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Son cose che si leggono…


Per scrivere esattamente una citazione, essendo fuori casa, mi sono messo alla sua ricerca su internet. La frase che volevo riportare era quella di Pier Giorgio Frassati (tratta da una delle sue ultime lettere) che diceva che dobbiamo «vivere e non vivacchiare» e che al di là di ogni disillusione, dobbiamo sempre ricordarci, noi cattolici che siamo «gli unici che possediamo la Verità». Ho dovuto constatare che in alcuni siti (cattolici), la seconda parte (quella sulla Verità) era omessa e era lasciata solo la prima. Eppure Pier Giorgio si capisce più per la seconda che per la prima, o meglio entrambe erano in lui un tutt’uno inscindibile. E poi Gesù diceva che Lui era Via, Verità (appunto) e Vita. E di Verità, in quanto tale, ce n’è una sola, se ce ne fossero di più non sarebbe la Verità, ma mezze verità, verità infinitesimali, e così tutto diverrebbe relativo e soggettivo, cioè proprio come funziona oggi il mondo. Vivere e non vivacchiare è un’esortazione straordinaria, che va bene a tutti, quella invece sulla Verità dà fastidio a molti. Ma si può vivere (senza vivacchiare) tutta la vita, solo se uno ha nel proprio cuore la Verità che è Gesù. Spesso ho sentito definire Pier Giorgio come un “bravo ragazzo”. Ma un bravo ragazzo non diventa beato innanzitutto, e poi di un bravo ragazzo non si continua a parlare ottant’anni oltre la sua morte, con una schiera di persone sempre più numerosa che lo segue e lo ama, che gli vuole bene, anche a migliaia di kilometri da Torino. Un bravo ragazzo è uno che segue regole morali e di educazione: tutti possono essere bravi ragazzi, anche i non cattolici, anzi questi probabilmente meglio di quelli. Pier Giorgio è quello che un giorno al suo Circolo, lanciò una sedia contro il muro, sfasciandola. Pier Giorgio è quello che, finito in Questura insieme a altri, non abbandona gli amici pur potendolo fare, essendo figlio dell’ambasciatore, resta con loro e recita il rosario per i carcerieri e il giorno dopo gira per le strade di Roma con un mozzicone di bandiera e la scritta “tricolore sfregiato per ordine del Governo". Pier Giorgio era così, impetuoso e di cuore. L’impeto era forse una dote di famiglia, ma il cuore era così per la grande fede che aveva. Pier Giorgio era cristiano in tutte le situazioni, senza rispetto umano, in ogni occasione opportuna e inopportuna: non ne faceva cadere una per avvicinare una persona a Gesù. E così un giorno scappando con un gruppo di amici dai comunisti, riesce a trovare il tempo di esortare un ragazzo che li stava aiutando, a tornare a essere cristiano come lo era un tempo. Chi segue solo le regole non vive come lui: è servo e non figlio. Noi dobbiamo essere sempre figli, perché lo siamo veramente. Si può capire meglio Pier Giorgio attraverso una lapidaria frase che su di lui scrisse Ciryl Martindale: «Forse basta dire che egli riceveva Cristo ogni mattina nella santa comunione, e che non era separato da Lui neppure un momento per tutta la giornata». Pier Giorgio non era mai separato da Gesù. Che vuol dire che metteva Gesù sopra tutte le cose, la fede illuminava ogni singolo e minimo particolare della sua giornata, le montagne, lo studio, le letture, le veglie notturne, la carità, la politica, la famiglia, le amicizie, i casi della vita, la morte…

Il Pio

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