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Un lavoro dal volto umano.



In Italia -e non solo- i telefilm ambientati nelle caserme dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia Forestale hanno da tantissimi anni, un successo enorme. Secondo me, tre potrebbero essere i fattori essenziali di questo alto gradimento. 1) Attori bravi, simpatici, da vicini della porta accanto; 2) ogni volta il caso su cui devono indagare le Forze dell'ordine è diverso da tutti gli altri e la suspence fa sempre da padrone; 3) tutti vivono il lavoro con passione e col cuore, spendendosi fino in fondo, poi hanno tra loro rapporti come in una grande famiglia oppure come in una straordinaria amicizia che tutto coinvolge e in cui tutti si vogliono bene e si aiutano nelle faccende lavorative ed extralavorative, parlando anche della propria vita. Come dire che per loro vita e lavoro non sono dissociati. È il punto 3) quello che mi colpisce di più e, secondo me, quello che regge tutti questi telefilm. Forse perché tutti desideriamo questa vita. Sul tema del lavoro io sono "nato" alla scuola di Peguy; questo diceva che non si può lavorare esclusivamente in proporzione allo stipendio, esso deve essere un onore personale: la sedia dev'essere ben fatta in ogni sua parte anche quella che non si vede. Dopo capita di andare a lavorare in un ente pubblico o un'azienda privata e la croce maggiore che ci troviamo subito sulle spalle è proprio il rapporto che si ha con i colleghi. Gli scansafatiche, gli assenteisti professionisti, donne e uomini in carriera, i raccomandati, i sindacalizzati ai massimi livelli e poi le cattiverie, lo sparlare alle spalle, le falsità, giudizi, l'assenza totale del principio di amicizia dentro il lavoro e soprattutto il "questo non è di mia competenza" (che in genere non è quella di mettere una grondaia, quando sei un ragioniere, ma semplicemente spostare un foglio dalla tua scrivania a quella del vicino),... Qualcuno ha scritto che il pessimo concetto "non è  di mia competenza" sia nato all'indomani della Rivoluzione francese, quando un soldato temprato a libertè, egalitè e (soprattutto) fraternitè lo disse alla ex Regina nel mentre la portava alla ghigliottina, dopo che lei gli aveva chiesto una mano. Manca il volto umano nel lavoro, un lavoro dal volto umano. Dobbiamo riscoprire quello che diceva Peguy "Un tempo gli operai non erano servi.  Lavoravano... Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore". Se Gesù non rientra nella nostra vita e nei nostri cuori, Distretto di Polizia, A un passo dal cielo, il maresciallo Rocca, don Matteo... saranno per tutti solo ideali irraggiungibili, cose del mondo delle favole. Eppure un mondo umano e un lavoro umano sono possibili. 

Il Pio 


1 commento:

  1. È verissimo. Non ci si deve risparmiare nel lavoro. È inutile e pericoloso. E poi il bene di collaborare con persone che formano un gruppo affiatato, " fa bene a chi riceve e fa bene a chi lo fa (il bene) . È così che vuole Cristo. E se facciamo ciò che vuole Cristo il bene lo facciamo principalmente a noi. Anche perché Lui ci ha fatti così, per il bene, anzi per il Bene. Allo stesso modo le cattiverie distruggono chi le riceve e soprattutto chi le fa. Traformando tutti in 'lupi per gli altri". Anche chi subisce le angherie, può trasformarsi in bestia, desiderando vendetta. Secondo questa orrida "logica" il mondo potrebbe trasformarsi, piano piano, in un enorme "lago di sangue". Anche moralmente.
    Per fortuna Cristo è venuto al mondo per spezzare questa logica che viene dal nemico. Quest'ultimo infatti vorrebbe la scomparsa del genere umano ma soprattutto la perdizione delle anime.
    Scusa se sono stato prolisso.

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«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».

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