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Ultime parole…
Riporto le ultime parole di alcuni santi e che buon pro ci faccia.
«Vi raccomando la santa Chiesa che ho tanto amato! Cercate di eleggermi un successore zelante, che cerchi soltanto la gloria del Signore, che non abbia altri interessi quaggiù che l'onore della Sede Apostolica e il bene della cristianità. (San Pio V, papa, morto il 1 maggio 1572)».
«Dite ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso. (don Bosco, morto il 31 gennaio 1888)».
«Con accento dolcissimo, il Padre rispose: — Eh, ci vuole la Madonna, ci vuole la Madonna. Invitato a dire una parola alla vigilia della morte, la disse: — Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il rosario. (Padre Pio, morto il 23 settembre 1968)».
“La sua ultimissima preoccupazione sono stati i poveri; la vigilia della morte, facendo prendere un pacchetto dalla tasca della sua giacca, con la mano semiparalizzata, in una grafia quasi illeggibile scrive questo biglietto per un amico: «Ecco le iniezioni di Converso. La polizza è di Sappa. L’ho dimenticata, rinnovala a mio conto» (beato Pier Giorgio Frassati, morto il 4 luglio 1925).
Un tempo i cristiani avevano intuito che "Quando muore un santo è la morte che muore!”
Questa è la stoffa del cristiano. La santità. Questa sia anche la nostra stoffa.
Il Pio
Il deserto.
Nel deserto, se cammini senza bussola o senza punti di riferimento, giri in tondo e dopo un po’ ti ritrovi al punto di partenza e continui in tal modo, fino alla morte per inedia. Certo, ci sono le dune che possono essere riferimenti nel cammino, bene, ma le dune si spostano costantemente per il vento, pertanto non possono essere tali, anzi potrebbero peggiorare la situazione. Nella vita avviene lo stesso, se uno non si pone punti fermi, gira intorno a se stesso o comunque in tondo. Pure nella vita ci sono le "dune", ma anche qui sono variabili e mutevoli, proprio come il vento. Non è una robaccia religiosa questa, ma una questione squisitamente umana, tecnica, addirittura scientifica, valeva anche prima di Gesù e della Chiesa. E' una vera disgrazia. Non è una bella cosa cioè: perché così facendo non si va mai avanti nella vita o si resta sempre nella stessa “area”. Se uno non si dà riferimenti importanti fuori da se stesso resta sul medesimo punto, rimane come un bambino per sempre. Non migliora mai cioè, non cresce umanamente, rimane fino a cento anni sempre come un ragazzino, anche se in un corpo anziano di un famosissimo scienziato sei volte premio Nobel. Se infatti, sentite gran parte dei saggi, dei sapienti, dei Capi, dei vip, dei ricchi, dei calciatori… quando parlano al naturale, cioè spontaneamente, seguendo un loro pensiero personale, staccato dall’argomento di cui sono ottimi leader mondiali, vi accorgerete quanto essi (o gran parte di loro) siano piccini, gretti, chiusi, con una profondità, appunto, di un ragazzino di dodici anni (di oggi). Sembra che non siano mai cresciuti. Ho detto dei saggi e compagnia cantante, solo perché l’esempio calzava meglio, ma lo stesso capita anche ai poveri, operai e piccoli borghesi (appunto, è una cosa umana). La faccenda, per quanto naturale e scientifica, però fa male averla compagna di viaggio e non va assecondata. Ce ne dobbiamo liberare. Non possiamo vivere solo intorno a noi stessi, come fossimo—noi—misura di tutte le cose del mondo. Anche qui non è questione di religione, ma una questione squisitamente umana… Un uomo per vivere bene deve crescere e migliorare per tutta la vita. I punti di riferimento ne abbiamo tanti, la Patria, il Partito, la squadra di calcio, Dio. A seguire i primi tre, ogni tanto, qualche problema serio lo hanno portato, talvolta anche qualche disastro. A me è successo invece che avendo scelto Dio come punto di riferimento, centro della mia vita, ho avuto costantemente piccoli obiettivi da raggiungere e una vita quasi sempre in salita, con non pochi problemi sicuramente, ma anche meno attaccata alle cose, più lieta e meno preoccupata delle cose frivole e caduche, più umana. Posso dire in tutta sincerità che, per quello che ho vissuto finora, il punto di riferimento migliore è proprio Dio che tra l’altro non inganna, non delude, né termina mai. E mi viene da suggerire ai miei tre lettori con tutto il cuore “non staccatevi da Dio nemmeno un minuto della vostra vita e abbiate sempre fede in Lui”.
