini, tutti con faccia compunta, i mafiosi, criminali cioè di altissimo livello pronti a far saltare un pezzo di autostrada per ammazzare un giudice, possano sciogliere la loro secolare associazione e dedicarsi tutti al giardinaggio? E come si può pensare che se si fa una passeggiata con le bandiere dell’arcobaleno, i cartelli, saltando e ridendo, suonando chitarre e tamburi, talvolta mascherati, le guerre, che esistono dall’inizio del mondo, scompariranno definitivamente? E come si fa a pensare che un corteo risolva la violenza nelle sue numerose fattispecie oppure il fascismo, la corruzione… Certo quando ci sta di mezzo la politica può anche accadere di tutto e talvolta nel mondo accadono cose impensabili. Io però penso che la “marcia”, il corteo e la manifestazione, come la si vuole chiamare, sia qualcosa di pagano, cioè fatta da chi conta solo sulle sue forze e al massimo su quelle della politica (o meglio di un partito o del Governo). L’esperienza ci dice che non è sempre così e, allora, perché continuare a fare cose inutili? Io sono cattolico (come immagino anche molti altri) e penso che con le proprie forze—la maggior parte delle volte—non si fa nulla. Andiamo però alla radice dei problemi e questa affonda nella natura corrotta e malvagia dell'animo umano (causa principale delle guerre, della violenza, della corruzione, della delinquenza,...). E allora perché non facciamo pellegrinaggi al posto delle marce? Il pellegrinaggio è una faccenda essenzialmente cattolica perchè si chiede qualcosa di grande direttamente a Dio che—se vuole—la può accogliere. Un pellegrinaggio è un viaggio, normalmente fatto a piedi (qualcuno lo ha fatto in bicicletta) da soli o insieme a tanta o poca gente, verso un luogo sacro, compiuto per devozione, penitenza o per chiedere soprattutto una Grazia a Dio o un'intercessione a un Santo. Durante il pellegrinaggio normalmente si tace o si prega. Non è questo, qualcosa di tremendamente più serio delle marce e magari anche più efficace? Sicuro: se non dovessero cessare le guerre, almeno farà bene all'anima nostra e non avremo sprecato tempo.
Il Pio
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