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«Che ne sarà di loro?»


Francesco Faà di Bruno nacque a Alessandria  il 29 marzo 1825  e morì a Torino il 27 marzo 1888, pochi mesi dopo la morte di don Bosco (31 gennaio). Di sangue nobile, è stato un Ufficiale del Regio Esercito, matematico e presbitero. Francesco rimane profondamente impressionato dal grande numero di giovani soldati caduti sul campo di battaglia e si pone la domanda: “che ne è di loro? Di quelli morti nella indifferenza religiosa, lontani da Dio?”. Che ne sarà di quei poveri ragazzi, magari morti con una  bestemmia come ultima parola oppure con l’odio nel cuore, all’improvviso, senza avere avuto nemmeno il tempo di chiedere perdono dei peccati,… Scriverà più tardi: «Le anime del purgatorio in questi tempi sono assai abbandonate. L’egoismo si concentra in noi, e dimentichiamo chi soffre nell’altro mondo. Dopo alcune condoglianze di cerimonia, dopo un po’ di lutto negli abiti, dopo un articoletto cronologico in qualche giornale, il debito nostro ci pare soddisfatto. Intanto il povero defunto... si trova nel più straziante abbandono e per uscire dal doloroso carcere non avrà che a soffrire e continuamente soffrire». Anche suo fratello, comandante Emilio Faà di Bruno, fedele alla prassi del cosiddetto onore militare, muore in guerra. Francesco già si era preoccupato di Emilio da giovane a causa della sua vita frivola; questa tragica morte è causa per lui di ansietà di coscienza sulla sua sorte eterna. «Ma fiducioso sempre nella misericordia di Dio, reagì nella maniera migliore, quella di affrettare la costruzione di un centro di preghiera per il suffragio dell’anima cara del fratello e degli altri caduti di guerra, nonché di tutte le anime purganti. Fu così che decise, sulla fine del 1866, di iniziare i lavori della sua chiesa». Da laico fondò nel 1859 l’Opera di S. Zita per le donne di servizio ed altre opere di assistenza sociale ed educative, privilegiando sempre la donna, giovane ed anziana. Annessi a tale opera vi erano l’Emporio Cattolico, una tipografia, una biblioteca circolante per tutta l’Italia, una lavanderia a vapore. Promosse la costruzione di bagni pubblici e l’apertura di cucine economiche. Costruì la Chiesa di Nostra Signora del Suffragio, centro di suffragi specialmente per i Caduti di tutte le guerre; ne progettò l’ardito campanile: un miracolo di statistica. A 51 anni fu ordinato sacerdote a Roma (1876) per concessione di Pio IX e compì negli ultimi anni della sua vita un intenso ministero sacerdotale. Iniziò ufficialmente la Congregazione delle Suore Minime di N.S. del Suffragio, cui lasciò in dono il carisma del suffragio per le anime sante del Purgatorio e l’impegno di continuare le opere socio educativo assistenziali, da lui iniziate. Spentosi a soli 63 anni di età, le sue spoglie dal 1925 riposano nella Chiesa da lui fondata in Via S. Donato 35 a Torino. Fu beatificato a Roma nel 1° Centenario della morte, il 25 settembre 1988 da Sua Santità Giovanni Paolo II.

Il Pio

1 commento:

  1. Peccato che oggi nessuno è più " custode del fratello".Non ci si aiuta più. Alexander Dumas faceva dire ai "Tre moschettieri" il motto "uno per tutti e tutti per uno". In certi gruppi il motto sembra essere troncato alla prima parte. Ovvero non c'è amicizia per chi non è "un eletto". Se uno ha poi un momento di difficoltà o debolezza si viene "abbandonati", perché "gli altri" hanno tante cose da fare. Anzi, lo si tratta come se fosse matto o qualcosa di simile. Giusto perché vede malcostumi che poco hanno di cristiano ma neanche di amicizia. Preghiamo nostro Signore che ci aiuti a "raddrizzare" la situazione ed anche noi stessi. Perdonami se ti ho tediato

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