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Giovani e giovanilisti


Anni fa stavo alla macchina del caffè con altri colleghi. In genere qui si parla di vari argomenti di altissimo livello ad esempio il calcio, la politica, gli affari propri di colleghi assenti. Quel giorno stavamo collegati con la terza opzione. Il fatto, fonte della discussione: una giovane collega andava a convivere con il fidanzato conosciuto un mese prima. Ovviamente la cosa era per tutti normalissima e i commenti cadevano solo su aspetti marginali, magari un po' piccanti. Anche per un collega sui sessant’anni era tutto a norma. Io, vetero cattolico tradizionalista, pensando che questi fosse “all’antica”, figlio del Catechismo di San Pio X, gli chiesi «ma tu che hai una nipote della stessa sua età, saresti davvero contento se lei andasse a convivere senza essere sposata?». «Certo! Si fa un’esperienza!». Più che il concetto che esprimevano quelle parole e pur nella poca chiarezza di cosa significasse “esperienza”, mi fece male la sua ferma sicurezza, come quella di uno che dice che il sole a mezzogiorno è giallo e che l’erba d’estate è verde. Ma è così. Nel famoso periodo del sessantotto, i giovani smisero di seguire gli anziani (e un motivo buono lo avranno sicuramente avuto) e gli anziani (per prima volta nella storia dell'Universo) iniziarono a seguire i giovani, a fare, a vestirsi, a pensare e a parlare come loro. Così il mondo, all'improvviso, si trovò corredato da giovani giovani e vecchi giovanilisti, tutti ragionavano allo stesso identico modo. Poi sono invecchiati tutti e due. E l'indefinibile miscuglio di umanità, una poltiglia omogenea, è arrivata ai nostri giorni. 
La nostra è un’epoca in cui manca totalmente l’anziano e mancano giovani che guardano gli anziani, persone che da millenni sono state sempre fonte di ispirazione, educazione, di saggezza per i più piccoli. In quegli anni è saltata un’intera generazione e si è ripartiti praticamente da zero, laddove l'anno zero ora è diventato il 1968 e non resta più nulla dei millenni precedenti. Per tornare all'argomento della macchina del caffè, va considerato che ognuno fa quello che vuole nel bene o nel male. Se rispetta le leggi sarà un buon cittadino. Ma se vuole essere anche un buon cristiano deve rispettare le leggi che ci ha dato la Chiesa e fra queste anche quella che un rapporto tra un uomo e una donna si concepisce solo all'interno di un matrimonio consacrato, sapendo anche che padre Pio e suor Lucia, la veggente di Fatima, dicevano che i peccati peggiori sono quelli della carne. Uno è liberissimo di rimanere un buon cittadino, e non accettare queste regole. Anzi può criticarle apertamente o disprezzarle pubblicamente e non succede niente. Ma si deve capire che la Chiesa consiglia per poter andare in paradiso, non per la storia e non impone nulla, nè irroga sanzioni e soprattutto perdona chi si pente. Ognuno fa quello che vuole. Ma un occhio alla vita dopo la morte, ogni tanto, andrebbe dato.

Il Pio

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