Il Pio
Vita e teoria
«Ci condannano per il nostro attaccamento alla fede».
Di seguito vi metto un po’ di brevi stralci dagli scritti di Georges Bernanos (Parigi, 20 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948) bravo scrittore cattolico francese. (Il Pio)
«Esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c’è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c’è un popolo solo. L’idea che io mi faccio del popolo non è per nulla ispirata da un sentimento democratico. La democrazia è un’invenzione degli intellettuali, mentre il popolo esige il lavoro, il pane, e un onore che gli sia affine, che assomigli al suo lavoro e al suo pane […]. La società moderna lascia distruggere lentamente, in fondo alla propria cantina, una meravigliosa creazione della natura e della storia […]: È il popolo che dà a ogni patria il suo carattere originale. […] Per gli immensi cimiteri di domani non occorrerà alcuna giustificazione. Appiccherebbero il fuoco all’umanità per un colpo di Borsa, senza curarsi un istante di sapere come spegnerlo. Nulla sanno dell’uomo che, tra loro, definiscono una macchina per perdere o guadagnare soldi».
«La grande disgrazia del mondo non è di mancare di Verità; le verità ci sono sempre, il mondo ne ha sempre lo stesso cumulo, disgraziatamente non sa più servirsene o, per meglio dire, egli non le vede. Non vede nemmeno le più semplici, quelle che lo salverebbero. Non sa vederle, perché ha chiuso davanti a loro non la sua ragione, ma il suo cuore».
«Udita la sentenza una delle suore, nella sua semplicità, chiederà: «Signor Giudice, per piacere, cosa vuol dire fanatismo?». E il giudice: «È la vostra sciocca appartenenza alla religione». «Oh sorelle – dice allora la suora – avete sentito ci condannano per il nostro attaccamento alla fede. Che felicità morire per Cristo Gesù».
«Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire».
Maledetti!
Il Pio
Colleghi precisini e con la puzza sotto il naso
Noi italiani ci flagelliamo da soli: «in Italia va tutto male», condito dalla frase «solo in Italia succede così». (Non so se tutto il mondo è davvero meglio di noi). In effetti le statistiche dicono questo, siamo su tutti i fronti, all’ultimo posto. Una cosa che per tutti è certa, è che non abbiamo senso civico. In effetti i colleghi stranieri, quelli precisini e con continuamente la puzza sotto il naso, sempre pronti a snobbarci e a vederci dall'alto in basso, come poveri e incivili cafoni ("italiano: pizza, spaghetti e mandolino"), loro, sono effettivamente molto più bravi di noi: rispettano le regole e non buttano mai in terra le carte, da loro i treni arrivano in orario, il welfare è straordinario, i servizi efficientissimi, tutti pagano le tasse e pagano persino il biglietto per salire in pullman, le strade sono pulite e addirittura l’immondizia non solo viene raccolta quotidianamente dappertutto, ma da essa generano energia e valore,… loro, ci sono avanti in tutto. Ma c’è un fatto: io non vorrei mai andare ad abitare a casa loro. Ma ora va fatta una precisazione: in una famiglia, se i genitori sono dei farabutti, disgraziati, i figli come potranno mai essere (almeno nella maggioranza dei casi)? Se essi crescono sulle sabbie mobili, non potranno che essere quanto meno senza equilibrio, se non addirittura delle canaglie arrabbiate con la vita. Così se in uno Stato chi comanda, comanda male e senza amore, fa costantemente danno, sperpera i soldi pubblici, non si interessa minimamente dei propri cittadini, ma li riempie di tasse esagerate, non capisce nulla, è borioso, in perenne campagna elettorale, pensando solo a poltrone ed amici,… il popolo, se vive perennemente sopra queste sabbie mobili, nemiche ed esose, come può essere? Pure lui, naturalmente, senza equilibrio e forse canaglia; dunque: butta le carte in terra e non paga il biglietto. Se lo Stato non fa lo Stato, cioè il motivo per cui esiste, i cittadini conseguentemente non fanno i cittadini, non fanno cioè il loro dovere, come reazione, forse illecita, ma naturale e comprensibile. Quando ci sarà un vero Stato, ci saranno naturalmente anche dei veri cittadini. D’altra parte questo è il concetto base del Contratto sociale che è una teoria politica che vede l'origine della società in un contratto tra governati e governanti che implica obblighi precisi per ambedue le parti, con tutte le conseguenze che vengono dunque accettate da entrambi. Ora poi, oltre alle già temibili sabbie mobili locali, si sono aggiunte anche quelle europee, forse più spaventose delle prime. Però l’italiano è un popolo buono, cordiale, simpatico, con innumerevoli qualità, ma si sente tradito, come da genitori egoisti e delinquenti, come vivesse senza un padre e senza una madre a cui guardare per vivere nella società. Gli italiani fino a poco tempo fa erano un popolo cattolicissimo (per questo su di loro si sono avventati famelici avvoltoi, per sbranarlo). Gli avvoltoi sono rimasti fino ad oggi e continuano a farlo a brani. L’unica reazione possibile, ora, è quella di tornare cattolici al 100%.
