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La regola.


Cattoborghesismo: molta forma e frasi belle, ma poca sostanza. Cattolicesimo a orari sindacali e suddivisione della vita in molti settori impermeabili: fede, lavoro, famiglia, amicizia, svago, proprio dove vita è e deve essere una faccenda unica e indivisibile


In questo periodo spesso si sente la frase “anno nuovo, vita nuova!”. Se ci si pensa un attimo questo è un augurio bellissimo e carico di significato. Che bello se potessimo cambiare sempre in meglio la nostra vita, fino all’ultimo istante: ogni anno, ogni giorno, migliorare e avvicinarsi sempre più alla santità che è il motivo per cui tutti siamo stati creati. Purtroppo il più delle volte quella frase stupenda è buttata là senza pensarci: un po’ per tradizione, un po’ per scaramanzia... Come quando ci si incontra per strada e uno ti dice di fretta “come va, tutto bene?” e l’altro “sì, e tu?”, “pure” e ci si saluta e ognuno va per la sua strada. E magari dentro a entrambi c’è un macigno che da soli non si riesce a spostare e che non si riesce nemmeno a dire, perché c’è sempre fretta e non si può perdere tempo e poi ognuno sa in cuor suo che all’uno nulla interessa dell’altro. E’ la regola. E poi parlare di se stessi, di quello che ci capita, di quello che viviamo davvero, è considerata una debolezza che nessuno deve sapere. Anche questa è la regola. Una frase, quella, che allora si dice in automatico, senza speranza e senza amicizia. Il mio amico nigeriano invece che incontro il sabato davanti al bar (e che per sua fortuna non è ancora completamente immerso nel nostro modo di fare), mi ha risposto un giorno che era triste perché gli era morta la mamma quella notte e non poteva andare a casa per l’ultimo saluto. Che le voleva molto bene e che l’aveva sentita proprio un giorno prima che si ammalasse e poi morisse all’improvviso. Io sono rimasto un po’ con lui e gli ho chiesto se potevo fare qualcosa. Ha stretto le spalle e mi ha fatto un sorriso. Le volte successive mi ha aggiornato sulla situazione.
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Noi invece viviamo come se fossimo tutti soli. Anche se conosciamo centinaia di persone o siamo in mezzo a centinaia di persone. Ci conosciamo magari da anni, ma spesso non vogliamo né dire di noi, né ascoltare gli altri. Parliamo di tutto, ma mai della nostra vita. Abbiamo poi il nostro “orticello” entro cui vogliamo stare e spesso entro cui ci vogliamo chiudere e qui nessuno ci deve disturbare. Anche questa è la regola… Ma nessuno ci ha garantito che tutte queste siano regole valide.
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Questo modo di vivere anzidetto è frutto di un’ideologia oggi molto forte: il borghesismo il cui ideale più alto altro non è che quello di avere una vita tranquilla, possibilmente col posto fisso, al riparo da ogni pericolo, in cui il concetto di dolore e morte non devono entrare. Dal borghesismo poi deriva direttamente il cattoborghesismo, che accanto al cattocomunismo hanno fatto e continuano a fare danni enormi. Cattoborghesismo: molta forma e frasi belle, ma poca sostanza. Cattolicesimo a orari sindacali e suddivisione della vita in molti settori impermeabili: fede, lavoro, famiglia, amicizia, svago, proprio dove vita è e deve essere una faccenda unica e indivisibile. Vita e fede, soprattutto, un tutt’uno, contro le “vite parallele” moderne che ogni giorno viviamo. Le nostre vite parallele sono però il frutto di una menzogna, cioè che è possibile mettere d’accordo più cose tra loro completamente distanti e diverse: fede, vita, moda, ideali e mentalità moderni… Però fede cattolica e borghesismo non vanno affatto d’accordo. Perché questa non porta in Paradiso. E’ la regola.
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Anno nuovo, vita nuova, dunque. Prendiamo sul serio questa frase, come fa il mio amico nigeriano. Stacchiamoci allora dalle ossa la crosta del borghesismo e viviamo come esseri umani, cerchiamo di essere amici gli uni degli altri e non cadiamo nella menzogna delle vite parallele, ma fede e vita sia sempre per ciascuno di noi un tutt’uno inscindibile. E’ questo sicuramente un programma immenso per noi. Ma con un po’ di buona volontà, con l’aiuto degli amici veri e con l’aiuto di Nostro Signore (che se glielo chiediamo ce lo dà) la cosa si può raggiungere. E’ la regola. E questa mi sembra proprio una buona regola.

Il Pio

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