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Una delicata ironia

Ora non ci sono più i frutti di un investimento, di un ingegno, di un lavoro caparbio e costante, di un’intelligenza aziendale, in quel posto non c’è più la possibilità di dare lavoro a qualche persona, ma solo la causa della distruzione di tutto questo: la politica.

Quando mio nonno mi portava a spasso da bambino, passavo davanti a quel negozio. Poi sedicenne con una bella barbetta spelacchiata, ci passavo davanti. Universitario, con fidanzata al seguito, talvolta mi fermavo a vedere le sue vetrine e gli abiti che esponeva e spesso commentavamo «quello è fuori moda», «quello non si può vedere», «quello però non è male»; (certo, quando sei universitario e hai la ragazza, devi fare i discorsi “seri”, da buon borghese; d’altra parte i tuoi orizzonti si fermano al soffitto, come recitava una vecchia canzone di Claudio Lolli). Da sposato, maturo e consapevole, non mi ci fermavo più e non ci facevo caso a cosa vendeva, ma quel negozio era sempre lì. Poi con l’età, i giorni per andare in centro sono sempre stati di meno e la voglia anche. Ieri sono passato lì davanti, non c’era più quel negozio, tutto vuoto, tutto bianco. Sulle vetrine del negozio che per tanto tempo avevo visto, non più abiti che tanti commenti mi avevano fatto fare; ma al posto loro tanti manifesti di un politico che vuole essere eletto. E la faccenda mi pare esprima una delicata ironia. Un’analogia con la realtà; vorrei dire quasi un insegnamento. Un’attività che è riuscita andare avanti onorevolmente per decenni, ha dovuto chiudere; e al suo posto campeggia, senza nemmeno la minima vergogna, la foto di un politico sorridente che ha solo l’interesse di essere eletto, quasi lo scopo unico. Cioè, ora in bella mostra non ci sono i frutti di un investimento, di un ingegno, di un lavoro caparbio e costante, di un’intelligenza aziendale, in quel posto non c’è più la possibilità di dare lavoro a qualche persona, ma la causa della distruzione di tutto questo, quella politica che grazie a una tassazione da regime totalitario, quasi a livello di persecuzione, con un modo di fare che “ammazza” persone, famiglie e aziende, con una preoccupazione solo per temi di nessunissimo interesse per il popolo, ha portato in pochi anni un numero altissimo di ditte a chiudere definitivamente. Quella faccia politica dentro le vetrine di quel vecchio negozio, sembra la stessa dell’invasore che pianta la sua bandiera e dice «qui ora ci sono io», ma tutto intorno c’è il bianco: nessun bancone, nessun vestito, nessun commesso, nessun colore, tutto asettico, nudo, senza vita. Il deserto, infatti. Come dopo l’invasione degli Unni nella storia secolare del nostro Paese... Poi mi sono ridestato e ho pensato che quel negozio potrebbe anche avere chiuso per volontà dei titolari e quel politico potrebbe anche essere il migliore del mondo. Ma quella delicata ironia mi è rimasta ancora nel cuore.

Il Pio

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