Il Pio
Inverosimile
Oggi sono in corso, tra le altre, due guerre spaventose. Una persona normale si potrebbe chiedere come può essere che anche nel XXI secolo ne possano scoppiare di così tremende col pericolo pure di un'escalation: siamo infatti civili e moderni, ci siamo finalmente liberati dalla religione e dalla morale (causa delle guerre), siamo tutti pacifisti e convinti laici e laicisti, tutti ci hanno sempre parlato di Pace come valore comune, di "mai più" e poi oggi c'è l'ONU, l'Europa... tutto e tutti per la Pace. Eppure le guerre scoppiano lo stesso come sempre, un motivo ci sarà che non certo risiede nel solo casus belli. Le guerre normalmente scoppiano a causa di poche persone importanti e dei loro squallidi interessi e malvagie ideologie. Anche l'Italia è stata unificata nello stesso modo, almeno secondo una corrente di storici minoritaria. I Piemontesi conquistarono gli altri territori della Penisola senza nessuna dichiarazione di guerra, con massacri della popolazione inerme, con saccheggi e distruzioni e poi deportarono gli ufficiali e incarcerarono e uccisero quelli che si vollero ribellare. Così come fanno anche oggi. I Piemontesi scrissero la storia e santificarono i loro Padri della Patria e morte e oblio eterni a chi si era permesso di protestare; come faranno anche i vincitori delle guerre in corso. Considerando chi è che si trova oggi ai posti di comando, il coinvolgimento dell'Italia in una guerra maledetta, potrebbe non essere inverosimile. Noi non possiamo farci nulla, se non pregare Nostro Signore che, pur indegni come siamo, ci tolga questa croce. Ma anche questa preghiera comune, la vedo inverosimile per come stiamo messi: nessuno sa più come, Chi e cosa pregare. Ma soprattutto nessuno vuole pregare perché, moderni come siamo, riteniamo molto più efficace di Dio, un corno rosso, una formula magica, il sale, un mago col turbante e la sfera di cristallo... per noi un gesto scaramantico è più efficace di un segno di croce. Io vorrei fare mia, per dirla a tutti la frase di San Paolo: "ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede ".
Il Pio
Sindrome del bambino saputello
Noi uomini dall’inizio della storia, abbiamo sempre avuto la sindrome del bambino saputello e capriccioso. Se la mamma diceva di non mettere le dita nella presa elettrica, tempo un’ora e la scossa ci passava da parte a parte; se la mamma diceva di non mangiare troppo dolce, tempo un’ora e l’indigestione compariva; se la mamma diceva di non fare lo spericolato col motorino, tempo un’ora e stavamo al pronto soccorso. E poi, come con la mamma, ci comportiamo così anche con Dio. Ma in entrambi i casi il peggio è sempre per noi. Nel primo caso il danno è solo nel fisico, nel secondo è anche nell’anima. Ubbidire per noi è un disvalore ed è stupido chi pratica l’ubbidienza, l’onore, la virtù e il valore. D’altra parte oltre ad avere il peccato originale conficcato nell’anima, viviamo oggi in una società che vuole e rende tutto e tutti omologati e plasmati dall'alto. Questa sindrome non significa solo fare l’esatto contrario di quello che ci viene consigliato da un buon genitore, ma comporta anche un dire sempre e solo “no” a tutto quello che ci viene chiesto dalla mamma e da Dio, cioè da chi ci vuole bene. E allora per me resta un mistero perché mai accettiamo supinamente di seguire le regole assurde dei tiranni senza provare a dire no. Negli ultimi decenni ci hanno massacrato con le bugie, con le tasse, con le vessazioni, le angherie, hanno fatto chiudere aziende e svendute altre, ci riempiono sempre più di multe, ci impongono un pensiero unico, ci impongono di mangiare scarafaggi e di pagare migliaia di euro per rendere green la nostra abitazione, ci impongono l'acquisto di costosissime auto, vogliono ridurre la popolazione e impoverirla, tutto senza darci nulla in cambio; durante il lockdown ci hanno tolto tutte le garanzie costituzionali e molti sono morti per i loro errori, hanno così trasformato quella che era una democrazia libera in una democrazia tirannica… solo per parlare delle situazioni più note. Tra un po’—non molto—rischieremo di essere loro schiavi, perché poveri e bisognosi di tutto. Le rivoluzioni da sempre le fanno gli intellettuali cattivi, quelli che pensano tutto il giorno e vedono solo quello che c’è nella loro stanza e nella loro testa; rarissimamente il popolo beneficia di esse, perchè con esse ci rimette quasi sempre. Dunque sono assolutamente da evitare. Però ci sarà un modo per dire “non ci sto”? E se poi riportassimo Gesù nei nostri cuori e nel nostro popolo, potremmo recuperare quell’ubbidienza, onore, virtù e valore che avevamo perso da decenni e potremmo vivere più lieti e soprattutto non essere schiavi.
