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Se fosse stata casa tua?


Ho sentito in TV un’intervista a un prete, di quelli che oggi si chiamano con orgoglio "di periferia", (quelli che la tonaca non se la mettono mai ed hanno perennemente la faccia imbronciata, quando non sono cardinali giocondi). Per aiutare i migranti africani costui occupa le case sfitte dei proprietari che stanno altrove, ritenendolo giusto e doveroso. Tornati in trasmissione, la conduttrice ha chiesto al giornalistone con il suo bel stipendione, cosa ne pensasse di questo sacerdote. Ha detto, senza nemmeno pensarci, una cosa tipo “io, da vecchio comunista, non posso che dare ragione al prete che, facendo così, fa bene”. Mi sarebbe piaciuto domandare al giornalistone che compare in TV un giorno sì e uno no, con il suo bel cachet ogni volta, che se il prete modello gli avesse occupato un suo bell’appartamento e riempito di africani, ne avrebbe avuto ugualmente piacere. Io penso di no, anzi! Giá lo sento... Ma in questa faccenda vediamo in sintesi tutta la nostra epoca: a) preti progressisti di estrema sinistra che non hanno interesse a salvare le anime, che dovrebbe essere la priorità di un sacerdote, ma solo la giustizia sociale, della liberazione, ma non la Giustizia giusta, ma la giustizia ideologizzata, quella disincarnata dalla realtà, secondo cui i poveri sono a priori ed esclusivamente buoni e i ricchi sono 
a priori ed esclusivamente cattivi e quelli devono comunque prevalere, anche con la violenza, su questi, a ogni costo e costi quel che costi; b) intellettuali e giornalisti (di norma ricchissimi, pieni di beni e visibilità) che parlano come se fossero ancora diciottenni nel '68, alla luce della stessa ideologia di allora; c) cattivi maestri che avvelenano i cuori delle persone facendo odiare una parte della popolazione solo per partito preso; d) l'odio e il compimento di atti illeciti, non espone i “poveri buoni” al peccato e al rischio della salvezza (e/o del carcere)? e) come sempre si fa giustizia solo con il portafoglio e le cose degli altri. La giustizia degli uomini è da un bel po’ di tempo annebbiata e imprevedibile, e su questo non ci possiamo fare nulla: subiamo, punto. Ma mi pare che anche la Chiesa stia passando un periodo di nebbia totale e—come dicevano i nonni—la cosa da fare durante la nebbia è quella di rimanere sopra i binari (Dieci comandamenti, Dottrina, Catechismo,…) che da qualche parte sicura portano sempre, l’errore peggiore e forse malefico invece che si compie dentro la nebbia fitta fitta, è spostare i binari o confonderli, mischiarli con ideologie straniere, buonismi corretti, moda modana. Qui però, in questo caso, qualcosa noi, povero resto di cristiani, potremmo fare… almeno potremmo parlare, scrivere, dire, avvertire, ricordare, consolare…

(In foto vedete don Bosco, sacerdote torinese, morto il 31 gennaio 1888, pure lui prete di periferia a tutti gli effetti, ma in senso buono; lui non occupava le case, non rubava 
per dare ai poveri, non fomentava le masse contro i ricchi, ma insegnava un mestiere ai ragazzi disagiati, li accoglieva, li aiutava a trovare un lavoro, trattava un contratto scritto coi terribili "padroni" del 1800 pechè  i "suoi" giovani avessero garanzie, diritti e benefici, ma soprattutto faceva di tutto perchè fossero sempre lieti e si salvassero l'anima. Io preferisco don Bosco del 1800 a tutti i preti di periferia di oggi, anche se cardinali giocondi).

Il Pio

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