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Cambiamento e irrealtà


Leggendo i giornali di oggi, sembrerebbe che la vicenda dell’attuale Governo Conte sia a un passo dalla sua conclusione, dopo poco più di un anno. Si sono “ammazzati” tra di loro, mi è sembrato. Eppure all’indomani dalla sua elezione gran parte del popolo italiano gli aveva dato una straordinaria fiducia e con essa era nata anche una insolita speranza. Speranza e fiducia che forse non si erano mai viste prima. E invece prima del previsto cade tutta la prosopopea di un Governo che si è voluto subito chiamare del “cambiamento”. Un cambiamento che però non è riuscito a cambiare se stesso. Dico questo con rammarico e tanto dispiacere e non perché tifi per altre coalizioni. Quando mi chiedono da che parte sto, dico sempre irrealisticamente che sono monarchico (è vero), figuratevi. Io vorrei invece che l’Italia diventi un Paese sano, normale, libero e—perché no?—cattolico. Ma questo mio grande desiderio, per come stiamo messi e alla luce della recente storia, sembra circoscritto dentro la categoria delle utopie più assolute anche se non ci vorrebbe nulla a far divenire l’Italia uno Stato così. Noi italiani abbiamo ricevuto tremende delusioni da destra e da sinistra, da centro, da sopra e da sotto. Ora che faremo? Di sicuro non ci dobbiamo fidare più dei politici: di danni ce ne hanno fatti molti. Votiamoli, se vogliamo, ma non speriamo che il cambiamento possa derivare da loro. L’uomo non potrà mai cambiare niente e nessuno, se non mette la sua vita nelle mani di Gesù. (Anche se i primi traditori sono spesso proprio i cattolici in politica). Il potere è una brutta bestia e spesso ti domina e ti guida dove vuole lui, se non abbiamo punti fermi e certi. Preghiamo per l’Italia, preghiamo per i nostri governanti, preghiamo per noi. Forse il Signore cesserà il suo sdegno contro di noi e ci manderà la sua grazia.

Il Pio


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