Il Pio
Sale e missili nucleari
Uno dei problemi della nostra fede contemporanea è il “buonismo politicamente (o cattolicamente) corretto”, tre parole che, messe insieme, sono più devastanti di un missile nucleare in termini di distruzione delle città, di vite e soprattutto di anime. O essere "cristiani adulti" che è uguale. Purtroppo noi cattolici riteniamo che la fede debba essere sempre “aggiornata" sulla base del mutevole senso comune, non avere nessun legame o contatto con la vita quotidiana, un vivere come tutti gli altri e dove ciò che “puzza” solamente di sacrificio, impegno, passione, sofferenza, vita, 100%, tradizione, antico, offerta, purezza, fermezza,… debba essere assolutamente bandito per rispetto degli altri (che però ci odiano). Un rispetto e una tolleranza assoluti verso tutto e tutti, tranne che verso noi stessi e fino ad oscurare noi stessi. Siamo così divenuti mosci come fichi, senza nerbo e soprattutto non portiamo i frutti che il vangelo ci dice di portare e senza i quali dovremmo essere tagliati e bruciati. Non trasmettiamo più a nessuno la fede in Gesù. Siamo divenuti sale insipido che deve essere per questo lanciato in strada per essere calpestato. E a proposito di sale vi propongo una frase che a me è piaciuta tanto e che potrebbe essere ricordata e sopattutto raccontata (anche ai sacerdoti e cattolici impegnati). «Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire. (Georges Bernanos (1888-1948), da Diario di un curato di campagna)». Smettiamola di essere pagani, diventiamo sale della terra. Diventiamo santi coraggiosi.
Il Pio
No.
Nei posti normali i livelli dovrebbero essere due. Da noi invece sono tre. Al terzo livello, quello più basso, c’è il popolo normale, numeroso, ma assai diviso in se stesso, sia sotto il profilo politico, sia sotto quello geografico, sia sotto quello economico e culturale che quello della semplice simpatia... Al secondo livello ci sono i Potenti, i Politici e l’Informazione, sovente uniti tra di loro. Al terzo livello, quello più alto, c’è il mondo, la realtà e la verità. Significa che se il popolo vuole vivere o stare o conoscere la realtà e la verità per come esse sono davvero, deve passare esclusivamente attraverso il secondo livello, perché ogni altra via è ostruita e ogni diversa interpretazione è sanzionata. E il secondo livello è un enorme filtro nero che tutto intristisce e distorce a suo piacere e nel proprio interesse. Il secondo livello non sempre fa passare tutto e tutti, non sempre fa tutto quello che dovrebbe fare, non sempre dice quello che dovrebbe dire e non sempre dice il vero. Raramente ti porta alla realtà vera, ma più spesso in luoghi dove nessuno vuole andare, là dove si soffre, ci si impoverisce e si muore. Il popolo italiano questo lo sa, almeno lo intuisce, ma secoli di angherie e di vessazioni lo hanno reso senza speranze, succube di tutto ed atto a dire solo e sempre sì. Un tempo la fede in Gesù gli aveva dato il coraggio di insorgere contro i tiranni stranieri; ma ora Gesù è stato eliminato grazie al terribile fuoco incrociato continuato ininterrottamente per diversi secoli da parte dei nostri nemici giurati e grazie al tremendo fuoco amico iniziato solo pochi decenni fa dai nostri “addetti ai lavori”, ma devastante come o forse peggio del primo. Gesù però non ci abbandona, ci aspetta sempre e ci può aiutare se glielo chiediamo. Forse dobbiamo insistere molto, visto il brutto tradimento che Gli abbiamo commesso. Ma nel frattempo una cosa possiamo fare di sicuro: iniziare a dire un “no” a tutti quelli del secondo livello.
Il Pio
Migranti e democrazia
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